47) Costruire un bazooka con uno stivale e un chewing-gum

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«Non può piovere per sempre» diceva Eric Draven. Ma in questo momento sembra che la pioggia non voglia smettere di venire giù, come se gli angeli, seduti sui nuvoloni grigi che ricoprono la città, si siano armati di secchi d'acqua e stiano facendo a gara di gavettoni su Rosie Collins.

Uscita dalla metro, cinque minuti fa, ho scoperto che il sole che stamattina illuminava Londra, si è dileguato, ma io continuo a marciare imperterrita verso la mia meta, anche se bagnata fradicia.

La mia testa si è svuotata dal momento in cui ho messo piede fuori scuola. Nello stato in cui sono ora non so nemmeno come riesco a non perdermi, l'unica cosa che guida il mio corpo è la rabbia.

Con i pugni serrati lungo i fianchi e la faccia di una alla quale hanno appena ucciso il gatto, percorro il vialetto della villa calpestandolo con forza.

Suono il campanello insistentemente, prendo a calci la porta e nonostante il dolore all'alluce, non mi fermo. Sono troppo nervosa per darmi un contegno.

Non so quanto tempo dura l'incontro di box con la porta, ma immagino che sia la faccia di Noah a ricevere i colpi finché un Jospeh dalla faccia infuriata la spalanca di schianto.

Presumo stesse dormendo per gli occhi gonfi, il pigiama e lo sbadiglio che mi dà la possibilità di vedere anche le tonsille. Quando capisce che sono io, il nervosismo sparisce per far spazio all'incredulità.

«Noah è in casa?» domando col fiatone.

Devo sembrargli una pazza isterica con gli occhi spiritati, ma non mi interessa fare buona impressione​ ora.

«Piccola, cosa ti è successo?» chiede con voce arrochita dal sonno e sincera preoccupazione.

«Noah è in casa?» ripeto brusca come un disco rotto.

Mi dispiace parlargli così, non è con lui che dovrei prendermela, ma sono troppo fuori di me per ricordare le buone maniere.

Fanculo l'educazione!

«Rosie, sta riposando» prova a dissuadermi, ma caro mio, sono pronta anche a passare sul tuo cadavere nonostante la simpatia che provo per te.

«Devo parlare con lui quindi, o mi fai entrare con le buone o mi metto a gridare: aiuto, mi sta picchiando» alzo la voce di proposito, lanciandogli un'occhiata di sfida per fargli capire che sono pronta a tutto, anche a costruire un bazooka con uno stivale e un chewing-gum. Se ci riesce MacGyver a costruire una bomba con un cellulare e un filo interdentale, io posso montare un bazooka: pace all'anima di quella serie TV.

«Sei tremenda» commenta, con la bocca leggermente schiusa per lo stupore della mia audacia.

«Già me l'hanno detto» ribatto, pensando a Sam che prima mi ha definita in modo simile.

«Già c'è la novantenne della casa affianco che mi ha addocchiato, mi spia non so se perché crede che sia uno spacciatore oppure perché le piaccio» tira fuori la testa e lancia un'occhiata alla sua sinistra.

«Adesso mi fai entrare?» mi spazientisco.

Lui si fa da parte invitandomi ad entrare con un gesto teatrale e finalmente varco la soglia. La casa è quasi completamente al buio, tranne che per la luce in soggiorno. Non sembra lo stesso posto in cui sono stata due giorni fa, sarà per la mancanza di musica e di gente.

«È...»

«Conosco la strada» lo zittisco, sollevando una mano aperta.

Per quel poco che mi ricordo quando sono scappata via di qui sabato, la sua camera dovrebbe essere di sopra, l'ultima in fondo a destra.

Lo sorpasso e salgo le scale accorgendomi di stare tremando, un po' per i litri d'acqua che mi sono beccata e un po' per l'adrenalina che mi sale essendo così vicina al mio "obiettivo".

Nel corridoio scorrono prima tre porte, tutte chiuse. L'ansia aumenta e il tremolio anche. Quando finalmente arrivo a quella giusta, o almeno spero lo sia, mi prendo qualche secondo per riprendere fiato e dare una strigliata al mio folle cuore che galoppa feroce contro il petto.

Sollevo la mano colpita dagli spasmi. «Basta, idiota» mormoro a me stessa.

Spalle dritte, petto in fuori, testa alta e mento in su.

Sto per picchiare le nocche sul legno della porta, ma poi ci ripenso e apro la porta facendola sbattere al muro.

Lo ripeto: non me ne frega niente delle buone maniere.

Nella stanza c'è il buio pesto, vedo solo nella penombra il letto al centro della parete a sinistra, vestiti sparpagliati qua e là sul parquet e a destra l'armadio a muro con le ante aperte.

Cerco l'interruttore della luce tastando la parete e senza scrupoli illumino "d'immenso" la camera.

Noah è nel suo letto ricoperto per metà, fino alla vita, dalle coperte blu e la parte superiore, invece, è nuda. Esibizionista. È dicembre, si gela e lui dorme mezzo nudo... almeno che non sia abbracciato a una brace.

È a pancia in giù avvinghiato al cuscino che, con un mugolio, si passa sulla testa evidentemente infastidito dalla luce.

Spalanco le tende della finestra e la apro facendo entrare la brezza fresca del mal tempo: così impara a dormire a torso nudo.

Accendo la TV e la sintonizzo sulla radio, alzo al massimo il volume e mi giro lanciandogli il telecomando sulla schiena.

«Ma che cazzo?» brontola, sfilando la testa dal cuscino e guardandosi intorno tramortito.

«Ma che cazzo, dovrei​ dirlo io» grido, raggiungendo il lato destro del suo letto.

Balza a sedere e la prima cosa che noto sul suo volto assonnato è il labbro inferiore tagliato e un po' gonfio.

Mi fa un certo effetto vederlo così, mi si stringe un pugno intorno al cuore. E poi, penso a Jamie in che condizioni sia.

Mi mette a fuoco strizzando gli occhi e la sua reazione è la stessa di Joseph: perplessità.

«Tranquillo, non stai dormendo, sono il tuo incubo vivente oggi» mi metto a braccia conserte e lo fisso con occhi truci.

La seconda cosa che noto sono questi scultorei pettorali... non vorrei essere banale, ma sembrano proprio quelli delle statue di marmo che studiamo sui libri di arte.

Ciancio alle bande.

Cioè, no. Bando alle ciance.

Che ciance!

Distolgo l'attenzione dal suo torace... se lo chiamo così mi fa pensare alle lezioni di scienze ed evito di fissare come guizzano.

«Bocconcino?» ritorno con lo sguardo sul suo labbro spaccato che si muove in un ghigno malizioso. «Sei venuta qui, tutta bagnata per me?»

«Vaffanculo!»

Spazio autrice

Take it easy, people ✋🏼 non è finita qui 😆
C'è un altro capitolo al seguito. Ho solo voluto dividerli perché uniti venivano troppo lunghi 😅
Chiedo scusa se non ho pubblicato quando promesso, ma questi due mi fanno impazzire 😆😭😓
Ok. Vi lascio alla lettura e stay tuned per l'aggiornamento. 😍
Stelle stelle comete 💫 stelle cadenti 🌠 stelle filanti 🎊

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