Prologo

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Un forte applauso si levò nell'aria, quando il presidente di commissione concluse la proclamazione. Le urla e gli schiamazzi dei presenti sovrastarono presto qualunque altro suono, ma alle orecchie di Alessandra riecheggiava ancora con nitidezza quella formula solenne che la conclamava dottoressa magistrale in giurisprudenza.
Alessandra si sentì in cima al mondo in quel momento. Percepì tra le dita la consistenza di un obiettivo raggiunto; quel traguardo visto sempre con distanza verso il quale aveva confluito forze e impegno, le si adattò addosso come un nuovo vestito su misura.
Le parve ancora difficile da credere, e sebbene la strada fosse ancora lunga e tortuosa, Alessandra si lasciò cucire sul corpo quell'abito nuovo di zecca. E le piacque da morire, perché pensava le stesse d'incanto.
Il suo cuore batteva all'impazzata e l'emozione fu così intensa, che il suo sguardo si perse nel vuoto e scavalcò la realtà che la circondava. Con gli occhi non si trovò più alla sua seduta di laurea;  guardò scorrere davanti a sé le immagini di una ragazza con le iridi brillanti di sogni, che lottava per guadagnarsi un posto nel mondo.

Si sentì spettatrice di un film: quello della sua vita.

Strinse la sua tesi di laurea al petto e quando la consapevolezza di aver concluso un ciclo si fece spazio nella sua mente, un forte senso di nostalgia la pervase.
Avrebbe rifatto tutto. Ogni sacrificio, ogni notte insonne, ogni goccia di sudore che aveva solcato la sua fronte, perché ciò che provò in quel momento fu straordinario.
Ogni suono le apparve ovattato, ma il sorriso che le si stampò in volto era ben visibile all'esterno.
Era felice.
Alessandra era frastornata e non riuscì a rendersi conto di quello che le stava accadendo; seppe solo che si ritrovò presto stretta tra le braccia dei suoi cari, sobbarcata di bouquet di fiori e una corona d'alloro in testa.
Aveva gli occhi lucidi e non per l'accecante flash che le fu puntato addosso.
Cercò lo sguardo dei suoi zii e quando vide sua zia Bianca asciugarsi una lacrima con le dita, sentì il cuore tremare nel petto.
La donna si avvicinò a lei, seguita dallo zio Armando e un carrozzino dentro il quale era adagiato il piccolo Antonio. Il bambino aveva i guanciotti rossi per la calura e il ciuccio in bocca per tenerlo buono e Alessandra constatò per l'ennesima volta la straordinarietà della somiglianza con suo zio.
Solo gli occhi non erano i suoi. Erano verdi.

E Alessandra, ogni volta che guardava quel pargoletto, percepiva lo stomaco che si stringeva; vedeva nei suoi occhi verdi, la madre, e la memoria di suo padre nel nome.

I suoi zii la strinsero forte e Alessandra si lasciò abbracciare senza remore.
- Bambina mia, sono così orgogliosa di te!- esclamò zia Bianca, commossa.
La ragazza tirò su con il naso e trattenne a stento le lacrime, ma si beò di quel calore familiare di cui più volte aveva sentito la mancanza.
Erano in quei momenti che il suo dolore si faceva insostenibile, proprio quando la sua gioia era più pura ed intensa.
Fece uno sforzo immane per contenersi, ma nonostante avesse imparato a conviverci, quel malessere latente minacciava puntualmente di stringerle il cuore con le sue unghie affilate.
Agli occhi esterni, quello poteva sembrare un normale momento di condivisione familiare, ma solo chi era avvolto in quell'abbraccio sapeva che non era affatto così.
C'era tanta malinconia in quel gesto. C'era la sofferenza di chi trovava nell'altro un appiglio per colmare un vuoto.
- Ti stanno guardando Alessandra e sono certo che anche loro sono orgogliosi di te.- disse lo zio Armando, guardando la nipote con amorevolezza.
Alessandra non resse più. Le lacrime uscirono incontrollate e solcarono il viso truccato, lasciando tracce evidenti.
Sentiva una voragine aprirsi nel petto, ma sua zia, vedendo negli occhi della ragazza l'immensità della sua sofferenza, abbozzò un sorriso e tentò di sdrammatizzare, incapace di sostenere quell'atmosfera.
- Comunque...- esordì la donna, avvicinandosi con fare cospiratorio - ...Marco dall'altro lato della cattedra è davvero sexy!- bisbigliò maliziosa.
- Bianca, contieniti!- l'ammonì bonariamente il marito, sollevando gli occhi al cielo.
Alessandra scoppiò a ridere di gusto, apprezzando il gesto della zia e quando fece per ribattere, Flaminia, Luca, Giovanni e Roberto le si avvicinarono per congratularsi.
- Sei stata grande! - esclamò Flaminia, prima di buttarle le braccia al collo e stringerla forte.
Alessandra accennò un colpo di tosse, ma non si oppose a quella stretta soffocante che, anzi, finì per ricambiare.
- Tu ci credi che sono dottoressa? - mormorò sul suo collo.
- Beh, sì. - disse Flaminia, sorridendo - Certo, resti sempre goffa, pasticciona e con una provvidenziale tendenza a fare figure di merda, ma fino a prova contraria sei laureata! - scherzò, ridendo.
Alessandra rise nuovamente, stavolta spensierata. Provava a sentirsi diversa, ma anche con quella corona d'alloro in testa il suo modo di essere non era cambiato.
Furono un susseguirsi di baci, abbracci e foto, i minuti che seguirono la proclamazione. Neanche fosse un matrimonio, Alessandra si prestò a selfie, foto da manuale e video, mentre i suoi amici provvedevano a condividerli tempestivamente sui social. Lei non si oppose, perché di quei tempi si faceva così : se non si pubblicava la foto su Facebook, la laurea non poteva dirsi conseguita.
- Alessandra! - squittì improvvisamente Giorgia, dopo essersi data un'occhiata intorno con sospetto - Ma come mai non c'è il tuo fidanzato? Avevo proprio voglia di conoscerlo! - chiese la ragazza, stranita.
Alessandra trasalì, impreparata, e dopo essersi scambiata un'occhiata con Flaminia, tirò su un sorriso finto e montò una scusa.
- Doveva lavorare. - rispose lapidaria, ma nel vedere l' espressione dubbiosa della sua interlocutrice, si affrettò a precisare - Tranquilla, lo conoscerai stasera alla festa. - la rassicurò, stroncando sul nascere ulteriori domande.

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