Capitolo 7

10.1K 364 111
                                    

Quando Marco tirò il freno a mano, non ebbe neanche il tempo di sfilare le chiavi dal cruscotto, che Alessandra si era già defilata dall'auto. Non stava più nella pelle, così pervasa dall' irrefrenabile senso di eccitazione che la vista del suo nuovo appartamento di Roma le aveva causato.
Sospirò emozionata, mentre fissava con gli occhi lucidi carichi di aspettative il cancello verde in ferro che si frapponeva tra lei e l'ingresso del palazzo che sarebbe presto diventato il nido della sua nuova avventura.
L'appartamento che Alessandra aveva scelto si trovava in un quartiere residenziale nei pressi del Policlinico Umberto I, a meno di un chilometro da Piazza Bologna. Era piuttosto centrale come zona e con suo immenso piacere, il prezzo era ottimo, anche se avrebbe dovuto fare una bella trasferta per raggiungere la Procura. La padrona di casa, Alberta, al telefono le era sembrata una signora amabile e molto alla mano, con il suo marcatissimo accento romano e la disponibilità con la quale le era venuta incontro a qualunque esigenza. Si vedeva che era abituata a trattare con giovani, al contrario di tante altre persone con cui le era capitato di avere a che fare in questo periodo di ricerca che, oltre ad essere sfacciatamente venali, si erano subito mostrate invadenti e per nulla elastiche.
Continuò a guardare le sbarre in ferro battuto e al forte senso di emozione, si aggiunse anche un lieve timore che la trattenne dal bussare al citofono.
Aveva paura. Sapeva quello che lasciava, ma non a cosa sarebbe andata incontro, eppure in cuor suo era certa che quella fosse la scelta più giusta, quanto meno per la sua carriera.
Marco stava scaricando le valigie e dopo qualche attimo, Flaminia le si parò accanto. Aveva insistito molto per accompagnarla, anche se non aveva mai nascosto il suo disaccordo verso la sua scelta. Lei credeva che la sua decisione fosse stata troppo drastica, che i problemi che aveva riscontrato non era tali da dover scegliere di andare via, ma soprattutto, non voleva separarsi ancora una volta da Alessandra. Napoli e Roma distavano solo un'ora di treno, poco più di 200 km, eppure a lei sembrava un mondo. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, quel pensiero la faceva sentire infantile, ma lei aveva paura che Alessandra si creasse una realtà che non la includesse, che la sostituisse con altre persone.
«Io continuo a non essere d'accordo!»
Alessandra alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente.
«Ti prego, Flami, non ricominciare!»
«Certo che ricomincio! Tutta questa storia è una follia!»
«Flami, è la cosa migliore per me.» rispose Alessandra pazientemente.
«No, Ale. È solo un capriccio dettato dal fatto che te la sei fatta sotto alle prime difficoltà. Non metto in discussione che la situazione sia complicata, ma questa secondo me è una misura troppo estrema!» protestò Flaminia con veemenza, poi si voltò verso Marco che era alle sue spalle «Diglielo pure tu!»
Marco Ferraro tirò un sospiro e optò per restare in silenzio, mentre trascinava le valigie in loro direzione. Non poteva dire di condividere la decisione di Alessandra e un po' si era pentito di non aver lottato per farle cambiare idea, ma allo stesso tempo sentiva che doveva darle fiducia. Se con la mente tornava indietro nel tempo, a quando anche lui era un neolaureato pieno di ambizioni e sogni, poteva ricordare perfettamente la pretesa di non volersi sentire frenare da nessuno. In effetti, c'era stato un preciso momento della sua vita, quando dopo aver terminato la pratica forense aveva deciso di svolgere un lungo periodo di dottorato a Parigi, in cui si era ritrovato nella medesima situazione. Lui era fidanzato con Laura già da cinque anni e lei fece di tutto per distoglierlo, addirittura arrivò a lasciarlo. Non avrebbe mai dimenticato la rabbia nei suoi confronti per aver cercato di limitarlo, costringendolo a mettersi dinanzi a una scelta.
Forse era proprio questo ricordo a farsi spazio tra le sue resistenze da egoista e a convincerlo che in fondo Alessandra meritasse un'opportunità.
Flaminia osservò Ferraro restare in silenzio e spalancò la bocca oltraggiata.

«Ma come?! Non dici nulla?»
«Flami, dalle tregua. Ha scelto così e dobbiamo rispettarla.» sentenziò Marco serio.
Alessandra cercò lo sguardo di Marco e sorrise dolcemente. Sapeva quanto gli costasse stare dalla sua parte in quel momento e per il solo fatto che si stesse sforzando di farlo, sentì, se possibile, di amarlo sempre di più.
Marco ricambiò con un sorriso ammiccante, sperando che non gli leggesse negli occhi quanta paura si nascondesse dietro quella pacatezza.
Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma anche lui temeva che Alessandra potesse costruirsi un mondo di cui lui non facesse parte. O peggio. Tremava al pensiero che Alessandra potesse rendersi conto che non valesse la pena lottare contro tutte quell'avversità, quando la vita offriva alternative più valide e sicure.
Non che gli avesse mai dato motivo di pensarlo, ma lei era più giovane e nel pieno dell'entusiasmo e lui quel tipo di entusiasmo lo conosceva bene. Stava attraversando quel preciso momento della vita in cui ci si sentiva così tanto padroni dei propri sogni, che tutti i contorni, seppur definiti, finivano con lo sbiadirsi a causa della brillante luce dell'ambizione. Non voleva definirlo egoismo, ma forse lo era. Era quella dose di egoismo necessario a ciascuna esistenza, a trasformare quelle persone che avevano promesso di starti sempre accanto, in semplici ombre, solo perché impedivano di risplendere appieno.
Marco lanciò un'occhiata di sottecchi a Flaminia e notò la sua espressione delusa. La capiva e pure perfettamente, ma non poteva spalleggiarla in quella guerra che avrebbe solo allontanato Alessandra. Se non poteva pretendere la sua vicinanza fisica, quantomeno avrebbe lottato con i denti per non allontanarla anche dal suo cuore.
Cercò di scacciare i cattivi pensieri con una scrollata di spalle e si aggiunse anche lui alle due ragazze nell'opera di contemplazione del cancello in ferro battuto. Lo fissavano tutti e tre attentamente: chi per emozione, chi con timore, chi con lo sprezzo di chi osservava un nemico.

Non chiedermi di scegliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora