Sharlene Johnson era un guscio vuoto, un fantasma che vagava fino ad entrare nella sua C3 portatasi appresso per viaggiare dalla villa al set. Non appena chiuse la portiera sentì il silenzio opprimerla e con le lacrime incrostate sulle guance accese l'auto, sentendola singhiozzare sotto di lei.
Due occhi vitrei come uno squalo i suoi.
Maggie era morta, era morta davvero e lei? A lavorare dall'altra parte del mondo. No, non andava bene. Tutto ciò era uno schifo, le lacrime erano uno schifo, guidare era uno schifo perfino lavorare era uno schifo ai suoi occhi.
Non cercava un abbraccio, non voleva parlare con nessuno.
Tutto dentro, nulla di comprensibile perché aveva sbagliato a lasciar da sola la sorella vittima di una morte lenta.
Guidava senza emozioni, quasi andò a sbattere contro un taxi talmente la mente era fusa dai ricordi e quasi poteva vedere Maggie seduta sul sedile del passeggero dirle che no, non doveva creare un altro castello in cui barricarsi. Dio se solo fosse reale quella visione.
Neanche City Of Angels dei Thirty Seconds To Mars la distrassero dal dolore che prendeva posizione.
Scappare, fuggire, via da qua.
Dritto all'inferno questa era la verità.
Chiuso il cuore non lo puoi più riaprire, se non con le maniere forti. Un ricordo dove ridevano giocando sulla spiaggia la fece parcheggiare bruscamente a lato di una stradina isolata che la portava alla villa, inchiodò con un verso stridulo.
Troppe lacrime che esplodevano dentro al cuore strappato fuori dal petto e chiuso dentro un dannato cassetto.
La gola bruciava e si passò ripetutamente la mano sul collo per cercare sollievo, prendendo profondi respiri e guardando i propri occhi sullo specchietto retrovisore.
Due smeraldi frantumati.
Appoggiò la testa sul sedile, sentendo la bocca piegarsi in una naturale espressione di dolore, piangendo come una dannata, urlando fino alla disperazione e sfogando la rabbia prendendo a pugni il volante.
Quell'urlo le squarciò la gola e fu sicura di aver sentito il cuore fare le valigie e andarsene via, per sempre.
Sharlene trovò la forza di guidare fino alla villa, parcheggiando nel garage enorme fino a salire su, in camera. Non appena entrò era già pronta a lasciarsi cadere tra la disperazione abbracciando il cuscino regalato da Robert che una voce la risvegliò.
-Va tutto bene?
Alzò gli occhi gonfi e stanchi su l'unico volto che non avrebbe voluto vedere, qualunque volto, ma non il suo. Sapeva che stava per aiutarla e non aveva scelta, sparagli contro oppure abbassare le armi.
Decise che no, non gli avrebbe mai fatto del male quindi abbassò il fucile lasciandosi travolgere dal cuore enorme di Robert che era lì, seduto sulla poltrona con un mazzo di chiavi in mano.
-Cristo no, non va bene.
Abbassò lo sguardo e strinse il setto nasale tra il pollice e l'indice, le lacrime che cadevano a terra come grandine.
Sentì due braccia circondarla e un mento barbuto appoggiarsi sul suo capo, una mano che le accarezzava il braccio mentre Sharlene rimaneva con la testa tra le mani, poggiandosi sul petto di Downey.
-Ci sono io, ci sarò io.
Robert le alzò il volto sorridendole gentile per poi premere le sue labbra contro quelle della ragazza.*sono in pieno shock Sherlockiano, capitemi. Oggi non appena sono uscita da scuola cosa mi si è parata davanti appena svoltato l'angolo? UNA CITROËN C3 UGUALE IDENTICA A QUELLA DI SHARLENE E IO STAVO SBAVANDO. Deve essere una coincidenza, che altro può essere. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Siamo Uguali
RomansaSharlene Johnson è una giovane regista alle prime armi ma con un immenso talento, per questo le affidano la creazione di un film popolato dai migliori di Hollywood, tra cui il suo idolo. Sharlene ha un grosso problema: odia le persone. Nessuno riesc...