«Vuoi un po' del mio minestrone?» Sam mi spinge il suo vassoio sul tavolo.
«Ne ho abbastanza di questa brodaglia. Perché deve fare tutto così schifo?»
«Allora vuoi un po' delle mie verdure?» una poltiglia indefinibile.
«Rifiuto l'offerta e vado avanti, grazie» gli rimando il vassoio con una smorfia disgustata.
«Hai mangiato così poco. Vuoi che usciamo a prendere qualcosa?» Sam è preoccupato perché non mi ha visto mangiare molto in questi giorni.
Sono ancora giù per la discussione con papà. Sono passati quattro giorni e non abbiamo ancora parlato. Ci siamo incontrati solo la mattina a colazione e oltre i reciproci saluti, non ha accennato alla lite di martedì sera al ristorante.
«Ancora niente con tuo padre?»
A volte sembra che sia lui l'adolescente e io l'adulta. So già che se non sarò io a fare il primo passo lui lascerà che il silenzio prosciughi quel minimo di buon rapporto che abbiamo.
«Ho intenzione di parlargli, ma non ha mai tempo. La mattina deve correre a lavoro e la sera torna tardi e, a volte, non lo sento neanche rientrare» sbuffo, lasciandomi andare sullo schienale della sedia.
Si è ritirato nel suo mondo, forse l'unico mondo che conosce veramente. Sono stanca dei suoi comportamenti, non riesco a stargli dietro e il pensiero che, in un certo senso mi guardi e veda qualcun'altro, mi uccide. A volte infatti ho pensato che mi ritenga la causa dell'abbandono di quella presta-utero che mi ha messo al mondo. Non l'ha mai detto, neanche in un momento di rabbia, ma rimanere in cinta a diciannove anni ti taglia molte strade.
Sam mi ha contraddetto, dice che è solo un uomo stressato per il lavoro. Sì, ma è anche vero che è infelice e che mi fa sentire responsabile per questo, per avergli impedito di andare all'università, di intraprendere una strada diversa, magari un lavoro differente.
«Non pensarci nemmeno, Rosie. Non devi più rimuginare su quello che mi hai detto di tuo padre e tua madre. Lui ti vuole bene, anche se non te lo dice tutti i giorni» mi prende le mani tra le sue e continua. «Sei una brava ragazza ed è anche merito suo. Sei una persona formidabile e intelligente e lui lo sa. Forse non te lo dice abbastanza, ma rientra nel suo modo di essere; è un uomo riservato e schivo. Non tutti sanno esprimere i propri sentimenti facilmente.»
Le parole di Sam mi rincuorano un po' anche se non cancellano dalla mia mente l'idea orribile che mi sono fatta.
«Va bene. Sai che ti dico? Dopo scuola andiamo alle prove della band. Come ai vecchi tempi li prendiamo un po' in giro mentre litigano fra loro» mi dà il cinque strappandomi una risata.
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«Ragazzi, facciamo schifo.»
«Sei tu che fai schifo, amico.»
Tristan e Ash stanno battibeccando sotto i nostri occhi come dei ragazzini. Sam ed io ci stiamo sganasciando dalle risate perché la scena va avanti da un po' e Jamie sta cercando di placare gli animi.
«Ok. Basta. Mi arrendo» comunica, sedendosi fra me e il fratello sul divanetto. «Mi hanno spompato con le loro stronzate» mentre si stiracchia, il mio occhio attento cade sul bordo della maglia che sale su, lasciando in bella vista un lembo di epidermide scoperto. Diciamo niente che non abbia già visto dato che sul palco si ritrova sempre a torso nudo.
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Lasciami Entrare
Jugendliteratur{Libro 1+ Libro 2} Rosie Collins è una ragazza affabile e socievole, finché non le fai girare... gli occhi al cielo troppo spesso! Si divide tra l'ultimo anno di liceo; il lavoro al ristorante di suo padre; le serate con gli amici Ginnie Fitz e Sam...