Rientriamo in casa in fretta, desiderose di metterci al caldo e mangiare qualcosa, dopo una lunga giornata faticosa. Il liceo di Pilar è ovviamente fornito di una mensa scolastica per il pranzo, ma si sa che il cibo che vi servono non è mai un granché. È incredibile come questa realtà - pasta scotta, polpettone freddo, insalata insipida e succo di pera per gli stitici - sia conosciuta dai genitori quanto dagli alunni, eppure nessuno si decida a fare qualcosa per migliorare i pasti che i ragazzi devono consumare durante la settimana per riprendere le forze e affrontare carichi le ore scolastiche pomeridiane. In realtà, io stessa avrei voluto fare qualcosa di concreto a riguardo, ma Esteban mi ha gentilmente chiesto di non fare questioni per stronzate simili e Pilar mi ha più volte assicurato che andava bene così, per quanto stentassi a crederci.
Ad ogni modo, non ho messo nulla sotto i denti oggi a pranzo, perciò sono abbastanza affamata da affrettarmi a cucinare qualcosa di buono e decidere di pensare un'altra volta alla mensa della scuola.
Il tempo di mettere una padella sul fornello acceso è a malapena sufficiente a trattenere la curiosità di Pilar, che mi guarda da una decina di minuti in attesa che io continui a raccontarle della mia esperienza in Australia. Mi appoggio al ripiano della cucina e rivolgo lo sguardo verso la finestra dall'altra parte della stanza, perdendomi fra i miei ricordi.
«Paige Thomas stava praticamente per svenire dopo il sorriso - o smorfia, che dir si voglia - che Michael mi ha rivolto e io avrei tanto voluto assicurarmi che si riprendesse presto, ma mi sono accorta che l'attenzione era stata di nuovo attirata e penso che capirai facilmente da chi.»
Pilar mi guarda, mentre io trattengo un sorriso. Poi sorride anche lei, capendo a chi mi riferisca. «Calum!» esclama, sembrando sempre più interessata alla vicenda.
«Esattamente. Indossava un paio di occhiali da sole, ma era comunque evidente che stesse cercando qualcuno con lo sguardo. Pensando bene che fosse lì per me, dato che aveva frequentato un altro liceo e non credevo fosse lì per qualche suo conoscente, mi sono fatta notare agitando le braccia al cielo e lui ha subito sorriso, avvicinandosi a me. A quel punto, Paige ha iniziato ad ansimare come per un attacco di panico improvviso e, quando Calum mi ha salutato con un "ciao" deciso e un bacio sulla guancia fin troppo prolungato - cercava ancora di conquistarmi in quei giorni -, la ragazza mi ha guardata, a dir poco incredula. "Tu conosci Hood?" mi ha chiesto, quasi urlando, senza preoccuparsi minimamente della presenza del ragazzo, che se la rideva fra sé. "Ciao anche a te," l'ha salutata, provando a trattenere a stento le risate e sfoderando un sorrisetto, fra i migliori del suo repertorio. "Ci conosciamo?" le ha chiesto poi, ma non sembrava interessato a una nuova conquista, quanto piuttosto a capire come facesse Paige a conoscere il suo cognome. La ragazza, di tutta risposta, sembrava sempre meno cosciente di ciò che la circondava e, per evitare un suo sicuro svenimento, l'ho stretta velocemente in un abbraccio, ringraziandola per avermi aiutato con il mio primo giorno di scuola, e l'ho salutata, per poi trascinare Calum fuori dal cancello della scuola e tornare a casa Hood.»
«Immagino Calum fosse soddisfatto del fascino che esercitava sulle ragazze,» commenta Pilar, senza riuscire a trattenere un sorriso. Calum deve andarle davvero a genio, altrimenti non saprei come spiegare questa simpatia che dimostra nei suoi confronti.
«Eccome,» rispondo, annuendo per rafforzare il concetto. «Così come era contrariato dal fatto di non riuscire ad ottenere lo stesso effetto su di me: infatti, ero già pronta a bombardarlo di informazioni sul mio primo giorno nella nuova scuola, senza accennare ai suoi muscoli strategicamente messi in risalto da una t-shirt nera piuttosto attillata e ai suoi capelli sistemati alla perfezione, come se fosse rimasto per una buona ventina di minuti davanti allo specchio per acconciarli.»
«Però lo avevi notato!»
«Be'... sì,» ammetto, mentre mia figlia mi rivolge un'occhiata piuttosto eloquente. «Non ho mai negato fosse un bel ragazzo e, tra l'altro, era perfettamente in grado di attirare l'attenzione a suo piacimento. Nulla di più,» mi affretto a spiegare, dato che Pilar sembra avermi fraintesa ancora una volta riguardo a Calum.
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Twenty Years Ago || Michael Clifford
Fanfiction«No, senti, stai perdendo tempo. Davvero, Michael, non sono la persona che cerchi.» «Sì che lo sei, invece. Ho il tuo nome tatuato sull'inguine da vent'anni!»