Hime che visse nell'ansia

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SWIMMING TALE
CAPITOLO TREDICI
“Hime che visse nell'ansia”

viverci per capire di esserci

– Congratulazioni!!!
La prima bottiglia di champagne viene stappata, tutti scoppiamo in un applauso e le due ragazze al centro si sorridono a vicenda, imbarazzate ma felici. 
In quattro e quattr'otto abbiamo organizzato questa piccola festa per l'ammissione di Tammie alla Nyst e per l'entrata in squadra di Shion, in modo da unire l'utile al dilettevole e mettere su qualcosa di decente in meno di ventiquattr'ore - sì, solo ieri Tammie ha detto che sarebbe andata a New York, Xavier mi ha detto che la ragione per cui non vuole partire sono io e Shion mi ha chiamato dicendo che ci sono problemi con Ciel. E' tutto normale, tranquilli, la vita qui procede a meraviglia se consideriamo anche che né Xavier né Ciel, per motivi che attualmente ignoro, non sono presenti. 
A parte i due assenti ci siamo quasi tutti: noi quattro Senza Nome, i quattro titolari della Nyst più il resto della squadra, Sapphire e Marley, alcuni membri dello staff della piscina che conoscono Tammie e, tenetevi forte, il rettore Muller. Temevamo parecchio per la sua presenza ma anche alla vista delle bottiglie non ha detto nulla e, anzi, si è riempito il bicchiere col punch. Bravo Muller. 
La piscina è addobbata a festa: c'è la musica, buffet, la gente ride e scherza, Nico e Iris si scambiano effusioni che gradirei non vedere - staccatevi per un secondo e prendete fiato santo cielo, alcuni ragazzi della Nyst progettano di buttarsi in acqua ma io non sono tranquillo.
Sento che manca qualcuno. 
Mi guardo attorno, irrequieto, sperando di vedere arrivare Xavier. Ho paura che non stia bene, che abbia avuto qualche colpo di testa, che il colpo da me inflitto sia stato troppo duro. 
– Ehi. 
Mi volto di scatto, a qualche centimetro da me Kyle mi porge un bicchiere di Sangria e mi guarda stranito - sa che non amo lo champagne.
– Ehi. – ricambio, afferrando in fretta il bicchiere prima che possa insospettirsi. 
– Hai la cravatta messa male. – mi fa notare son un sorriso mentre si mette a macchinare con il nodo. – Chi ti ha insegnato a metterla? Shrek?
– No, tua madre.
– Ma se non le sa mettere nemmeno lei.
– E dai, Kyle... 
Il moro sorride, stringendo il nodo in un gesto secco che quasi mi lascia senza fiato. Alza poi gli occhi neri, malizioso e chiede: – Che c'è che non va?
– Sarà la dodicesima volta che me lo domandi da ieri sera. – mi lamento, sperando che lasci perdere l'argomento e pensi alla sua, di cravatta. Ma figuriamoci se Kyle Adair demorde. 
– Perché so che c'è qualcosa che non va.
– E cosa te lo dice?
– Ti conosco, Anguilla. – puntualizza abbassando la voce, parlando in modo che nemmeno le persone più vicine possano sentirci. – Da tre anni. E stiamo insieme dopo esserlo stati per altri due. Se capisco quando ti dà fastidio che la scatoletta di tonno sia aperta in un modo e non in un altro ti pare che non capisca quando c'è qualcosa di più grave?
E' vero: Kyle mi conosce probabilmente meglio di chiunque altro. Mi ha visto allegro, felice, impaurito, sfatto, ferito e chi più ne ha, più ne metta. E' solo il fatto di essere conosciuto così bene a darmi fastidio e a portarmi quindi alla negazione, ma è difficile scherzare con lui in questa situazione. 
– E' che devo parlare con Shion. – rispondo fingendomi sicuro della mia risposta, anche se non è una bugia so che non è quello che avrei dovuto dire realmente. – Ieri sera mi ha chiamato e mi ha detto che è piuttosto urgente, quindi sto solo cercando un buon momento. 
– I buoni momenti non si cercano con gli occhi. – mi fa presente con un sorriso sadico lasciandomi interdetto mentre, con nonchalance, mi sistema i capelli e poi si allontana raggiungendo la sua squadra. 
Quel brutto bastardo. 
Insomma, se sa qualcosa che lo dica una buona volta!
– Hime? Tutto okay?
Il mio nuovo interlocutore è nientepopodimeno che Iris Rooney che, con un sorriso poco convinto, mi si avvicina cauta. A quanto ricordo le nostre ultime parole sono state un litigio, ma tra tutti i pensieri direi che quello fosse l'ultimo fino a questo momento. 
– Sì, tutto bene. – mento sfoderando uno dei miei peggiori sorrisi, sistemandomi le maniche per tenere impegnate le mani prima che tradiscano la mia agitazione. – Tu? Ti stai divertendo? 
– Certo, sì, ma... Ecco, credo sia giusto parlare con te. Non mi piace lasciare le cose a metà.
Annuisco, tornando serio. Ha ragione lei, di nuovo.
Bevo un po' della Sangria che Kyle mi ha portato e poi guardo Iris dritta negli occhi castani: – Ti chiedo scusa. So di aver esagerato.
– Forse, ma non ci sono andata leggera nemmeno io. E non era nemmeno la prima volta, quindi... Hai fatto bene a rispondere così. Tu sei assolutamente in grado di fare le cose per conto tuo e non dovrei preoccuparmi, lo so, ma a impedirmi di stare tranquilla è la paura di vederti stare male di nuovo. 
– Grazie. – So che può sembrare banale, ma al momento è una delle pochissime cose che posso realmente dire. – Non hai idea di quanto io ti sia grato, a te, a Percy e anche ad Aydin, e la cosa è assolutamente reciproca ma a volte dovete lasciarmi sbagliare. Prima o poi imparerò anche io, lo prometto. Ma al momento devo ancora scoprire qualcosa. 
Iris sorride, sistemandosi i capelli biondi prima di abbracciarmi. – Hai già imparato, Hime. Stai solo provando altre strade. E ti ammiro un sacco, sappilo. Non dimenticarlo, per me sei unico. E non voglio cambiarti, okay?
– Okay, okay... – La stringo a mia volta, ignorando la gente che ci sta guardando stranita. – … A Nico conviene trattarti bene. Non ho mai fatto a botte, ma c'è una prima volta per tutto. 
– E che mi dici della sberla di ieri?
Sorrido sornione, non posso negare di aver avuto una manata rossa sulla mia guancia: – Ecco, vedi? Le ho sempre prese. Ma per te, posso anche darle. 
– Oh, che cavaliere.
– Dillo che mi ami. 
Iris scoppia a ridere, infila le mani tra i miei capelli e comincia a giocarci: – Non ho mai detto di non farlo.

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