Parte II: Chi non muore, si rivede

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È un caldo pomeriggio soleggiato, ma quasi spoglio di persone. Ace cammina tranquillamente in giro per i quartieri, con le mani in tasca, sperando di non incontrare volti poco piacevoli.

«Ehi, amico, come va la vita?"
Ecco, ad esempio quelli come Leo.

«Primo, non sono tuo amico.
Secondo, mi sto davvero scocciando,» la risposta del corvino è netta.

Leo decide di posizionarsi dietro ad Ace, e di seguirlo. Finché, il corvino non si accorge della sua presenza, ma sbuffa rumorosamente, lasciando che il ragazzino lo segua.
Ad un tratto, a rompere il silenzio del tragitto, è la pancia di Leo che incomincia a  gorgogliare rumorosamente, sollevando una risata da parte di Ace.

«Cosa ridi? Io ho fame,» commenta Leo alzando gli occhi al cielo, ma non sembra impietosire Ace, che sembra volerlo deridere di tutta risposta.

«E non hai quattro spiccioli per comprare un cornetto e tappare quella bocca, una volta per tutte

Leo lo scruta con uno sguardo insofferente, come se fosse stato appena preso a pugni. Poi, guardando altrove, gli confida quasi sussurrando:
«Se avessi quattro spiccioli non perderei il mio tempo a fare lo stupido, ti pare?»

Il ragazzino, colto dall'imbarazzo, corre immediatamente lontano, lasciando il corvino stupito e con il senso di colpa. Non avrebbe mai immaginato che un tipo solare e spensierato come Leo, potesse nascondere problemi simili.

Il giorno seguente, Ace si alza più pensieroso del solito. Come ogni mattina, si dirige sul balcone e si poggia sulla ringhiera, aspettando il buongiorno di Leo, che non arriva.

Sospira e ascolta le persone che chiacchierano, mentre passeggiano nel vialetto:
«Quell'ebete stamattina non si è presentato per fastidio, è un ragazzino insolente. Uno straccione da gettare nel cassone dei rifiuti.»

Sentire in quelle parole così tanto disprezzo, monta in Ace una rabbia incontrollabile. Il ragazzo apre il palmo della mano e lascia cadere piccole scintille sui capelli della donna, che così vanno meravigliosamente a fuoco.
Lei urla spaventata e la compagna le colpisce la testa con la sua borsetta, per spegnere il fuoco.

Una scena indimenticabile.

Ace scoppia a ridere, ma si trattiene e copre la bocca con una mano.

«Provo quasi pietà per loro,» commenta una voce, sbucata dal nulla.

Leo atterra improvvisamente sul balcano di Ace, cogliendo il corvino alla sprovvista.

«Perché mi hai difeso?»

L'altro non risponde, chinando il capo. Ignora il ragazzino e ritorna nella stanza. Tuttavia, Leo vuole delle spiegazioni e lo trattiene, tenendogli una spalla e l'altro risponde con voce rabbiosa:
«Io faccio ciò che voglio e non devo dare spiegazioni a un idiota.»

Leo si mostra risentito e ancora una volta, vorrebbe scappare. Allontanarsi da quelli che lo trattano in quel modo, ma proprio quando apre la bocca per rispondere alla provocazione di Ace, il campanello dell'appartamento inizia a suonare ininterrottamente.


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