Marco Ferraro aveva coperto l'ultimo pezzo di mascella con la schiuma barba, prima di afferrare la lametta riposta sopra al lavabo e si accigliò nel trovarla già bagnata ancor prima di averla utilizzata.
Corrugò la fronte e portandola all'altezza del viso, cominciò a studiarla con attenzione, mentre un sinistro sospetto bussava alle porte del suo intuito.
Era accaduto di nuovo. La sua lametta, quella che poggiava sul viso ogni giorno per lavare via la barba superflua, era già stata utilizzata.
Fece un respiro profondo e cercò di contenere l'irritazione crescente.
Era aperto a tutto, a qualunque tipo di condivisione che una normale convivenza poteva comportare, ma la lametta no. Lui della sua lametta era geloso.
- ALESSANDRA!-
Posò con stizza il rasoio sul lavandino e marciò spedito verso il salotto dove era certo avrebbe trovato la sua fidanzata.
E non sbagliò.
Alessandra, con indosso solo i pantaloni classici e il reggiseno di pizzo bianco, se ne stava seduta a gambe incrociate sul divano, e con in mano uno specchio, studiava attentamente le imperfezioni del suo viso.
Si piazzava sempre lì per fare quell'operazione, diceva che la luce naturale che filtrava dall'ampia vetrata le consentiva di intercettare anche il più insulso punto nero.
- Alessandra!- tuonò l'uomo inviperito - Hai per caso usato nuovamente la mia lametta?-
Alessandra strizzò gli occhi e grattò via una pellicina dal nasino.
- Perché me lo chiedi?- chiese lei con noncuranza.
Marco inarcò un sopracciglio e il viso fu travolto da uno spasmo.
- Perché era già usata quando l'ho presa e tu sai bene quanto mi dia fastidio!- ringhiò irritato -E dannazione, sto parlando! La smetti di pensare ai punti neri e mi guardi?!-
Alessandra voltò il capo tranquilla e finalmente gli prestò attenzione.
Marco Ferraro era a qualche passo da lei, con il viso ricoperto di schiuma da barba e il petto nudo, mentre la fissava in cagnesco.
Lo squadrò da capo a piedi e in quel momento un dubbio l'assalì; non sapeva se ridere della sua smorfia adirata o sbavare per tutto quel ben di dio che si trovava dinanzi.
Non si sarebbe mai abituata a tutta la sua straordinaria bellezza.
Marco intercettò il suo sguardo e quando si rese conto che l'attenzione della sua fidanzata era riposta sul suo addome e che stesse deliberatamente ignorando i suoi rimproveri, sospirò esasperato.
- Smettila di guardarmi gli addominali! Sto parlando di una cosa seria!- l'ammonì, provocandole un sorriso malizioso - Hai usato o no la mia lametta?-
Alessandra sfoderò la sua espressione da furbetta e i suoi occhi, più grandi in quel momento, acquisirono un'aura angelica.
- Ma chi, io?- chiese candidamente.
- Alessandra sputa il rospo! Sto perdendo la pazienza!- minacciò Ferraro inflessibile.
- Va bene, va bene!- esclamò, mettendo le mani avanti - Ci potrebbe essere l'eventualità che io abbia usato la tua lametta!- confessò con un sorriso sghembo.
Marco trattenne il respiro per qualche secondo e cercò di non perdere il controllo di se stesso. Quella ragazzina lo esasperava, lei e la sua innata propensione a fare il contrario di quanto le si diceva.
- E quante volte ti ho detto di non usarla?- sibilò a denti stretti - Ma ti rendi conto che la lametta che tu metti chissà dove, io la metto in faccia?!-
Alessandra gonfiò le guance e sollevò il mento indispettita.
- Marco, mi dovevo depilare.- precisò - A meno che tu non voglia fare sesso con una scimmia!-
Marco Ferraro si portò una mano in fronte e ringhiò per la frustrazione.
- Io te la taglio quella lingua! Fosse l'ultima cosa che faccio! -
Alessandra si sporse con il busto verso di lui e ghignò maliziosa.
- Non ti converrebbe.- affermò, strappando un sorriso esasperato al suo uomo - Faccio cose con questa lingua...- insinuò con voce suadente.
Marco le scoccò un'occhiata inviperita, quando ad un tratto un'idea le balenò in mente. Sfoderò un ghigno malefico e le sue iridi azzurre s'infiammarono di un sinistro sadismo.
-Va bene, l'hai voluto tu.-
In un attimo si fiondò su di lei è incurante di sporcarla con la schiuma bianca, la sovrastò con il suo corpo, bloccandole gli arti.
Le sue dita aggredirono i fianchi di Alessandra, decise a punirla con un'ondata di solletico e ben presto la ragazza si ritrovò a gridare come un'ossessa, mentre si dimenava come un'anguilla per sfuggire all'agguato delle mani del suo uomo.
- Chiedimi scusa!- ordinò Marco ridendo.
Alessandra continuò a ribellarsi e sebbene soffrisse in modo spropositato il solletico, il suo orgoglio le impediva di arrendersi.
- Mai!- squittì con voce strozzata.
- Risposta sbagliata.-
Marco era convinto che Alessandra fosse la prova tangibile che le buone maniere non funzionassero. Rincarò la dose, determinato a piegare la sua ostinazione anche a costo di condurla alle lacrime.
- Mi stai sporcando tutta!- frignò la ragazza, annaspando.
- E tu chiedimi scusa.-
Alessandra provò a mollargli un calcio, decisa a vincere quella battaglia lottando, ma Marco lo schivò con prontezza e con il braccio libero, le bloccò le gambe.
- Pessima mossa, bambina.- l'avvertì lui malefico, pizzicandole con decisione la pelle.
Alessandra sobbalzò con uno spasmo e tra lamenti e risolini, mugugnò in modo poco distinto una serie di insulti.
- Implorami di smettere.-
- Fottiti!-
- Ah-ah, non ho sentito bene! Che hai detto?-
- Ti prego, basta!- biascicò la ragazza esausta.
Marco sorrise vittorioso e finalmente pose fine a quella tortura, mentre Alessandra, sconvolta e ansimante, si portava una mano sul petto per riprendersi da quell'agguato.
- Oh dio, sto per avere un infarto!- esclamò lei, abbandonandosi placidamente sul sofà.
Marco la imitò, reclinando il capo all'indietro e dopo aver fatto un respiro profondo, abbozzò una risata debole.
- Questa convivenza con te è un secondo lavoro.- ammise, rifilandole un'occhiata divertita.
- Ammettilo, ci divertiamo un mondo!- commentò Alessandra con entusiasmo, dandogli un pugnetto sulla spalla in segno d'intesa.
Marco scoppiò a ridere di gusto e guardò Alessandra con gli occhi ricolmi di amore. Erano quelli i momenti in cui benediva il giorno in cui era entrata nella sua vita, proprio quando con il sorriso sulle labbra si lasciava trasportare dalla sua spontaneità.
Alessandra ci era entrata a gamba tesa nella sua quotidianità e con prepotenza si era fatta spazio, violentando tutto quello in cui aveva sempre creduto. Eppure non c'era stato giorno, da quando finalmente si era arredo alla sua brutale irruzione, in cui si era pentito per averglielo permesso.
L'azzurro delle iridi di Ferraro era più intenso, pregno di una felicità così duramente conquistata, da riempirlo di riconoscenza verso chi, nonostante le sue resistenze e le innumerevoli forze spese per calpestarla, gli aveva comunque concesso il beneficio di una seconda chance.
Se ripensava a tutti i loro trascorsi, a come l'aveva respinta e a come lei, nonostante tutto, avesse lottato ugualmente per accaparrarsi il suo cuore, finiva sempre col darsi dell'idiota.
Solo un idiota poteva essere stato così cieco dall'aver respinto la donna che gli aveva riportato il sorriso per una questione di principio.
Circondò le spalle di Alessandra con un braccio e l'attirò al suo petto, stringendola. Amava sentire il peso del suo corpo addosso, soprattutto quando erano le pelli nude a toccarsi.
Gli bastava percepire la sua carne morbida a contatto con la sua per sentire il desiderio invadergli sangue.
Con l'indice accarezzò lascivamente la spalla di Alessandra che, nel percepire quel tocco appena accennato ma sensuale, tremò impercettibilmente.
Anche quello amava Marco della loro relazione; vivere la loro intimità come se fosse sempre una cosa nuova, fuori dalla portata dell'abitudine.
Alessandra si scioglieva ancora sotto il suo tocco, come se la sua pelle non fosse già plasmata alla forma della sua mano e Marco ogni volta sospirava incantato, come se fosse sempre la prima volta che si mostrava a lui in tutta la sua nudità.
- A proposito di lingua...- mormorò l'uomo suadente -...Devo avere qualche problema di memoria. Credo di aver bisogno di una ripassata.-
Il tono vibrante della sua voca invase Alessandra di brividi e la ragazza, con le iridi brillanti di desiderio, sorrise maliziosa.
- Che ore sono?-
- Le sette e mezza.-
Alessandra sciolse con una mano la coda disordinata e lasciò che i capelli le ricadessero lungo le spalle.
Poi sorrise maliziosa.
- Bene, dottor Ferraro. Vediamo di colmare queste lacune.-
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Non chiedermi di scegliere
ChickLitSEQUEL DI "DEONTOLOGICAMENTE SCORRETTO" QUEST'OPERA (e tutte le mie opere) È COPERTA DAL COPYRIGHT. QUALUNQUE VIOLAZIONE È PERSEGUIBILE DALLA LEGGE E COMPORTA RESPONSABILITÀ CIVILE E PENALE A CARICO DEI TRASGRESSORI. Al mondo esistono due categorie...