«Non cambiare discorso. Ci sto riuscendo sì o no?»
Eh...bella domanda pensai, cercando di trovare qualcosa da dire.«Può essere» risposi, dopo averci riflettuto su. Lui mi sorrise, come se avessi detto di sì, e per qualche ragione, sorrisi anche io di rimando.
«Quando ammetterai che ti piaccio?» mi chiese subito dopo, senza perdere l'espressione allegra.«Dobbiamo ordinare» dissi, notando il cameriere di fianco al nostro tavolo, con un block-notes in mano, pronto a scrivere. «Un panino con verdure grigliate ed insalata» dissi subito, trovando l'unico piatto vegano disponibile nel menù.
Dopo aver ordinato, mi guardò, segno che voleva una risposta anche a quella domanda.Perché fa dannatamente caldo in questo locale? E perché lui non si distrae?
«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere» borbottai poi, ricordandomi la frase che dicevano sempre nei telefilm polizieschi. Lui mi sorrise di nuovo.
Perché diavolo sorride continuamente? L'ansia mi stava leggermente assalendo.
Perché il cameriere non arriva? Ma quanto ci sta mettendo? E perché io mi continuo a fare tutte queste domande?
«Se tu non ti decidi a parlare, parlo io» disse, interrompendo il silenzio. «Ti ricordi com'ero all'inizio dell'anno?» mi chiese lui.
Io ci pensai qualche istante poi risposi, un po' incerta «Più abbronzato?»
«A parte quello» disse lui, sorridendo.
«Ma la smetti di sorridere?» mi lamentai, sbuffando, mentre lui mi guardava con uno sguardo interrogativo.
«Perché? Cos'ha il mio sorriso che non va?» domandò perplesso.
«È troppo... perfetto» risposi dopo un po'. Lui si mise a ridere, mentre io sbuffai per l'ennesima volta.
«Ritornando al nostro discorso, io intendevo dire che all'inizio dell'anno avevo tutte le ragazze che volevo, e ne cambiavo praticamente una a settimana, se andava bene, altrimenti duravano anche meno» disse lui, cercando di rimanere serio. «Ma ora sono cambiato» aggiunse subito dopo, riprendendo a guardarmi, dopo aver distolto leggermente lo sguardo alle ultime parole. Il cameriere arrivò subito dopo, portando i nostri panini e le bevande.
Io amo il cameriere. Decisamente. No, forse sto esagerando, ma mi ha salvata. Iniziai a mangiare il panino, più lentamente possibile, in modo da far sì che, se mi avesse fatto domande, avrei avuto una scusa per non rispondergli. Purtroppo, i panini non sono infiniti, quindi, seppure lentamente, finii anche io di mangiare, mentre lui aveva finito da più di dieci minuti. Pagò lui e ci avviammo verso il parco, la vera "destinazione" di quel pomeriggio. Appena arrivati al parco ci sedemmo su una panchina, con vista sulla fontana.
«Sai qual è la differenza tra te e un cactus?» mi chiese, guardandomi.
«Come fanno ad esserci differenze, visto che io SONO un cactus?» risposi sorridendo, decisamente sorpresa dalla piega presa dalla conversazione.
«Era una cosa seria! Dai, fammi felice, chiedimi 'quale?'» mi disse, facendo gli occhi dolci.
«Quale?» domandai, per farlo felice.
«Che se ci fosse un cactus non mi avvicinerei mai! Mentre se tu fossi un cactus ti abbraccerei lo stesso!» disse stringendomi in un abbraccio inaspettato. Rimasi leggermente spiazzata dal gesto, ma quando realizzai, ricambiai l'abbraccio.
«Frase trovata su internet, eh?» gli chiesi, prendendolo in giro.
«Non rovinare il momento» mi disse lui, allentando la presa.
«Sento che mi pentirò presto di quello che sto per fare» dissi, osservando la sua espressione incuriosita. «Cosa stai per fare?» mi chiese, mentre io presi coraggio e risposi «Sì, ci sei riuscito e sì... mi piaci, anche se non mi so spiegare ancora come sia potuto succedere» risposi sinceramente ad entrambe le domande fatte prima, osservando le sue labbra arricciarsi in un sorriso, un sorriso meraviglioso. Mi scostò una ciocca di capelli dal viso e si avvicinò a me, con l'intento di baciarmi. «Comunque, prima non mi hai fatto finire la frase, al negozio di cactus sono arrivate le nuove piante, sono davvero stupende, penso che ci ritornerò nei prossimi gior...» non mi lasciò finire la frase, che le sue labbra si posarono sulle mie.
«Penso sia un ottimo modo per farti stare un po' zitta» disse, dopo essersi allontanato di qualche centimetro.
«Quindi pensi che io parli troppo, vero?» gli chiesi, ma lui, al posto di rispondermi, fece di nuovo annullare le distanze tra di noi, con un altro bacio stupendo.
STAI LEGGENDO
Being the way that you are is enough - L.P. AU
FanfictionLONDRA - 2011/2012. Richiusi l'armadietto e mi avviai con Amy verso la nostra classe, trovandomi davanti ad uno spettacolo disgustoso: la battona era incollata a Payne e sembrava quasi un aspirapolvere. «Osceni» commentai a bassa voce, passando v...