I promessi triplo Axel, quadruplo Toe Loop e doppio Salchow

142 9 7
                                    

SWIMMING TALE
CAPITOLO SEI
“I promessi triplo Axel, quadruplo Toe Loop e doppio Salchow”

Appoggio così le mani sul suo petto, mi faccio forza e lo spingo via da me prima che le sue labbra possano collidere con le mie. La sua faccia si tramuta in un'espressione attonita, sento il fiato corto e non vedo più vie d'uscita dopo ciò che ho fatto. Ma va bene così, per la prima volta forse ho fatto la cosa giusta al primo colpo.
– Non funziona così, Kyle. – gli spiego, cauto, allontanandomi progressivamente da lui mentre il mio stomaco sembra viaggiare sulle montagne russe. Ho fatto qualcosa di sensato, stento a crederci. – Non puoi essere qui da meno di una settimana e stravolgere di nuovo tutto quanto. Ora ho una vita, un equilibrio e la testa da mantenere sulle spalle. Sono già abbastanza incasinato anche senza il tuo aiuto, direi che anche questa non mi serve.
– Ah sì? – La sua espressione si trasforma di nuovo, diventando ora più aspra ma con un che di pericolosamente divertito. – Lascia che ti racconti cos'è successo ieri sera, allora.
Rimpiango Bettina: mi sa di aver appena creato un mostro.
Parlo o non parlo?
Lui non sa che io so.
Ammettetelo: credete che io non riesca nemmeno più a fare un discorso e che mi sia rincretinito del tutto. Non avete tutti i torti, sarò sincero: la mia ragione è andata a farsi fottere da quando stamattina ho sentito la parola “anniversario”.
– Non mi serve saperlo. Me lo ricordo. – esordisco quindi alla fine, inasprendo il tono della voce. Se fossimo in un telefilm americano si sentirebbe l'audience emergere con un sonoro sospiro di sorpresa.
Kyle mi guarda confuso, forse crede che io sia fatto di acidi pesanti per ciò che ho appena detto ma non perde comunque la calma: – Ricordi cosa?
– Tutto.
– “Tutto” cosa? – mi chiede in uno sbuffo, prendendo finalmente le distanze da me. Io mi chiedo cos'abbiano i suoi circuiti che non va per pensare ancora a me nonostante tutto ciò che è successo da quattro anni a questa parte.
Ad essere sincero, non riesco nemmeno a concepire il fatto che lui provi ancora qualcosa per me.
E' vero, anche io provo inevitabilmente qualcosa per lui ma da qui a provare a baciarlo - consenzientemente - è tutto un altro paio di maniche.
Lo guardo così negli occhi scuri, deglutendo per l'ansia che mi sta facendo diventare matto: – Ti ho mentito, stamattina. Ricordo come sono andate le cose anche dopo esserti caduto addosso.
Kyle porta le mani ai fianchi, sospirando: – Sicuro di ricordarti tutto?
Annuisco, fiero e convinto.
La risata da parte sua, però, non mi rassicura per niente.
– Cosa ricordi? – mi chiede nuovamente con un sorriso che promette male. – La discussione su New York?
– La ricordo.
– Quella sul farti incazzare?
– La ricordo.
Avete presente le partite di tennis dove viene sistematicamente il torcicollo per seguire le battute dei contendenti? Ecco, benvenuti a questo nuovo match. Quarti di finale.
Kyle muove di nuovo un passo verso di me: – Ti ricordi di avermi preso per il colletto?
Anche se mi costa, annuisco: – Ricordo.
Secondo match. Semifinale.
– La mia domanda sul baciarti?
– Ricordo.
Ultimo match. Finale.
– E dopo, Anguilla?
Se crede che dirò una bugia solo per non provare l'imbarazzo nell'ammettere ciò che ho fatto si sbaglia di grosso: ormai ho imparato a giocare abbastanza bene da potermi difendere da solo.
– Mi hai baciato dopo che ho acconsentito. – ammetto, obbligandomi a non abbassare il tono della voce. Sono una fottutissima sirenetta filo-nipponica con un nome del cazzo, di cosa mai posso aver paura nella mia insulsa vita? Cosa mi resta da perdere con Kyle?
Siamo a zero, primo gradino, nessun progresso. Siamo due persone diverse, non è rimasto poi così tanto di quei due ragazzini che giocavano ad amarsi.
– E poi, Anguilla?
– Dopo il bacio, tu... – Okay, qui viene il difficile. – Tu hai...
Kyle sorride, incrocia fieramente le braccia al petto e mi squadra dall'alto al basso come ha fatto al suo arrivo qui a Detroit: – Sì? Cos'ho fatto dopo?
– Tu hai...
Premetto che, come avete visto, sono uno all'antica. Chiamo ancora “qualcosa di serio” quello che tanti chiamano “sesso”, mi faccio scrupoli a parlare di argomenti non proprio casti e ammetto di star sprofondando in un abisso di imbarazzo in questo momento. Me tapino per aver acconsentito a questo appuntamento, me tapino per aver acconsentito a Kyle di fare i suoi comodi e me tapino per aver acconsentito a praticamente tutto questo!
– Io ho? – ripete, bastardo come mai precedentemente nella sua vita - e parlando di Kyle Adair questo è sicuramente un record.
Lo guardo negli occhi sperando in un segno divino (anche se qui sarebbe meglio se fosse di vino), ma non riesco più a trovare la forza che un tempo mi permetteva di dire ciò che pensavo sul serio: – Mi, ecco...
– Ho cercato di andare oltre, dillo. – mi intima alla fine, raggiungendomi in due pericolose falcate fino ad avermi a due centimetri dal suo viso incattivito. – Sul quel divano del cazzo. E ci stavi, anche. Sarebbe andato tutto a buon fine se tu, bevitore da quattro soldi, non avessi improvvisamente rimesso tutta la cena. Ecco perché eri nudo, e lo sapevi benissimo anche questa mattina.
– Certo che lo sapevo. – confermo, sentendo l'improvviso bisogno di eclissarmi da qui. Se vivessi in una telenovela probabilmente starei scappando piangendo e mandando insulti al colpevole della mia depressione, ma il fato vuole che io viva a Detroit e che debba imparare a dimostrare di avere diciotto anni e sopratutto una dignità - che sembra vacillare sempre di più.
– Complimenti, allora. – esordisce lui chinando il capo come se stesse ammettendo una sconfitta, tornando a sedersi sull'asciugamano. Cos'è, ha forse intenzione di continuare questa pagliacciata nonostante ciò che è appena successo? – Mi sarei aspettato una reazione più da... Himeragi.
– Ti ringrazio. – borbotto, seccato, stando al suo gioco mentre mi siedo accanto a lui. – Cosa vorrebbe dire, scusa?
– Chi lo sa? – mormora accennando ad un sorriso distratto. – Pianti isterici, litigi stile soap opera... Non so cosa aspettarmi precisamente da te. Sei cambiato.
– E pensare che quando sei arrivato hai detto il contrario. – gli faccio presente accentuando l'acidità nel tono della voce per fargli una frecciatina.
Lui non ribatte, resta in silenzio e punta lo sguardo verso l'acqua che si muove appena di fronte a noi. Bene, e ora cosa succede? Dobbiamo starcene qui a girarci i pollici e aspettare che il sole sorga di nuovo?
Perché, io mi chiedo, tutto questo doveva succedere a me?
Quando avevo undici anni avevo già strutturato il mio piano per il futuro: mi sarei diplomato con il massimo dei voti, avrei conosciuto la ragazza dei miei sogni all'università, mi sarei laureato in Scienze Motorie, avrei messo su famiglia e poi avrei iniziato a lavorare come istruttore di nuoto nella nazionale.
Credete forse che sia successa anche solo una di queste cose?
Ma no, ovviamente! Perché mai per una volta dovrebbe andare qualcosa come voglio io?
Tanto per cominciare, mi sono diplomato con un settantadue per cento, al posto della mia ragazza dei sogni ho conosciuto Kyle Adair - e già lì capite la mia sfiga spaziale, ho dovuto rimandare l'università per iniziare a lavorare per mantenermi e sono istruttore della squadra della mia ex scuola. Cosa c'è che non va con me? Perché tutto quanto si ritorce a mio svantaggio?
– Ho una richiesta, Himeragi.
Ecco, quando mi chiama per nome intero qualcosa sicuramente non va. Certe volte arrivo a preferire “Anguilla”, immaginate l'ansia che crea in me il sentir nominare il mio nome intero da lui. Otto lettere di ansia.
– Spero niente che implichi il nostro contatto fisico. – rispondo, giocherellando con le mie dita. – E psicologico. O morale. Anche etico, se vuoi, e anche...
– Dacci un taglio. – mi riprende, guardandomi male. Okay, forse sono esageratamente agitato.
Sospiro, lascio andare la testa indietro fino a trovarmi le vetrate del soffitto che lasciano spazio alle stelle e deglutisco, obbligandomi a calmarmi: – Spara.
Kyle si schiarisce la voce, sorridendo allegramente mentre si gira verso di me: – Voglio che mi insegni a nuotare.
– Sai una cosa? – ribatto, sorridendogli a mia volta. – Torna pure a New York da Landon e salutamelo. Baci e abbracci.
– Posso lasciare perdere la prima parte e dedicarmi solo alla seconda?
Gli lancio un'occhiataccia, facendo planare la mano poi nelle alghe giapponesi. Ho la mano inviscidita, fantastico: – I baci e gli abbracci te li ficchi su per il culo, Kyle.
– Smettila con i doppi sensi, Anguilla, sei inopportuno.
Al limite della mia esasperazione stendo velocemente il braccio verso di lui con la mano (più alga giapponese, ricordiamo) serrata a pugno che va a collidere contro la sua spalla: ammetto di essermi fatto male alle nocche ma si sa che la mia manina da diciottenne sottosviluppato non può niente contro il bicipite di Kyle.
– Calmati, Maciste. – mi rimprovera lui ridendo, facendo pure finta di massaggiarsi la spalla per il dolore. – Sono serio, comunque.
– Sì, lo eri anche quattro anni fa. – gli faccio presente, parlando con una voce che sa troppo da brutti ricordi. O meglio, non che siano brutti i ricordi in sé, sono brutte le circostanze che sono arrivate dopo quei momenti e che li hanno resi quindi tristi. Okay, lo so: sono un ragazzo complessato. Potrei vivere una tranquilla vita senza alcun genere di problema ma faccio di tutto per complicarmela, sembra quasi un talento, il mio, ma non so nemmeno più come combattere questa cosa: con Kyle qui, nulla riesce più come dovrebbe. Perfino Hick ora potrebbe risultare più sveglio di me - e dico, Aydin Hickey, avete presente?, il che è talmente disturbante da convincermi a restare ancora un po' con i piedi per terra per quanto questo risulti possibile.
– Non riesco ancora a batterti e questo non mi sta bene. – borbotta come un bambino imbronciato. – Mi sono allenato come un deficiente per tre anni e ancora i tuoi tempi sono migliori dei miei. Voglio superarti.
– Non so perché tu te la sia legata al dito, ma quello che avevo da insegnarti te l'ho già detto. Ora sei in una squadra anche tu e l'importante è che tu ti impegni nel tuo insieme, non contro di me.
Kyle si gira verso di me sistemandosi i capelli scuri con uno sbuffo che fa molto Baywatch: – Quattro anni fa mi hai detto di sì. Esattamente quattro anni fa, con oggi. Perché non puoi farlo anche ora? Non sarebbe un modo carino di festeggiare l'anniversario?
– Perché insisti tanto, si può sapere? – sbotto, sentendomi veramente arrabbiato. Non sono triste, confuso o che so io. Sono proprio incazzato. – Arrivi qui dal nulla e ti permetti di fare i tuoi comodi, non te ne frega niente di come la possa pensare io e pretendi anche che io ti segua come un cagnolino come facevo quattro anni fa? La scusa dell'anniversario non regge nemmeno dal momento che non c'è assolutamente niente tra di noi, tu hai preso la tua strada e io la mia. Smettila, per favore, di prendermi in giro. Sono stanco, non lo capisci?
– Lo capisco, ma hai frainteso tutto quanto se la pensi come hai attualmente esposto. – Kyle assume quell'espressione seria che, da quando ha messo piede a Detroit a questa parte, continua a spaventarmi. – Primo, non ho mai fatto “i miei comodi” considerando che tu hai acconsentito...
– Ero ubriaco!
– Ma hai effettivamente acconsentito. – ribatte con un sorrisetto odioso, convinto di vincere la sua causa. – Bastava che mi dicessi di no. Inoltre, io prendo molto in considerazione ciò che tu pensi. Non pretendo né che tu mi segua come un cagnolino e né che l'anniversario sia una scusa, è semplicemente un incentivo a tutto ciò.
Mi alzo d'improvviso dall'asciugamano, non sono una persona che si arrabbia facilmente ma Kyle è incredibilmente capace di farmi perdere le staffe: – Ecco perché non ti insegnerò a nuotare! Pensi di sapere come stanno le cose ma non è così, Kyle, allontanati da questo tuo stupido ideale. Non siamo tutti come te, grazie a Dio, non ragioniamo tutti come se esistessimo solo noi al mondo. Dici tanto che se non sono io non può essere nessun altro, ma non lo dimostri: se ci tieni, devi dimostrarmelo. Devi dimostrarmi che vuoi veramente che io ti insegni a nuotare, devi farmi vedere che sei disposto a fare di tutto. Ora come ora, in uno come te non vedo proprio nulla.
– “Uno come te”. – ripete sottovoce, alzandosi lentamente in piedi per fronteggiarmi senza cattiveria. – Parli come se fossi un completo estraneo.
Abbasso lo sguardo: per la seconda volta da quasi un'ora a questa parte, la tensione sembra schiacciarmi in una bolla troppo stretta. Possiamo anche dire che stavolta la colpa è mia, che non mi costerebbe nulla dargli delle dritte e che sto facendo un casino inutile, ma sono semplicemente stanco di sentirlo parlare come se fossi rimasto il ragazzino di quattordici anni con cui quattro anni fa si è messo insieme.
Sono sempre paranoico e cronicamente impanicato, okay, ma ora nulla mi impedisce di difendermi da solo - senza la mia adorata corazza acquistata su Amazon all'inizio delle superiori. Sono solo pochi giorni che lui è tornato a Detroit e sono già bastati per vanificare tre anni di “tranquillo Hime, devi affrontare la cosa da uomo: Kyle Adair non esiste, non è mai esistito, è sempre stato frutto della tua immaginazione e tu ti sei semplicemente preso un po' troppo con questa tua fantasia”.
– Forse è così. – ammetto sottovoce, riconoscendomi in quel genere di scene che speri non accadano mai nella tua vita per non dover capire cosa si prova nel rendersi ridicoli davanti ad una persona importante per te.
– Devo capire una cosa, Anguilla. E una volta che l'avrò capita ti lascerò in pace, lo giuro.
Dove sono le bandiere? Suonate le campane, o novella felice!
– Sarebbe?
– Mi odi davvero o fai solo finta?
No, ragazzi, non ce la facciamo.
Non può esistere una domanda sensata da parte sua, pensavo di poter nutrire ancora qualche speranza verso ciò ma so che devo ormai abbandonarle tutte quante.
Porto quindi la mano alla tempia, sbuffando: – Ma che domanda è, Kyle?
– Una semplice domanda. Pensi di saper rispondere?
Potrei rispondere con le mie solite preghiere nei momenti meno opportuni, ma mi sa che questa volta devo mantenere la calma. Devo farlo per me, per lui, per la sanità mentale del mondo in generale - so per certo che tutti soffrono a causa del mio raggio di sfigaggine acuta mista all'ansia.
Molto pacatamente, non dimostrando il turbinio di emozioni dentro di me, inizio a raccogliere le scatole vuote di cibo, sistemando per non lasciare tracce di questa cena abusiva. Respiro profondamente, Kyle continua a guardarmi confuso e credo che il suo disappunto raggiunga il culmine quando gli do le spalle ed inizio a camminare verso l'uscita.
– Ehi! – grida, facendo riecheggiare la sua voce per tutto l'edificio deserto.
Mi giro verso di lui con calma, guardandolo negli occhi con quella che mi piace chiamare “indifferenza-come-rimedio-al-pianto-isterico”: – Solo perché voglio che tu mi stia distante e che non mi tocchi non vuol dire che io ti odi. Vuol dire solo che cerco di essere coerente con le scelte che ho preso dopo la tua partenza, che cerco di non andare via di testa più di quanto non faccia di norma e che non voglio restare di nuovo coinvolto in qualcosa che, una volta finito, mi farebbe stare da cani per chissà quanto tempo. Ho imparato ad avere rispetto anche di me stesso e questo lo devo proprio al tuo avermi lasciato. Quindi no, per l'ultima volta: non ti odio.
Il volto di Kyle si fa scuro, abbassa lo sguardo e sfrega le dita delle mani tra di loro: – E se ti dessi di nuovo un motivo per fidarti? Saresti disposto a cercare di innamorarti di me?
Gli sorrido, alzando la testa in un segno di fierezza nel vedere finalmente che anche lui ha dei sentimenti: – Forse. Torniamo a casa?
– Stupida Anguilla. – mi prende in giro, raggiungendomi in due passi di corsa. – Andiamo, andiamo.
Quindi, riassunto della serata: Bettina al primo posto, poi abbiamo parlato di Xavier e dei nostri rispettivi post-rottura, del suo trasloco, di Landon, del suo pensare ancora a me, del suo tentativo di concludere con me ieri sera, di lui che vorrebbe che gli insegnassi di nuovo a nuotare e di una mia possibile intenzione futura di innamorarmi nuovamente di lui. Sì insomma, quello che tutti quanti si aspettano da una tranquilla uscita col proprio ex ragazzo, no?

Swimming TaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora