XI

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In quei giorni la scuola era occupata e Federico voleva restare da solo con lei, non andare a scuola dove ci sarebbero stati anche gli altri.
«Ci facciamo un giro? Per esempio sul lungomare?»
«Umh, okay.»
Lei era così vivace, divertente, diretta. Aveva il potere di farti sentire sempre inferiore considerando ogni cosa la più normale del mondo.
Uscirono di casa, lui le aprì la portiera e l'aiutò a salire e, prima di chiudere la portiera e salire in macchina, si assicurò che lei avesse la cintura.
Stavano congelando dal freddo, Federico aprì il riscaldamento e si mise la cintura.
Dopo un po' di strada passata in silenzio, Eleonora accese la radio e partì la musica. Lei si mise a cantare.
Federico la guardò e rise.
«Che ridii!?»
«Niente... È solo che sembri una bimba.»
Lei sorrise. Era felice di stare con lui.

Arrivarono sul lungomare. Era deserto, i negozi chiusi. Un luogo perfetto per stare insieme senza essere disturbati.
Scesero dalla macchina e lui la baciò sussurrandole un 'Ti amo' dolcissimo.
Iniziarono a camminare, lui aveva il braccio sulle spalle di lei ed Eleonora sulla sua schiena.
Si sedettero sulla spiaggia deserta, la testa di lei sulla spalla di lui, abbracciati. Fissavano lo mare, il meraviglioso Mar Tirreno con le sue correnti, le sue luci particolari e le onde d'inverno che rispecchiavano perfettamente lo stomaco in subbuglio di Federico.
Eleonora si stringeva sempre di più a lui per il troppo freddo. E lui cercava sempre di riscaldarla il più possibile. Non parlavano, era un silenzio imbarazzante.
Federico voleva baciarla di nuovo.
Il mare era stupendo, le onde avevano tante sfumature di blu.
Eleonora si mise dritta e guardò Federico negli occhi. Sembrava stesse leggendo tutto quello che sentiva perché poi lei si avvicinò a lui e sfiorò le sue labbra, lui le schiuse e si baciarono. All'inizio fu un bacio lento e appassionato, le labbra di Eleonora erano morbide e sottili e le labbra di Federico screpolate per il freddo. Si baciarono senza fermarsi per minuti, sempre più desiderosi l'uno dell'altra. Si sdraiarono sulla sabbia morbida continuando a baciarsi.

Una vibrazione. La tasca di Federico continuava a vibrare. Lui dovette interrompere il bacio per rispondere al telefono.
«OHHH, DOVE MINCHIA SEI? A SCUOLA TI CERCANO TUTTI!!» urlò Francesca al telefono.
«Calmiamoci, che è successo?»
«Un quartino si è fatto male. LA RESPONSABILITÀ È TUA, DOVE SEEEEEEI?»
«Calmati, sono a mare.»
«CHE CAZZO CI FAI A MARE CHE I GENITORI DI QUESTO TRA POCO TI DENUNCIANO!!»
«Calmati un attimo, non sono solo io il rappresentante d'istituto. C'è anche Teresa.»
«TERESA È A CASA CON LA FEBBRE, CI SARESTI DOVUTO ESSERE TU QUA A SCUOLA, COGLIONE!!»
«Voi del direttivo non potete fare niente?» disse lui, sempre calmo sperando che lei si calmasse.
«Ci siamo solo io, Giulia, Martina e Maria a scuola. Gli altri stanno male. NON C'È NEANCHE ELEONORA CHE STA BENE!» fece una pausa, respirò e continuò «CHE CAZZO DI RAPPRESENTANTE D'ISTITUTO SEI SE TE NE VAI A MARE MENTRE NOI CI SPACCHIAMO IL CULO A SCUOLA?»
«Eleonora è con me.»
«OH, CERTO. FATE I PICCIONCINI A MARE, VA BENE, VAH.» stava per chiudere il telefono ma disse, da amica questa volta «L'ho sempre detto che vi sareste messi insieme. Auguri. E VEDETE DI VENIRE A SCUOLA.» e attaccò.

«Avevi il vivavoce?» chiese Eleonora.
«No, ho anche abbassato il volume al minimo perché mi stava facendo partire un orecchio.» disse ridendo. Rise anche lei.
«Forse è meglio tornare a scuola, poverina.»
«Io voglio restare con te.»
«Anche io.» e la baciò sulla fronte.
«Ti amo.»
«Ti amo anche io.»

Arrivarono a scuola, Francesca li aspettava davanti al portone, sul marciapiede. Vide subito la macchina e loro videro lei molto arrabbiata, con le occhiaie e senza trucco.
Quando scesero e andarono da lei, lei iniziò subito ad urlare «SI PUÒ SAPERE COME TI È VENUTA IN MENTE LA BELLA IDEA DI ANDARE A MARE?! NON SONO IO RESPONSABILE DELLA SCUOLA MA TUUU, CHE HAI PROCLAMATO L'OCCUPAZIONE!!» li abbracciò insieme e disse «State bene insieme. Ancora auguri! Aw.» sorrideva. «Ah, un'altra cosa, IO STA NOTTE SONO STATA QUA AL FREDDO AD ASPETTARTI, FEDERICO. MA SCOMMETTO CHE TU ERI CON LEI... MAGARI AL CALDO NEL LETTO, VERO?»
Lui fece un sorriso imbarazzato ed entrò nella scuola, Francesca li seguì dicendo, questa volta senza urlare per non attirare attenzioni. «Sta mattina eravamo in quattro sulle scale per l'assemblea. Una cosa vergognosa! Ho fatto io il bel discorsetto che dovevi fare tu! Meno male che me l'avevi accennato sennò non avrei saputo cosa dire!»
«Dov'è il ragazzo che si è fatto male?»
«Quello stupido quartino voleva buttarsi dalla finestra DICO IO LA PORTA PER TE NON ESISTE?! però Lollo l'ha visto in tempo e l'ha fermato ma il bambino ha sbattuto la gamba contro la parete e penso se la sia fratturata se non addirittura rotta. Ha chiamato i suoi genitori e si è fatto prendere. Così mi ha detto Vanessa che era alla porta.»
«Tu dov'eri in tutto questo che ti lamenti di me?»
«A TENERE IL CORSO DI FOTOGRAFIA CHE DOVEVI FARE TU! PENSAVO STESSI MALE!»
«Okay, ma calmati.»
«HO TUTTE LE RAGIONI PER ESSERE INCAZZATA.»
Entrò Maria, una ragazza di III E, nell'aula del direttivo dove si trovavano Francesca, Federico ed Eleonora dicendo «Ehi! Calmatevi, le vostre urla si sentono dalla palestra.»
«Oh, Maria. Scusa ma capisci bene anche tu che la situazione non è delle migliori.»
«Ma neanche delle peggiori, Fra. Non è arrivata la DIGOS dicendo di sgomberare.» Maria aveva sempre quell'aria da sgualdrina sotuttoio che Francesca odiava.
«Va bene. Hai ragione.»
Maria ed Eleonora uscirono.
«Scusa, non dovevo prendermela con te. Ma questa situazione è opprimente.»
«Lo so, ma devi stare calma.»
«È che...» è scoppiò a piangere. In cinque anni Federico non l'aveva mai vista piangere, a lei non era mai importato nulla di nessuno. Ma ora piangeva. Lui l'abbracciò. Le braccia esili di Francesca non erano le stesse di quelle di Eleonora e la differenza si sentiva parecchio ma doveva consolarla. Tremava e piangeva. E aveva le sue ragioni. Non è facile dormire a scuola, sui banchi al freddo. Lui lo capiva però, quella notte, doveva stare con Eleonora, doveva baciarla e passare del tempo con lei.
«Sta notte dormi a casa, sto io a scuola.»
«Grazie.» singhiozzò lei. «Non fartene una colpa però.»

FedoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora