1) Appesa alla strobosfera!

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«Fra poco inizio a partorire pinguini.»

«Non essere melodrammatica.»

«Fa così freddo che se iniziassi a starnutire, mi uscirebbero schegge di ghiaccio dal naso.»
Ginnie, spazientita, batte i piedi a terra in segno di protesta. «Quanto ci mette lo yeti alla porta a farci entrare?» si lamenta ancora, alzando la voce e guadagnandosi un'occhiata torva dal tizio all'ingresso.

Siamo in fila al Chase da venti minuti, sono passate le undici ormai. Avevamo appuntamento alle dieci per incontrare qui fuori Sam e la band, ma la mia migliore amica ha qualche problema con la Signora Puntualità e si è presentata con un'ora di ritardo. Quando l'ho conosciuta sono stata tentata varie volte dal prenderla a schiaffi per questa parte del suo carattere... Ancora oggi in realtà vorrei farlo. Ricordo che una volta, a causa del suo ennesimo ritardo, ho avuto il tempo di mettere i vestiti nell'armadio in ordine per colore. Assurdo che l'abbia fatto davvero, ma "Sex and the city" ha le sue influenze su noi giovani sognatrici. Col tempo, comunque, ci ho fatto l'abitudine e ho capito che è il suo modo di essere, non ci bada nemmeno.

Al contrario, io sono una persona dalle mille ansie. Odio quando mi aspettano, anche solo per cinque minuti, e odio aspettare. Mi viene l'ansia anche in fila alla posta!

«Sul serio. È inutile che mi guardi così, non mi fai paura!» grida contro l'energumeno alla porta agitandosi come una matta.

Mi fa un po' ridere, ma le do una gomitata nelle costole per farla tacere. Mi guarda male con una smorfia mentre si massaggia il punto in cui l'ho colpita. «Se vuoi entrare è meglio se tieni a freno quella lingua biforcuta» ricambio il suo sguardo di rimprovero.

Quando riusciamo a non farci sbattere fuori dalla fila ed entriamo, il locale è già strapieno di gente che si muove sotto le luci colorate intermittenti. Invio subito un messaggio a Sam per avvertirlo che siamo arrivate. Non è un locale di grandi dimensioni, quindi non è difficile individuare il nostro gruppo se non fosse che Ginnie ha altri progetti per il momento. Mi prende la mano e mi trascina verso il bar sulla nostra destra, pieno zeppo di gente in fila... un'altra fila!

«Stasera ti voglio vedere all'opera» la sua voce mi trapassa i timpani. «È il tuo compleanno a mezzanotte e voglio assistere alla tua prima sbronza da maggiorenne!» saltella come una bambina eccitata di salire sulla giostra mentre io la fisso con un sopracciglio inarcato.

«Ginnie, non credo che...» la sua mano compare repentinamente sulla mia faccia, intimandomi di tacere.

«Rosie Collins, se non acconsenti ti legherò a uno sgabello e ti somministrerò l'alcol contro la tua volontà» sentenzia decisa e sicura di sé. «Anche per endovena se necessario.»

«Con questa prospettiva credo che l'unico ago che entrerebbe nel mio braccio è quello del lavaggio col cocktail di medicinali dopo il coma etilico.»

«Ciao bellezze, cosa vi servo?» il barman, alto, biondo e occhi ambrati ci fa l'occhiolino, interrompendo questo piccolo battibecco con la mia amica.

«Due a tuo piacimento. È il suo compleanno quindi falle qualcosa di speciale» dice con una voce suadente e ammicca. Sono sicura che l'ultima parola dovesse alludere a qualcosa, ma decido di non indagare.

Sta già flirtando.

Alzo gli occhi al cielo. «Non è ancora il mio compleanno» puntualizzo per prenderla in giro.

«I compleanni durano tre giorni: quello prima, il giorno stesso e quello dopo» annuncia con fare solenne e come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

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