Capitolo 5

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Flaminia si massaggiò le tempie nel vano tentativo di allietare quel terribile mal di testa che la stava affliggendo da quando aveva sollevato le palpebre.
Quella notte aveva a stento chiuso occhio, troppo inquietata da quell'incontro inaspettato che l'aveva travolta la sera precedente e la presenza di Alessandra al suo fianco, con il morale sotto i piedi a causa del litigio con Marco, non aveva certo migliorato la situazione.
Sbuffò sonoramente e legò i capelli in una coda disordinata, mentre attendeva di essere ricevuta dal suo professore di campi elettromagnetici.
Era stravolta.
Mai avrebbe creduto di poterlo incontrare ancora una volta, non dopo quello che aveva fatto per evitarlo. E più ripensava all'incontro della sera prima, più la rabbia e la sofferenza, a lungo assopite, le circondavano la gola, soffocandola.

L'oscurità della sera aveva già avvolto la città di Napoli quando Flaminia mise piede fuori dalla facoltà di ingegneria.
I libri e gli appunti presi ossessivamente in aula le pesavano come un fardello insopportabile sulle spalle e la stanchezza che si riversò sul suo volto pallido le strappò un sospiro di sollievo, perché finalmente poté respirare aria fresca al posto del terribile fetore che appestava l'intero ambiente universitario a fine giornata.
Flaminia salutò con un sorriso debole i suoi compagni di studi e sistemandosi lo zaino sulle spalle, si trascinò con flemma verso la metropolitana.
Sfilò dalla tasca del suo cappotto i suoi auricolari e dopo averli collegati al telefono, si fece compagnia nel tragitto con la musica dei suoi cantanti preferiti. Aveva la brutta abitudine di estraniarsi dal mondo quando passeggiava per Napoli con la musica a tutto volume. Le auto e i passanti che le sfilavano accanto perdevano consistenza, trasformandosi in ombre sbiadite, e sebbene fosse generalmente una persona attenta e responsabile, i momenti trascorsi con le cuffie nelle orecchie, soprattutto dopo estenuanti giornate di corsi, erano gli unici in cui concedeva una tregua alla sua mente.
Non era certo il comportamento più diligente da tenere. Qualunque malintenzionato avrebbe potuto avvicinarsi senza che lei potesse accorgersene, troppo presa a dondolare il capo a ritmo di musica.
Difatti, proprio in quel momento, una mano le si posò sulla spalla e con una lieve pressione tentò di farla girare.
Flaminia si sentì raggelare e il cuore le balzò in gola, mentre la mente, sopraffatta dalle più temibili previsioni, le ordinò di reagire. Emise un urlo e nel voltarsi a occhi chiusi, sollevò d'impeto il braccio, colpendo al viso con uno schiaffo ben assestato il probabile aggressore.
- Ma porca puttana!-
Aveva il battito a mille, ma quando riconobbe la voce, gli occhi, dapprima chiusi con vigore, si sbarrarono per lo sconcerto nel trovarsi di fronte il suo fidanzato.
- Luca!- squittì incredula - Ma ti sei rincitrullito?!-
Luca, con le mani sul viso per massaggiarsi la parte lesa, si accartocciò su se stesso, mugugnando una serie indistinta di improperi.
- Dopo questa sberla, sicuramente!- biascicò dolorante - Gesù mio, che cazzo di dolore!-
Flaminia balzò in avanti allarmata e con delicatezza gli prese le mani per scostarle dal volto e verificare l'entità del danno.
- Oh dio, tesoro, scusami! Credevo fossi un maniaco! - si giustificò preoccupata.
Luca arricciò più volte il naso per constatare che non avesse nulla di rotto, poi la guardò in cagnesco.

- Questa ti costerà cara. – minacciò serio – E sono certo che i maniaci avrebbero più paura di te che di Mike Tyson! -
Flaminia sorrise e gli posò un bacio sul naso dolorante
- Va meglio? -

- Oh no, bambola, non basterà certo un bacino sul naso! Ce ne vogliono molti di più, molto più in basso e con tanta tanta lingua! -
Flaminia rise di gusto e scosse il capo esasperata.

- Che ci fai qua? -
- Sono venuto a prendere la mia bellissima fidanzata per portarla fuori a cena. - ammiccò Luca provocante.

- Ma sono orribile! E ho tutti questi libri e questa maglione mi sta malissi-... - tentò di protestare con un lamento, ma Luca, con uno sbuffo scocciato, le tappò la bocca con una mano.

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