La Citroën C3 sfrecciava tra le strade di LA e la situazione dentro l'abitacolo era apparentemente tranquilla proprio perché non volava una mosca.
Sharlene Johnson non aveva occhi che per la strada e Robert Downey Jr non sapeva se fissare la ragazza o il nulla più totale. Voleva parlarle, fare lo stupido per farla sorridere, ma vedeva quel muro spesso ed enorme che lo divideva dal cuore della ragazza.
Decise di guardarla senza sembrare un maniaco.
Gli occhi smeraldo erano nascosti dagli occhiali da sole che aveva scelto per lei, sentendosi in colpa per averla costretta a vestirsi in quel modo che la rendeva a disagio.
Robert si diede mentalmente dello stupido: già Sharlene era una ragazza davvero timida, una di quelle che per riuscire ad intavolare una conversazione vera e duratura dovevi o urlarle contro oppure metterle le mani addosso, e lui non lo avrebbe mai fatto.
Doveva capire che essere seminuda, in macchina ed accanto ad un uomo non era la posizione più comoda per entrambi.
Osservò i lineamenti genuini del volto della Johnson, soffermandosi sul suo corpo bello ma troppo magro per i suoi gusti. La canotta rivelava un pezzo delle sue costole quasi sporgenti. Robert quando l'abbracciava si tratteneva a stento dal staccarsi da lei al contatto con le sue costole, lo impressionavano.
Voleva guarirla, farla sentire a suo agio.
Si sentiva in dovere di fare da padre a quella ragazzina che gli sembrava davvero sola oltre ogni limite.
Non gli importava se il dover camminarle accanto con una mano sulle sue spalle avrebbe attirato i paparazzi e messo in discussione il suo rapporto con Susan, che amava ancora da morire, gli importava solo di riuscire a portare un sorriso nella vita cupa della sua regista.
Dopotutto si sentiva sporco dentro se era lui la causa di lacrime o di qualsiasi dolore.
Sharlene intanto era arrivata grazie al gps davanti alla casa che ospitava i membri del cast per il loro primo incontro.
Scesero dalla sua auto e subito il caldo lì avvolse in una morsa stretta e soffocante; i due entrarono nell'edifico dove un tipo grasso, basso e baffuto li scortò fino ad una porta nascosta nei meandri dei numerosi corridoi del palazzo bianco.
Non appena il tipo se ne andò Sharlene non fece in tempo ad abbassare la maniglia che sentì due braccia forti prenderla e voltarla con delicatezza, attaccandola al muro.
Respirò profondamente prima di lanciarsi nel marrone scuro dei due occhi che la stavano fissando con apprensione.
Robert voleva parlarle chiaro prima di farle incontrare il cast che era carismatico almeno quanto lui, ma non appena sentì la pelle candida di Sharlene tremare sotto i suoi polpastrelli e vedere i due smeraldi fissarlo come un cerbiatto fissa il cacciatore mentre la sua bocca tremava incontrollata decise di rimandare il discorso a dopo.
Sharlene si sentì avvolgere da quelle due braccia, il suo mento era arpionato sulla spalla possente di Downey che si era leggermente chinato per poterle avvolgere la vita con più comodità, accarezzandole la testa mentre le sue labbra davano dei piccoli baci sulla tempia della ragazzina.
Sharlene Johnson, non sapendo come reagire, diede una piccola pacca sulla spalla dove aveva appoggiato il viso più per invitarlo a staccarsi che a dare segni di apprezzamento al suo gesto d'affetto.
Si stava preparando per entrare in modalità lavoro e aveva quasi finito la trasformazione se solo Robert Downey Jr non l'avesse abbracciata con tale sentimento.
-Ti voglio bene piccola regista.
Sussurrò lui calmo, facendo un passo in avanti per non sbilanciarsi dalla forza del suo abbraccio, facendo indietreggiare Sharlene che si ritrovò contro il muro con un metro e settantaquattro praticamente addosso che la stava quasi soffocando in quel affetto.
Le sue braccia erano poste lungo i fianchi e più di una pacca sulla spalla non sapeva fare.
Decise di entrare in modalità lavoro altrimenti stavano lì per anni ed anni.
-Mi stai soffocando, staccati che il lavoro chiama.
Robert si levò subito come se si fosse scottato e la fissò sbalordito.
-Ma che ti è successo?
-Si chiama modalità lavoro Downey, non crederai che io sia una mummia anche mentre lavoro vero?
Faceva parlare un'altra lei al suo posto, quella che parlava un po' spavalda e logorroica era solo una maschera, un personaggio che usava per il suo tipo di lavoro che richiedeva autorità e farsi rispettare.
-Questa non sei tu, perché stai recitando con me?
La Sharlene originale non osava rispondergli, tantomeno la copia opposta di se stessa.
Fece per girarsi ed aprire la porta, ma Robert digrignò i denti e posò le mani ai lati dei suoi fianchi, rinchiudendola in una gabbia che spaventava a morte la vera Sharlene Johnson.
-Dimmelo subito.
Ordinò.
Silenzio.
Downey le si avvicinò con il viso, soffiando come un drago che mira ad uccidere il cavaliere, ma si sa che alla fine vince sempre il buono.
-Riuscirò a toglierti questa maschera mentre lavori, devo insegnarti che tu sei una e non tante maschere, non voglio farti cadere nel mio stesso errore.
La maschera della sfrontatezza si fece avanti.
-Perché ti importa di me?
Oh, Robert sapeva giocare molto meglio di lei in fatto di maschere e sapeva come riuscire a mirare bene verso il cuore della Sharlene timida, quella che conosceva.
-Non credere di essere speciale per me Johnson, sei solo fortunata ad avere una persona come me a cui piace aiutare le persone.
E Robert vide, in fondo ai due smeraldi, il dispiacere illuminarsi per poi essere velocemente sostituito dal menefreghismo della sfrontatezza.
Sharlene serrò le labbra e tolse di torno Rob, aprendo la porta dove dentro c'erano sedute su un divano lungo sei persone che si alzarono alla sua entrata.*questo capitolo è più dedicato al punto di vista di Roberto che amiamo anche prima di essere nati. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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Siamo Uguali
RomanceSharlene Johnson è una giovane regista alle prime armi ma con un immenso talento, per questo le affidano la creazione di un film popolato dai migliori di Hollywood, tra cui il suo idolo. Sharlene ha un grosso problema: odia le persone. Nessuno riesc...