Prede e predatori

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"Così non va bene, non va bene per niente!" Astra era scattata in piedi e già stava facendo i bagagli, quando un insonnolito Eragon alzò la testa dal cuscino guardandola storto.
"Cosa stai facendo?"
"Quello che dovresti fare anche tu. Scattare! Non hai sentito proprio niente? C'è stato uno squarcio nel Limes talmente forte da sembrare un terremoto. Mi ha svegliata, tu invece dormi beatamente come uno zeppino qualunque. Ma che ti hanno insegnato in questi anni gli elfi? Niente?"
"No ferma aspetta... aspetta" disse Eragon alzando faticosamente su un braccio "Limes? Zeppino? Quale squarcio?"
"Oh ti prego Eragon svegliati. Dobbiamo muoverci e scoprire cosa hanno appena fatto quei tre." Notando poi lo sguardo interrogativo di lui proseguì "Il Limes è l'intera somma delle forze che muovono l'universo: sarebbe la "forza" ma è stupido chiamarla così. Qualcuno dice che è la linea che divide il mondo mondano dall'aldilà. Quando il Limes si rompe, avviene uno squilibrio nell'universo: questo può avere conseguenze devastanti, per questo dobbiamo sbrigarci a ricucirlo."
"Fantastico. Tu come hai fatto a sentirlo?"
"Io so tutto Eragon, devi cominciare ad abituarti a questo."
"Zeppino?"
"Uno senza poteri magici"
"Troppe parole nuove. Magari strada facendo mi spieghi meglio la situazione."
Si misero subito in cammino per raggiungere i tre stregoni che a detta di Astra si stavano già allontanando come prede dai predatori.
"Forse non sanno di essere seguiti ma stanno scappando più velocemente possibile dal luogo in cui hanno evocato gli spiriti Annukay, giusto per essere tranquilli".
"Concordo, siamo stati fin troppo bravi, non possono essersi accorti di noi".
"Io, non sono mai troppo brava, io sono sempre silenziosa e preparata. Se vuoi ti insegno, pasticcione!"
"Smettila! È stato un incidente, ero solo assonnato..."
"...e hai avuto la brillante idea di far cadere tutte le pentole che si trovano dietro di te facendoti sentire a chilometri di distanza. Complimenti, sei veramente furtivo."
Eragon, in preda alla vergogna, si girò e fece finta di mettere a posto qualcosa. Fu interrotto da un leggero abbraccio e da una mano che gli scompigliò i capelli. Per un attimo saltò un respiro poi si rese conto che lei gli stava parlando all'orecchio.
"...sei così permaloso! Stavo scherzando lo sai! Dai..." lo aiutò ad alzarsi "...i cavalli."
Era talmente sorpreso che l'unica cosa che fu in grado di fare fu di annuire.
Ah ma allora fa solo finta di essere dura eh. Buono a sapersi.
Dal canto suo Astra si stava ripetendo in testa di essere un idiota completa.
Oh dei, adesso ho perso la mia maschera di persona apatica. Adesso mi vedrà come un uccellino che voleva sembrare un falco.
Il flusso di pensieri fu interrotto dai preparativi per la loro partenza. Il sole si stava alzando ad est, anche se loro dal profondo della foresta non potevano vederlo ne avvertirono il chiarore crescente che andava inondando le fronde degli alberi. Siccome il sentiero era molto stretto, furono costretti a viaggiare uno dietro l'altra e a parlare con la mente.
-Quando dormo, io sono in connessione con la natura, proprio come ti ho fatto vedere qualche sera fa. Scoprirai che è molto comodo perché dormire così per 10 minuti equivale ad una nottata di sonno. Adesso hai scoperto perché dormo poco: perché non mi serve. L'unica cosa controproducente è che meditando per troppo tempo puoi perderti nel sonno: una volta Eldoar mi ha tirato fuori dopo due giorni interi che dormivo, mentre io pensavo di aver dormito solo un'ora. Praticamente stavo rischiando di morire di fame e di sete senza rendermene conto. Aneddoti a parte, sono parzialmente cosciente di quello che succede intorno a me mentre dormo, purché abbia a che fare con il mondo magico; per questo mi sono svegliata quando quegli idioti hanno fatto la stregoneria, perché hanno alterato violentemente l'equilibrio magico al quale ero connessa.
Eragon era colpito dalla semplicità con cui Astra gli spiegava cose che lui non aveva mai sentito nominare: aveva la capacità di fargliele sembrare cose già conosciute. Aveva notato che ogni volta Astra si impegnava a fargli capire che anche lui ci sarebbe riuscito, ma lui sospettava che lo dicesse solo per incoraggiarlo a raggiungerla in quel luogo che era accessibile solo a lei; in fondo quella maschera di sarcasmo e autocompiacimento nascondeva una ragazza che si sentiva sola perché lo era stata veramente e per troppo tempo. Per quanto Eragon si potesse lamentare del suo percorso dall'essere stato contadino all'essere diventato Cavaliere dei Draghi, doveva ammettere che nessuno lo aveva mai lasciato a sé stesso. Aveva sempre ricevuto l'appoggio di qualcuno, anche da chi non credeva veramente in lui, che era comunque pronto a schierarsi al suo fianco per una causa comune. Lei invece era stata abbandonata persino dai suoi genitori e se non fosse stato per Brom non avrebbe avuto la fortuna di incontrare Eldoar che l'aveva accolta come una figlia. E adesso si trovava a viaggiare senza Sharon, il suo unico amico, come lui si trovava senza Saphira.
-A cosa stai pensando? Sei diventato triste.
-Nulla.
-A me puoi dirlo.
Cambiarono strada bruscamente inoltrandosi in una parte del bosco piena di arbusti. Il luogo si stava facendo più angusto, ma i cavalli riuscirono a seguire il sentiero senza rallentare il passo.
-È solo che non è giusto che affrontiamo tutte queste cose da soli. Dovremmo avere una guida, invece ci stiamo formando da soli.
Astra prova un'ondata di empatia nei confronti di Eragon, ma poi ci pensò meglio, e decise di affrontare la loro situazione da un altro punto di vista:
-Sai, fino a poco tempo fa la pensavo così poi mi sono resa conto che se avessimo avuto un percorso diverso da quello che è stato, non saremmo poi diventati così... così forti. Eragon, non sei unico solo perché eri l'ultimo Cavaliere libero di Alagaësia, ma soprattutto per quello che hai fatto: sei diventato un bravo Cavaliere in un solo anno e hai sconfitto il più potente dei nostri al primo incontro. Hai battuto Murtagh più volte e come se non bastasse hai fatto fuori due Spettri, due! E i Razac! Quasi dimenticavo i Razac e i Lethrblaka! Avresti davvero fatto tutto questo se avessi avuto qualcuno che ti proteggesse? Saresti diventato come sei oggi senza tutte le sofferenze che hai patito?
Eragon scoprì che non lo sopportava. Non sopportava tutto quello. Fulmineo fermò i cavalli e smontò da cavallo recandosi di fronte ad Astra ancora in sella e leggermente disorientata dal suo modo di fare.
"No. Non è vero!" Disse ansimando "io NON volevo tutto questo. A partire dai Razac che hanno ucciso mio zio e mio padre, proprio il padre che mi ha tenuta nascosta la sua identità facendomi credere di essere figlio di un Rinnegato, al mio fratellastro che si è lasciato accecare dall'odio, alla morte di tanti VERI leader come Oromis, Islanzadi, Rothgarh, Ajihad. Io NON volevo imbattermi in creature malvagie né guidare una guerra. Non guardarmi come se fossi un eroe, perché non lo sono. Sono solo stato molto fortunato e protetto da persone più brave di me che mi hanno permesso di compiere ciò per cui ero stato addestrato, ciò per cui ero nato, visto che il destino si è divertito a giocare con me fin da subito. Per cui NO, non sarei la stessa persona che sono oggi, perché non avrei sofferto per anni. Sarei rimasto un sereno contadino del nord, forse."
Era sorpreso dalle sue stesse parole, ma in fondo era ciò che più lo tormentava nel profondo: la sensazione che quel che aveva fatto fino a quel momento non fosse merito suo, che chiunque altro lo avrebbe fatto meglio di lui.
Astra smontò da cavallo e atterrò leggiadra di fronte ad Eragon, ad un palmo dal suo volto corrucciato.
"Il mondo non ce l'ha solo con te. Tu almeno non sei mai stato solo."
Detto questo, senza alcun preavviso posò la sua mano sulla guancia di Eragon e gli mostrò d'istinto i peggiori ricordi che aveva con la mente: ad Eragon sembrò di cadere in una spirale buia e piena di flash che si rincorrevano a velocità insostenibile.

Si trovava nella vecchia casa di Astra e la vide da piccola mentre, sola nella sua stanza, si cingeva la testa con le mani e piangeva. Aveva circa quattro anni...
Nel secondo flash era leggermente più grande, si trovava nel bosco, spaventata, dove continuava a girare in tondo con il respiro affannato: c'era qualcosa nell'oscurità che la stava spaventando a morte. Quando si intravide un'ombra nel fitto del bosco alzò le mani a proteggersi urlando per la paura: si alzò un muro compatto di foglie e rami pronto a proteggerla...
La terza scena la ritraeva protagonista mentre la figura sfocata di sua madre le urlava contro con molta foga. Astra urlò un secco "basta!" E in quello stesso istante esplose il secchio d'acqua che stava nella cucina...
La scena cambiò, ed Eragon si ritrovò a guardare un'Astra di 10 anni che si agitava nel sonno. Le lacrime le rigavano il viso e la luce della Luna le fece brillare come stelle d'argento in quella notte oscura. Poi aprì gli occhi di scatto e ci fu un'esplosione nella stalla. Il fuoco divampò e gli animali fuggirono nel folto del bosco. "Oh no, no! È colpa mia!" Era terrorizzata...
L'oscurità divenne giorno, e vide la bambina portata di peso nella foresta dal padre seguiti dalla madre che chiedeva perdono agli dèi per aver messo al mondo una strega: la legarono ad un albero, presero della legna e proprio quando stavano per appiccare il fuoco un uomo incappucciato sbucò dal nulla e pronunciando una parola elfica addormentò i due. Poi togliendosi il cappuccio, Brom, le disse dolcemente:"forse è meglio se dormi anche tu piccola, non piangere più"...
Tutto diventò bianco, poi la luce si affievolì cedendo il posto all'interno di una casa elfica: quello che doveva essere Eldoar, era seduto sul bordo del letto dove giaceva Astra, tremante e timida. Era un elfo molto alto notò Eragon, anche da seduto. Aveva i capelli lunghi corvini, gli occhi viola e le sopracciglia inclinate severamente, anche se in quel preciso momento stava sorridendo rassicurate. Stava parlando con tono pacato, ma Eragon non sentì alcuna parola della visione: vide solo la bambina annuire e smettere di piangere...
Poi le scene si fecero più veloci: era cresciuta e si sottoponeva a forti addestramenti fisici e mentali, i cui ultimi spesso si concludevano con l'esplosione di qualcosa nelle vicinanze. "Concentrati" continuava a dirle Eldoar "controllati. Disciplina la tua mente." Poi di nuovo da sola, in compagnia dei libri che tanto amava forse perché erano i suoi unici compagni...
Successivamente arrivò Sharon. Ma non vide gli aspetti positivi, bensì le restrizioni alle quali Cavaliere e Drago venivano sottoposti: non volare lontano o troppo in alto, non ruggire, non avvicinarsi ai villaggi. Era una reclusione forzata...
Ci fu la morte di Eldoar. Ancora la sofferenza della solitudine aggravata dall'impossibilità di entrare in contatto con nessuno...
Per ultima: la Battaglia della Dorsale, quella in cui da soli avevano annientato un intero esercito di uomini-senza-dolore: niente gloria nel cuore di Astra, solo tanta tensione e paura di non farcela. A scontro concluso rimasero tremanti a darsi forza a vicenda sul campo di battaglia.

Il mondo tornò ad avere la gravità, ed Eragon vacillò sulle sue gambe prima di rendersi conto che in realtà non si era mosso. Davanti a sé Astra aveva gli occhi lucidi, ma sapeva benissimo che non avrebbe mai pianto davanti a lui. Fu attanagliato da un senso di colpa e dispiacere imbarazzanti.
"Io ero una preda. Ho combattuto me stessa per diventare predatrice. Ho sempre avuto il mondo contro, ma non per questo ce l'ho con lui. Ce l'ho con me perché è come se non ne avessi mai fatto parte." Sospirò: "la vita non è giusta, per quelli come noi. Siamo noi a renderla giusta per tutti, per quanto possiamo: cerca di non lamentarti del tuo passato, ma di concentrarti sul futuro. Sul nostro futuro".
Detto ciò, montò a cavallo e partì senza aspettarlo.
-Scusami Astra
-Non mi devi alcuna scusa, anzi, ti ringrazio per avermi ascoltata.

Eragon - La Seconda ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora