The Tell-Tale Casa Hickey

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SWIMMING TALE
CAPITOLO DODICI
“The Tell-Tale Casa Hickey”

I'll wait for you and
should I fall behind
will you wait for me?


Prima che potessi davvero capacitarmi di tutto ciò che era successo, io e Kyle stavamo insieme.
Di nuovo.
Quando si dice che la lezione non la si impara mai, no?
Sono passati i primi minuti, le prime ore e il primo giorno e sembrava andare tutto bene. Poi ci siamo messi a dormire, e lì mi sono sinceramente chiesto cosa accidenti avessi fatto ad acconsentire per la seconda volta a quello che so essere uno stress psicofisico non da poco.
Non direi essere stata solo la foga del momento, è stato un insieme di fattori che, come si è potuto vedere, non ho saputo combattere. Non che me ne penta, ma non ricordo più come si fa a stare insieme a Kyle Adair. Non lo danno con le istruzioni in dotazione, purtroppo.
Però dovrebbero.
PorcoilKyle se dovrebbero.
In più, due giorni dopo abbiamo avuto le gare regionali e posso dire con orgoglio che sono davvero fiero dei miei ragazzi considerando che Tammie e Xavier sono arrivati entrambi secondi nei loro circuiti e che Sapphire è addirittura arrivata prima, peccato che la convocazione della Nyst - leggere: il mio incubo - non sia stata anche per lei. Al momento Shion non parteciperà ancora alle gare e dovremo aspettare il prossimo anno per inserirla nel girone, ma a quanto ho capito è stata parecchio contenta di aver assistito i suoi compagni anche se dopo la gara di Xavier lui stesso si è lamentato della ragazza esordendo con: “Se urli ancora così mentre nuoto giuro che ti morsico la giugulare”. E' un ragazzo carino, Xavier, sempre educato.
Cortese.
Non so come mai ma non sono riuscito a dirgli che io e Kyle stiamo insieme, so che non rientra nemmeno nei suoi interessi e che il massimo che farà sarà una smorfia o un'alzata di spalle, ma in qualche strano modo mi sento in dovere di farglielo sapere. In merito ai miei amici, invece, Percy e Iris hanno battuto le mani e quell'altro pirla di Aydin mi ha guardato con un sorriso da fattone dicendomi: “Ah, bene, così non ci proverai più con me”. Come se ci potessi provare con un pirla, appunto.
Quindi adesso ci ritroviamo tutti sugli spalti: i Senza nome più Ciel, i nostri cinque pargoli e i quattro multi-nazionalità della Nyst. Al mio segnale, scatenate le barzellette che iniziano con “c'erano una volta un italiano, un norvegese e un americano”. In generale c'è un clima tranquillo, con Kyle il risveglio è stato tranquillo tranne un suo “mi stai appiccicato come una cozza quando dormi” e nessuno ha ancora litigato con nessuno. Per il momento.
– Signori e signore! – esclamo, sventolando a mo' di videoclip di Wavin' Flag i due fogli mandati dalla Nyst per Tammie e Xavier. When I get oldeeeer, I will be strongeeeeer... – Siamo qui riuniti oggi sotto il vessillo del nuoto per prendere una decisione che cambierà la vita a due giovani ragazzi.
– Ehi, Hime. – Nico mi guarda stranito, credendo che io sia affetto da una qualche forma di infermità mentale. – Non per dire, ma non devi intrattenere un sermone.
– Infatti – Gli faccio la smorfia. – Questo è direttamente l'inizio della Messa. Fratelli e sorelle!
Sguardi imbarazzati dai presenti.
– Comunque, – continuo, schiarendomi la voce. – Seriamente parlando, Xavier e Tammie, se siete pronti vorremmo sentire le vostre decisioni. Non abbiate paura, siamo tutti qui per sostenervi.
I diretti interessati si scambiano lo stesso sguardo che Nico ha rivolto a me giusto qualche secondo fa, e quando il rosso si alza esordisce con: – Ciao a tutti, io sono Xavier e oggi sono tre giorni che non bevo.
– Xavier! – lo richiamo, portandomi la mano sugli occhi mentre tutti gli altri scoppiano a ridere. Questo moccioso mi porterà all'esasperazione, me lo sento.
– Sembra uno stracazzo di gruppo per alcolisti anonimi, Anguilla. Vai easy.
Che linguaggio aulico. Sento qualcuno ridacchiare e Ciel scuote la testa divertito, ma in pochi secondi siamo tutti in silenzio, trepidanti per sentire quale sarà il verdetto finale. Ad essere sincero quasi temo il momento, ed egoisticamente parlando credo sia chiaro che temo molto di più il verdetto di Xavier, ma non posso nemmeno mostrarmi troppo concitato o Kyle ricomincerà con i suoi soliti sproloqui sul “sei un pedofilo se te la fai con i sedicenni” e dato che mister Gelosia dice di aver fatto un corso di giurisprudenza mentre era a New York, ora scheda qualsiasi cosa io faccia e la butta sul drastico.
Parlo con Xavier? Sono un pedofilo.
Cade la pentola? Disturbo gli ambienti pubblici.
Impreco contro Spruffio il gatto? Sono zoofobo e il WWF potrebbe trovarmi e venire sotto casa con torce e forconi.
Spiegatemi come faccio a essere zoofobo se quel maledetto gattaccio mi lascia dei poco piacevoli ricordini sullo zerbino di casa. Sono contro Spruffio, non ho paura degli animali. Anche perché ne tengo uno in casa - e sì, intendo Kyle.
– Tammie, avanti. – Iris, accanto a Nico con le gambe avvinghiate alle sue, sorride e incoraggia la più piccola dei nostri allievi mentre Shion le dà una pacca sulla spalla. Così la morettina si alza e mi affianca davanti a tutti, sfilandomi dalle mani il foglio che porta il suo nome.
– Parto per New York. – afferma con un sorriso, alzando in aria la lettera come fosse un simbolo di vittoria.
Scoppiamo tutti in un applauso, i ragazzi della Nyst scendono e la abbracciano tutti insieme, compreso Kyle che col labiale mima verso di me: “Bel lavoro”. Io lo ringrazio con un cenno e poi mi avvicino a Tammie per abbracciarla a mia volta, prendendola poi per le spalle: – Mi mancherà la mia allieva più ubbidiente, ma sono sicuro che questa sia la strada giusta. Congratulazioni.
Tammie mi stringe la mano per ricevere delle congratulazioni più ufficiose, ma poi mi si butta addosso in un nuovo abbraccio e non posso fare a meno di pensare che mi mancherà davvero questa ragazzina. In fondo lei non ha mai dato alcun genere di problema, ha sempre dato il suo meglio in ogni gara e in ogni allenamento perciò non vedo posto migliore della Nyst, per lei - anche se temo che i regimi siano molto più duri, là.
– Faremo una grande festa di addio, allora. – Aydin conclude il giro di abbracci con una delle sue massime. – Ti daremo dell'alcol di nascosto, tranquilla.
Percy, Iris e io ci guardiamo, sconfitti: non c'è più nemmeno la speranza di recuperare Hick. Caso perso, povero.
Credo inoltre che Xavier ne fosse al corrente dal momento che il suo è stato solo un esultare per unirsi ai festeggiamenti, conoscendolo lui e Tammie si saranno già scambiati le proprie idee, il che mi rende sempre più ansioso di scoprire cosa diavolo ne sarà dell'offerta per Xavier.
Iris batte le mani, richiamando la nostra attenzione: – Xavier, tocca a te. Forza.
Il rosso scende dagli spalti sorridendo e, come la sua compagna, mi affianca e afferra il suo foglio dalle mie mani. Dopo aver guardato i presenti ad uno ad uno negli occhi lasciando me per ultimo, abbassa la lettera e scuote la testa: – Non partirò.
Sgomento, direi, quello che ora si palpa nell'aria.
E silenzio, tanto silenzio.
Perché io me lo aspettavo; in fondo lo sapevo. Lui stesso me l'aveva detto.
E sono arrabbiato perché non mi ha ascoltato, perché non capisco la sua ragione di voler restare qui, di rifiutare un'offerta importante come quella da New York.
Adesso lo picchio.
– Xavier puoi venire un attimo fuori? – Se vi stavate chiedendo se avessi saputo trattenere il mio spirito da mamma chioccia sull'ossessivo andante, be', mi dispiace deludervi.
Xavier mi fissa quasi passivamente, concludendo con un'alzata di spalle:– Mi devo allenare, adesso.
– Ti alleni fuori.
– Lo sai che non ci sono piscine fuori vero?
– Ti alleni fuori, ho detto. – Calmo, Hime. Calmo. Xavier capirà, è un ragazzo intelligente. Smetterà di fare sarcasmo e ti seguirà.
– Nel cemento?
Oggi finisce male.
Fuori, Xavier.
Tutti sono ammutoliti e solo le nostre due voci rimbombano e so che senza problemi continueremmo questa conversazione anche al costo di dover continuare ad ascoltare il silenzio che le due parole di Xavier hanno generato, ma non si sa come - forse Buddha mi ha ascoltato - lui molla la presa e fa addirittura strada verso l'esterno, dove so che non mi aspetta una battaglia facile.
Nel frattempo, ancora non vola una mosca.

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