Chi non conosce la fiaba di "Alice nel paese delle meraviglie"?
Non sono sicura di chi essere nel caso in cui mi trovassi nel Paese delle Meraviglie, anche se qui di meraviglioso non c'è niente. Sono indecisa fra la sognatrice Alice e il fattone Brucaliffo. In entrambi i casi inizio a preoccuparmi seriamente per la mia sanità mentale.
La testa pulsa violentemente, il cuore batte dolorosamente e il sangue ribolle ardentemente come lava nelle mie vene.
«Perché?» mormoro con voce rauca come se avessi cantato per ore a squarciagola.
Sam muove le mani con cautela, come se avesse a che fare con un serpente velenoso. «Rosie, andiamo a lezione e oggi ci vediamo con Ginnie per parlarne davanti a un bel tè rilassante.»
Sì, certo, poi ci sediamo tutti quanti a tavola e cantiamo "un buon non compleanno".
Lo scrollo via. «Per favore, Sam. Non continuare a fare il "misterioso"» mimo con le dita le virgolette e alzo gli occhi al soffitto giallognolo del corridoio.
Se non parla lo prendo a calci negli stinchi, anzi...
«Se non racconti ora, dico a Melany che sei un mono-palla» minaccio con un ghigno maligno.
Sam mi guarda con aria interrogativa. «Un mono-che?»
«Mono-palla. Le dico che hai solo un testicolo.»
Il mio migliore amico sgrana gli occhi e mi osserva come fossi un alieno venuto sulla terra a fare esperimenti su di lui. «Ma non è vero» ribatte indignato.
«Lo so, ma Melany non lo sa» faccio spallucce.
Sam inarca la testa all'indietro ed emana un lungo sbuffo. «Sei inarrestabile» commenta.
Alzo di nuovo le spalle con espressione fredda sul viso per fargli capire che non ho pietà.
Mi sento un po' lo Stregatto adesso, quando rompeva le palle ad Alice dandole informazioni confuse e sconclusionate facendola impazzire.
«Va bene. Ieri Noah è venuto a casa di mattina presto, erano le sei, credo. Ha bussato alla porta incessantemente, per fortuna mamma aveva il turno di notte all'ospedale. Sono stato io ad aprire e le condizioni in cui l'ho trovato erano pietose: ubriaco marcio. E prima che potessi fargli qualsiasi domanda» fa una pausa ponderando con attenzione il mio volto.
Sento di aver perso colore ed essere bianca come una mozzarella da spaventarlo. «Sam, t-ti ha fatto del m-male?» farfuglio in preda al panico.
Con aria affranta riprende il racconto. «Mi ha preso per la maglia e sbattuto al muro» abbassa lo sguardo dispiaciuto, perché lo conosco tanto quanto lui conosce me e so che è rammaricato di dovermi mettere al corrente di questi avvenimenti sapendo che mi feriscono.
Ho sempre pensato che Sam sia una bravo e dolce ragazzo, comprensivo con una sensibilità che è fuori dal comune e merita tanto dalle persone che lo circondano.
Il mio cuore sembra mancare diversi battiti prima di accelerare alle immagini di Noah che aggredisce Sam. Il petto va su e giù rapidamente, non riesco ad incanalare abbastanza aria.
Ho decisamente un attacco di panico in corso. Devo ricordarmi di mettere il numero del pronto soccorso come chiamata rapida.
«Non mi ha colpito» si affretta a spiegare di fronte al terrore sul mio volto. «Ha chiesto dove fosse mio fratello e quando gli ho negato l'informazione perché volevo calmarlo, ha iniziato a urlare. A quel punto è spuntato Jamie sulle scale intimandogli di togliermi le mani di dosso, così Noah si è scagliato contro di lui e se le sono date. Io ero nel pallone, non riuscivo a fermarli, hanno distrutto l'ingresso, si sono fatti molto male» concitato tira fuori parole che permettono alla paura di impossessarsi del mio corpo.
«Jamie sta bene? Ma perché se l'è presa così con lui? Hanno litigato in precedenza?» domando preoccupata e cercando di immaginare quale sia il motivo che ha portato Noah a diventare così aggressivo.
Sam mi scocca un'occhiata tenera, ma allo stesso tempo addolorata. «Tra gli insulti e il frastuono degli oggetti rotti, Noah ha fatto il tuo nome.»
Cosa significa? Cosa c'entro io?
«E prima di andarsene ha detto a Jamie di starti lontano o lo avrebbe ammazzato la prossima volta.»
«Cosa?!» grido sbigottita con gli occhi che rotolano sul freddo marmo e la mascella vittima della forza di gravità, consapevole che un pugno in faccia avrebbe fatto meno male.
Un moto di rabbia si espande dalla bocca dello stomaco fino a toccare tutti i filamenti del mio sistema nervoso facendomi impazzire, fremere nei miei stessi panni per la frenesia e il desiderio di volermi trovare in qualsiasi altro posto, ma non qui... mi sento come una tigre chiusa in gabbia.
Sbatto una volta, due volte, tre volte l'anta dell'armadietto, dopo aver riposto i libri al suo interno, immaginando che ci sia la testa di Noah nel mezzo, decapitarlo a suon di sportello e vedere rotolare la testa ai miei piedi con la stessa eccitazione della Regina di Cuori. Voglio essere al Regina di Cuori.
Marcio a passo spedito battendo i piedi a terra guidata dalla furia e con mani tremanti per l'adrenalina che sale fino a livelli stellari.
«Dove vai?»
«Non metterti sul mio cammino» sbraito mentre percorro il corridoio ormai vuoto per lo svolgimento della quarta ora. «Non ostacolarmi perché ti travolgo come un tir fuori controllo. Non ho il controllo di me stessa quindi» inspiro a fondo per dosare la tempesta che imperversa dentro di me. «Sam se non vuoi essere coinvolto ulteriormente, dopo aver taciuto per ventiquattro ore su una cosa del genere, spostati» gli intimo, fissandolo dritto negli occhi, sperando che veda il turbine di emozioni che si susseguono come la pellicola di un film.
«No, Rosie. Ti prego. Non prendertela, non volevamo nascondertelo, ma non volevamo ti sentissi così» mette le mani avanti implorando di fermarmi.
«E sentiamo, come mi sentirei ora?» lo sfido con le mani poggiate sui fianchi.
«Responsabile» fa cadere le braccia lungo i fianchi e mi guarda con comprensione.
C'è una piccola parte di me che si stupisce ancora di constatare che Sam sa leggermi come nessun altro; prevede le mie reazioni di fronte ad un evento prima ancora che sia io stessa a capire cosa sto provando.
«Devi smetterla di sentirti responsabile per tutto e tutti. Non puoi darti la colpa se Noah si è comportato così. Forse non sapeva nemmeno lui cosa stesse facendo. Era completamente ubriaco» Sam usa un tono di voce dolce e pacato.
«Ma lo stai giustificando?» sono incredula.
«No, certo che no» replica esausto. «Sto solo cercando di convincerti a non uscire da scuola, rischiando una nota o anche la sospensione, per andare da lui. È inutile.»
Lo so, ma ora non mi importa. Non riesco a pensare ad altro che non sia la punta del mio stivale sul bel sedere di Noah.
«Fammi passare, Sam» sibilo irremovibile e fissando oltre le sue spalle per non vedere il suo disappunto.
«Non farlo, Rosie. Ti prego.»
Con una fitta al petto lo spingo via e continuo per la mia strada.
«Rosie, cosa credi di poter fare?» urla.
«Sto andando a tagliare una testa!»
Decisamente la Regina di Cuori.
Spazio autrice
Voilà. 🤗
Sto lavorando per terminare l'altro capitolo che spero di pubblicare stasera😘
Comunque, in questo abbiamo il resoconto di Sam sull'accaduto.
Rosie è su tutte le furie, così tanto da andarsene da scuola. 😱
🤔 Prevedo un temporale dalle proporzioni bibliche quindi, mi raccomando, chiudete bene porte e finestre 😂
Grazie per essere arrivati fin qui e per il tempo che dedicate alla mia storia 😘
Adesso come sempre se vi va, stelle ✨ stelle comete 🌠 stelle cadenti 🌟 stelle filanti 🎊
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Lasciami Entrare
Teen Fiction{Libro 1+ Libro 2} Rosie Collins è una ragazza affabile e socievole, finché non le fai girare... gli occhi al cielo troppo spesso! Si divide tra l'ultimo anno di liceo; il lavoro al ristorante di suo padre; le serate con gli amici Ginnie Fitz e Sam...