XII

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Quella notte restò a scuola ed Eleonora con lui.
Lui riuscì ad addormentarsi perché la notte prima non aveva chiuso occhio, lei invece dormì solo qualche ora.

La notizia del loro fidanzamento si era diffusa a macchia d'olio a scuola. Ma a loro non importava perché insieme erano felici.
Stavano bene insieme.

«Come hai capito di essere innamorato di lei?» chiese Claudia a Federico, dopo che aveva saputo della grande notizia.
«Stiamo parlando di Eleonora. È Eleonora. Ed è speciale. Ha quel nonsoche che la fa essere speciale. Mi piace il fatto che sia Eleonora.»
«Ok.» rispose Claudia perplessa. «Delle altre ragazze pensavi sempre questo?»
«No, loro mi piacevano ma avvertivo sempre la mancanza di qualcosa in loro. Non capivo mai cosa, era come se i miei sentimenti verso di loro fossero incompleti. Ed ora, finalmente, ho capito cosa.»
«E cioè...?»
«Loro non erano Eleonora.»

«Oh, Fede. Eleonora mi ha detto tutto. Come l'hai capito quindi?» Chiese Gloria quando rivide Federico dopo tanto tempo.
«Non lo so neanche io, l'ho baciata e lei ha ricambiato. Capisci? Ha ricambiato! Non me lo sarei mai aspettato. Per un attimo, mentre andavo a casa sua, ho pensato di tornare indietro perché avevo paura che lei mi rifiutasse. Invece no! Ha continuato a baciarmi!»
«...E poi avete scopato.»
«Non doveva dirti pure questo... Sono cose nostre.»
«Oh andiamo, Fede. Ci conosciamo da quando avevamo undici anni ed ora... Ne abbiamo diciotto!»
«Va bene, ma non doveva dirtelo!»
«Ma sono tua sorella!» quasi urlò lei.
«Lo stesso.»
«Sembrate due pazzi ma state bene insieme.»
«Grazie sorellina.»
«Vi voglio bene.»
«Anche noi.»

«Ele.» disse Federico ad Eleonora il giorno della disoccupazione.
«Sì?»
«Ti vedo triste, che hai?»
Lei lo guardò con gli occhi lucidi e si coprì il viso con le mani.
«I miei litigano sempre... Ed è quasi Natale...» rispose lei singhiozzando.
Lui le prese il viso e l'abbracciò accarezzandole le guance e togliendo i capelli dal suo viso.
Voleva fare qualcosa, ma non sapeva bene cosa. Doveva farla felice.
«Non voglio passare il Natale con loro che litigano per qualsiasi cosa.»

Eleonora era in casa la mattina del 24 dicembre, la vigilia di Natale. Era stanca di sentire le continue urla dei suoi che non riusciva a coprire neanche con la musica a tutto volume.
Suonò il campanello di casa, forse più di una volta. Ovviamente doveva rispondere lei perché gli altri molto probabilmente non l'avevano neanche sentito.
Guardò dallo spioncino e vide la faccia di Federico circondata da un mazzo enorme di rose. Aprì la porta subito e gli salì di sopra baciandolo.
«Andiamo via da qui, insieme. Passiamo il Natale da qualche parte da soli. Prendi qualcosa e scappiamo.»
Corse in camera sua, prese una borsa grande e ci mise dei maglioni, dei pantaloni, le mutande, un po' di trucchi e i soldi. Uscì di casa senza salutare, ma non le importava. Voleva scappare, andare via dalle urla e stare in silenzio sola con il ragazzo che amava più di ogni altra cosa al mondo.
Lui guidava la macchina e lei lo fissava, amava guardarlo perché a Federico dava fastidio essere fissato e lei adorava quando si arrabbiava.
«Daaai!, smettila.»
«Di fare cosa?» disse lei con voce da bambina.
«Di fissarmi. È inquietante.»
«Non vedo nient'altro di bello.»
Lui sorrise. E lei lo baciò sulla guancia.

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