Marco Ferraro sorseggiò con tranquillità il suo caffè, mentre leggeva le notizie del giorno riportate sul quotidiano appena acquistato.
Era sempre stato un tipo mattiniero: amava svegliarsi all'alba, quando la fioca e rosea luce iniziava ad illuminare timidamente il golfo ed il silenzio, così raro in una città caotica come Napoli, troneggiava come padrone indiscusso.
Era proprio alle prime ore del mattino che apprezzava di più la sua città: nuda, quieta e bella nella sua naturalezza, proprio come una donna.
Con il viso appena illuminato dal sole e l'aria fresca a solleticargli la pelle, diede un'occhiata all'orologio sul suo polso e sorrise divertito.
Se lui era così amante del primo mattino, non poteva dire lo stesso della sua fidanzata.
Alessandra, al contrario suo, amava dormire più di ogni altra cosa al mondo e gli sbuffi sonori che uscivano dalla sua bocca quando era costretta per qualche motivo ad alzarsi presto, ne erano una prova inconfutabile. Detestava smisuratamente i risvegli indotti e ogni volta che la sveglia la incitava bruscamente ad aprire gli occhi, dava luogo ad un vero e proprio piagnisteo.
Non lo stupiva il fatto che fosse perennemente in ritardo, se ogni volta impiegava una mezz'ora per aprire gli occhi ed un'altra per trovare il coraggio di alzarsi.
Era proprio a causa della sua innata avversione alla puntualità che Marco aveva deciso di prendere precauzioni.
Quel giorno Alessandra avrebbe dovuto iniziare il praticantato presso il suo studio e Marco detestava il ritardo, specie quando si trattava di lavoro.
Un'ardua scelta gli si era parata davanti: cercare di svegliarla ed essere sobbarcato di insulti impronunciabili, preservando così il suo primato di puntualità, oppure sperare in un suo naturale risveglio, rischiando però di arrivare in ritardo.
Non optò per nessuna delle due Marco, la professione gli aveva insegnato che la soluzione era nel mezzo.
Mise in atto un piano infallibile: aveva impostato l'orologio del telefono di Alessandra un'ora avanti e le avrebbe fatto credere di essere in ritardo. Avrebbe preso due piccioni con una sola fava: sarebbero arrivati allo studio in orario ed in più avrebbe guadagnato un po' di sano divertimento.
Controllò nuovamente l'ora e quando le lancette scoccarono le sette e trenta, ghignò sadico.
Lo squillo acuto della sveglia arrivò puntuale e con esso, il primo lamento di Alessandra.
La ragazza aprì a fatica gli occhi e se non fosse che Marco le aveva regalato un cellulare nuovo che facesse da sostituto al catorcio che aveva prima, lo avrebbe lanciato volentieri contro il muro. Grugnì contrariata e dopo aver sbattuto vigorosamente le palpebre per abituarsi alla luce mattutina, controllò l'orario.
Spalancò gli occhi quando constatò che ore fossero.
Marco, intanto, continuava a sfogliare tranquillo il suo giornale, ma mentalmente contava i secondi che avrebbero separato la quiete di una casa dormiente, dal chiasso causato dalla furia di una donna in ritardo.
«CAZZO!» urlò Alessandra nel panico, scalciando malamente le coperte.
La ragazza sentì il cuore balzare in gola, mentre barcollava con la grazia di un elefante verso il bagno ed una serie di bestemmie uscì dalla sua bocca, a causa di un risveglio tutt'altro che gradevole.
I rumori apocalittici giunsero puntuali alle orecchie di Marco, il quale, nel frattempo, sorrideva sornione, mentre sorseggiava tranquillo il suo caffè e seguiva con attenzione i movimenti della sua donna. I passi di Alessandra fecero tremare il pavimento con la loro pesantezza, arrivando forti e chiari nonostante le mura a separarli, ed i borbottii coloriti della ragazza che, nervosa e allarmata, imprecava tra sé e sé, gli strapparono una sonora risata.
Nonostante le avesse fatto credere di essere in ritardo di un'ora, Alessandra si palesò in cucina solo dopo mezz'ora e trovarsi davanti un tranquillo Marco Ferraro seduto a tavola, con una tazza fumante di caffè in mano ed il giornale nell'altra, la mandò in confusione.
«Marco, muoviti!» tuonò la ragazza in ansia «Siamo in ritardo!»
Marco Ferraro distolse lo sguardo dall'articolo di cronaca giudiziaria ed osservò a lungo la sua fidanzata.
Le guance di Alessandra erano arrossate per la corsa e la sua gabbia toracica si gonfiava e sgonfiava energicamente, mentre le pupille impazzite scrutavano con confusione l'avvocato che, impassibile, sorseggiava il suo caffè del tutto indisturbato.
«Siediti a fare colazione, bambina.» le disse, sorridendo.
Alessandra aggrottò la fronte perplessa e pensò che Ferraro avesse perso il senno.
«Marco, quale parte di siamo in ritardo non ti è chiara?»
Marco Ferraro ghignò malandrino e con un gesto della mano le fece segno di sedersi.
«Non ti preoccupare, siamo in largo anticipo.» la rassicurò, tornando a sfogliare il suo quotidiano.
Alessandra sbatté le palpebre, stranita, ma l'espressione da furbetto di Ferraro le insinuò un dubbio che la insospettì parecchio.
«Marco, che ora porti?»
Ferraro agitò il polso per raddrizzare l'orologio e quando se le portò all'altezza del viso, sorrise di scherno.
«Precisamente, le otto meno un quarto.»
La ragazza sgranò impercettibilmente gli occhi e quando verificò la discrepanza di orari dei loro orologi, storse il labbro per l'irritazione.
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Non chiedermi di scegliere
ChickLitSEQUEL DI "DEONTOLOGICAMENTE SCORRETTO" QUEST'OPERA (e tutte le mie opere) È COPERTA DAL COPYRIGHT. QUALUNQUE VIOLAZIONE È PERSEGUIBILE DALLA LEGGE E COMPORTA RESPONSABILITÀ CIVILE E PENALE A CARICO DEI TRASGRESSORI. Al mondo esistono due categorie...