32) I miei bulbi oculari sono disubbidienti

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Non capisco perché i miei organi si inceppano in continuazione. Chiederò ad Hanna di farmi un check up completo per accertarmi che non soffra di qualche rara allergia ai bei ragazzi.

Mi concentro sui polmoni per farci entrare più ossigeno possibile, il cuore cerca di riacquistare il suo abituale funzionamento però, man mano che riprende a battere, acquista velocità e inizia a scalpitare prepotentemente. Le gambe sono diventate di piombo, non accennano a muoversi da questo quadratino di pavimento nel quale sembra abbia messo radici. Il vassoio che sostengo con fatica, traballa di conseguenza al tremolio delle mani.

Il corpo non risponde ai miei comandi, ma quelli che mi disturbano di più sono gli occhi. Me li caverei con un paio di cannucce che ho a portata di mano qui nella bacinella.

Posso anche passare sul fatto che sono imbambolata nello stesso posto, o che sto per svenire per mancanza d'ossigeno, o che il cuore stia per squarciarmi il petto, ma non accetto che i miei bulbi oculari sono così disubbidienti.

Noah, seduto sul divano del privè, sulle gambe ha quella che credo sia la sua ragazza, ma non posso esserne sicura perché è di spalle ed è occupata a tempestargli di baci il collo, o a succhiargli il sangue dalla giugulare, non so.

Una strana sensazione mi pervade partendo dallo stomaco. Un fremito improvviso si insinua sotto la mia pelle. Non capisco di preciso cos'è, ma non mi piace perché mi fa venire voglia di gridargli contro e di prenderlo a sberle.

Non distoglie lo sguardo da me neanche per un secondo, nonostante ci sia una bella ragazza a intrattenerlo con entusiasmo.

È stupito inizialmente, dopodiché la sua fronte si aggrotta per il nervoso. Mentre le sue già sottili labbra sono così tirate quasi a sparire. Le sue mani finalmente si spostano dal fondoschiena della tizia e provo sollievo.

Sollievo non per me, ma per lei e la sua immagine!

Se la scosta senza badare alla delicatezza, come se gli stesse dando fastidio, e prima di vedere il resto, decido che ho assistito allo spettacolo per troppo tempo. Mi volto di scatto come una molla e mi fiondo tra la folla.

Ispira. Espira.

Perché mi incentivo a respirare? Non è mica un corso di pronto soccorso?!

Quanto mi odio!

Quanto lo odio!

Cosa avrà pensato di me?

Che prima lo evito non rispondendo ai messaggi che mi ha inviato lunedì, e che poi mi metto a spiarlo e guardarlo in un momento di intimità con la sua fidanzata... ecco cos'ha pensato.

Che rabbia!

Per me... non per la sua intimità! Specifichiamolo.

«Rosie!» tuona alle mie spalle. «Ma che cazzo!» esclama, prendendomi il gomito. Volevo seminarlo, ma con le gambe che si ritrova riuscirebbe a scavalcare anche tutta questa gente senza difficoltà... non mi stupisce che mi abbia raggiunta.

Mi attira al suo petto e mi sembra di essere finita su una parete d'acciaio.

È sodo. Cavoli!

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