The Panino al Prosciutto Tales

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SWIMMING TALE
CAPITOLO DIECI
“The Panino al Prosciutto Tales”

Percy se ne sta seduta a braccia conserte sulla poltrona a rileggere per l'ennesima volta entrambe le lettere, Iris fissa un punto indefinito del pavimento e Sebastian lancia l'ennesimo guaito alla pallina che quel cretino di Hick continua a farsi riportare e lanciare, andando a sbattere contro il mobile e buttando giù una foto incorniciata in bilico. Con Kyle fuori dalle scatole per un'uscita con i suoi compagni di squadra devo dire che mi mancava passare una serata con i miei amici, anche se il contesto non è dei migliori. 
Anzi, fa proprio schifo. 
– Hick, la vicina sale col badile se non la smetti di agitare Sebastian. – informo non proprio cordialmente il mio migliore amico, facendo cenno a Sebastian che sembra diventare cretino per una pallina da tennis scrausa. 
– Vuoi far deprimere anche il cane? – ribatte allora lui permettendosi anche di guardarmi come se la colpa fosse mia, tirandosi su da terra sistemandosi i quattro peli castani che si ritrova in quella testa bacata. – Guarda come siamo messi, ci manca solo Sebastian!
– Pensa se tu avessi una padella in testa quanto potrebbe deprimersi, poverino.
– Una padella? – ripete Aydin guardandomi stranito. – Non era un badile?
– Oh sì, quello la signora Stanley del piano di sotto. La padella faccio io. 
– Ah. Un tesoro.
– Vero? – Mi porto entrambe le mani alle tempie in un gesto di esasperazione, strappando poi dalle mani di Percy le lettere ormai consumate a forza di girarle di mano in mano. – Non ne ho ancora parlato con Kyle perché non lo vedo da questa mattina dato che ci sono stati un po' di casini tra cui lui che perde il bus non una, ma due volte e io che devo portare a casa Xavier quindi devo ancora sentire il suo punto di vista... Sinceramente non credevo mi sarei potuto trovare in una situazione del genere. 
– Non è così brutta come sembra. – mi rassicura Iris cercando di fare un sorriso tirato. – Sono tre grandi opportunità e vanno analizzate bene, tutto qui. 
Percy scuote la testa, dimostrandosi la più apprensiva dei presenti come al suo solito: – Cosa accidenti c'è da analizzare? Per noi vuol dire restare qui con Sapphire, Marley e Shion mentre per Hime vuol dire che lui, Xavier, Tammie se ne vanno a New York con la Nyst.
– La fai sembrare più drastica del dovuto, Percy. Ci sono state ogni anno questo genere di selezioni. 
– Okay, ma non erano mai capitate a noi in questo tipo di situazione!
Mi dispiace, su questo non ci piove: andarmene vuol dire lasciare Detroit, il mio tugurio, il mio lavoro, la mia squadra e tutta la mia vita. E' anche vero il fatto che qualcosa verrebbe con me, due dei miei allievi mi seguirebbero e potrei stare vicino a Kyle tutto il tempo fermo restando che non so ancora se Xavier e Tammie abbiano intenzione di venire o meno. Che bella situazione di merda. 
Hick improvvisamente smette di giocare con Sebastian, si pulisce dai peli bianchi del cane sui suoi pantaloni per poi guardarci uno ad uno negli occhi con un'espressione quasi comica per la serietà: – Questa è una decisione di Hime, ragazze. E' vero, non è facile ma credo che sia già abbastanza indeciso sul da farsi anche senza il vostro indesiderato apporto alla questione. Direi di aiutarlo a sistemare le idee che ha lui, non suggerirgliene di nuove e peggiorare la situazione.
Sgraniamo tutti gli occhi, è stato veramente Aydin Hickey a elargire tale aulica sentenza? Iris e Percy si guardano esterrefatte ma lasciano la parola a me che, fingendo di asciugarmi le lacrime, appoggio la mano sulla spalla del nuovo Giulio Cesare: – Grazie, amico. 
– Chi credi che ti abbia portato a bere quando Kyle è partito per New York? – mi chiede facendomi l'occhiolino, ricominciando poi a giocare col cane come se niente fosse. Questo ragazzo è una continua scoperta, lo devo ammettere. 
– Allora, Hime? – Iris alza lo sguardo verso di me, pensierosa, incrociando poi le braccia al petto. – Sentiamo la tua. 
Prendo un grosso respiro, alzandomi in piedi di fronte ai tre dell'Ave Maria: – Per quanto sia una grande opportunità e per quanto sia la seconda volta che vengo convocato a New York, io ancora non me la sento. Ho tutta la mia vita qui a Detroit, lasciarla vorrebbe dire aver semplicemente rimandato l'opportunità di tre anni fa. E poi, cosa avrei là?
Iris fa una smorfia, roteando anche gli occhi: – Un panino al prosciutto, Hime. Che accidenti vuoi avere a New York? Kyle, ovviamente!
– Kyle sta andando ad abitare col suo ex ragazzo, cosa vuoi che faccia io, lì? Che mi cerchi un appartamento per conto mio e che veda il mio quasi ragazzo solo agli allenamenti? 
– Magari lo trovi vicino al loro.
Guardo male la mia ex ragazza, portandomi le mani alle tempie: – Sì, poi propongo una cena col vicinato per festeggiare il mio arrivo. Ma dai. 
– Stai tralasciando Xavier e Tammie. – Mi fa presente Percy, mettendosi stranamente dell'idea di ragionare senza dare di matto o senza drammatizzare tutto quanto. Sembra una novità se si tratta di noi quattro. – Non sarai da solo del tutto. Forse Xavier potrebbe venire a vivere con te, no?
– Così poi chiamano i servizi sociali. Già Muller pensa che io lo molesti... Ma cos'ho fatto di male? 
Hick alza improvvisamente gli occhi da Sebastian e mi guarda con un'espressione dispiaciuta: – Hai un nome un po' del cazzo, forse. 
– Ah, grazie Hick. Non c'ero arrivato in diciotto anni di esistenza. 
– Di niente, fratello. Quando vuoi.
Ripeto: cos'ho fatto di male? 
– Hime, è una grande opportunità. – ripete Iris, serafica. – Lo sai anche tu di avere la stoffa per allenare, se cominci con la Nyst chissà quali altre porte ti si apriranno. 
Percy annuisce anche se a fatica, so che lei al contrario di Iris guarda di più l'aspetto affettivo delle cose e che fa più fatica a ragionare in questi casi, ma sono comunque felice del fatto che siano tutti concentrati a risolvere questo mio grande dilemma esistenziale - e stavolta non si scherza. 
– Sentiremo cos'ha da dire Kyle dopo che l'avrò picchiato.
Hick fa una smorfia stranita: – Picchiato? 
– Sì – confermo, tranquillo. – Perché non mi ha detto nulla. Quindi prima lo picchio e poi sento come vuole difendersi.
Iris forse non sa se ridere o rimproverarmi, ma alla fine se ne esce con un'alzata di spalle: – Di solito prima viene la difesa e poi l'attacco.
– Stiamo parlando di Kyle Adair. – le faccio presente. – Non di un tenero cucciolo di cane. E' uno spregevole umano che non ha nulla da fare nella vita se non devastare la mia. 
– Wow. Tu devi farti vedere da uno bravo. 
– Lo so! – esclamo a gran voce, facendo sussultare anche il cane. 
La verità? Sono sconvolto - ma dai? - da tutto ciò che è successo nel giro di un mese. Tutto il mio precario equilibrio si squilibra ad ogni passo che muovo, vacillo senza sosta e tutt'intorno troviamo una cornice di amici che non aiutano, un datore di lavoro che pensa che sia un maniaco, un ex ragazzo che non si capisce se stia tornando attuale o meno, un allievo lunatico e una proposta di trasferimento a New York. Poi dicono che la vita da diciottenni sia una pacchia. 
Iris improvvisamente si alza dalla poltrona e si rivolge a Hick e Percy con uno sguardo strano: – Ragazzi, vi chiedo scusa ma devo parlare col cretino in privato. Giusto due minuti.
Ehi, mi ha appena chiamato “cretino” o sbaglio?
– Tranquilla. – Percy le sorride e così fa anche Hick, lasciandomi nell'oblio con la mia ex che, come se fosse a casa sua, afferra la manica della mia felpa e mi guida fuori dal condominio in silenzio. 

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