Teirm

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Era primo pomeriggio quando varcarono la porta nord di Teirm: il sole rifletteva forte sul mare scaldando l'aria fredda dell'inverno, e inondando di luce il paesaggio intorno a loro.
Si erano travestiti da mugnai, non come a Narda, per evitare qualsiasi riconoscimento. Nascosero con un incantesimo i loro tratti elfici (cosa che Astra odiava, dato che non si sentiva veramente sé stessa senza le orecchie a punta e gli occhi leggermente allungati). Era un piacere sentire di nuovo l'odore del mare e il calore del sole sulla pelle; le barche all'orizzonte solcavano il mare e gli uccelli volteggiavano in cerchio sopra i banchi di pesce: poteva sembrare un tranquillo pomeriggio d'estate. Nella periferia della città c'erano case, squallide osterie e mercati a cielo aperto: i tetti bassi degli edifici sembravano un'unica lastra di metallo che si estendeva fino alle mura interne, la zona ricca della città: faceva pensare alle squame di un pesce, cosa che fece sorridere Astra dato che lì erano tutti pescatori. Eragon aveva intenzione di avvicinarsi il più possibile alle mura interne della città dato che non si fidava della periferia, ma non potevano alloggiare nel Palazzo Reale per non dare notizia del loro arrivo in città. Avevano concordato che semmai fosse servito un alloggio più comodo Eragon si sarebbe palesato al governatore della città: in quanto Cavaliere di Drago aveva diritto ad un trattamento pari a quello di un reale. Per di più era un fedele servitore della regina e questo gli consentiva di essere amato da tutto il popolo anche senza che esso conoscesse le sue imprese pregresse.
"Vedi, passando dentro quei vicoli stretti si arriva alla vecchia erboristeria della mia amica Angela, di cui ti ho parlato. È chiusa da circa un anno, da quando è partita per un viaggio con il suo gatto mannaro Solembum."
"Odio i gatti, ma adoro le erboristerie. Ora che mi ci fai pensare mi servono parecchie cose che ho finito durante il viaggio."
"Solembum è simpatico in realtà. Quali cose?"
"Mah niente di che... polvere di perla, lacrime di sirena, artigli di aquila e una una certa erba che si fuma con la pipa."
"Tu fumi la pipa?"
"Solo quando devo rilassarmi."
Arrivarono presso una locanda che si trovava proprio accanto alla cinta di mura interne della città. Essendo così vicino alla zona più ricca, era ben tenuta e a modici prezzi.
"Il Gabbiano. Tipico dei locandieri di mare."
"Non ti lamentare"
"Non mi sto lamentando" ribatté Astra, ma non fece in tempo a continuare la sua difesa che Eragon era già entrato. Presero due camere vicine e più lontane possibile dalla sala pranzo per evitare il viavai di persone. I loro affari dovevano rimanere tali e di certo non si sarebbero permessi di fare errori sciocchi come farsi sentire dalla prima persona che passava di lì. Giunti in serata, Astra, che aveva appena finito di sistemare tutti i tuoi effetti, colta dalla noia improvvisa andò a bussare alla camera di Eragon.
"Avanti!" disse lui.
"Sai stavo pensando che magari stase..." la voce gli si blocca ancora per un istante. Si maledisse mentalmente per l'impaccio che aveva appena avuto: Eragon stava beatamente sdraiato sul letto a petto nudo mentre leggeva un foglio di carta. Per un istante fu come se il tempo si fermasse: poteva vedere ogni singolo muscolo del suo corpo coperto da un sottile strato di pelle rosea perfettamente uniforme. Nonostante fosse rilassato si vedeva perfettamente la linea degli addominali che poi andava a incrociare i pettorali ben informati e la linea delle braccia che reggevano foglio di carta. Aveva proprio il fisico da atleta.
"...era, ehm stasera potevamo fare una passeggiata in riva al mare, perché oltre a continuare le nostre indagini magari potevamo anche rilassarci un po'.
Non arrossire, non arrossire, non arrossire...
"Si, per me va bene." Astra giurò di aver visto un sorriso sulla faccia di Eragon prima che lui si nascondesse con il foglio. "Dopo mangiato possiamo andare al porto a vedere se c'è una nave in partenza per il Surda. In quel caso sapremo cosa sono venuti a fare quei tre a Teirm."
"Giusto." Smettila di guardarlo.
Anzi no, in fondo l'ha voluto lui.
Astra allora decise di impulso di entrare definitivamente e sedersi sul letto accanto alle sue gambe.
"Che c'è scritto in quel foglio?"
"È solo una vecchia lettera."
"Arya?"
"Si"
"E...voi due stavate insieme?"
L'attenzione di Eragon si spostò su di lei.
"No, perché?"
"Perché tu parli sempre di lei."
"Non è vero..."
"Invece si, e ti piace."
Si fece pensieroso, poi rispose serio:
"Io e Arya siamo solo molto amici. Non c'è possibilità di stare insieme: lei oltre ad essere Cavaliere dei Draghi è anche Regina degli Elfi, ed io sono sempre in giro per Alagaësia. Per di più ho 80 anni in meno di lei: sono solo molto contento che siamo amici."
Non è vero. Gli piace ancora.
Fu come se le fosse apparso un buco dentro al petto. La sua attenzione fu catturata dalla tensione dei muscoli di Eragon che si era messo a sedere accanto a lei.
"Tu invece?"
"Io cosa?"
"Quanti cuori hai infranto?"
"Che tu ci creda o meno, nessuno. Anche perché non è che abbia mai avuto grandi occasioni, nascosta tra le montagne."
"Sul serio?"
"Si sul serio. Non lo avresti mai detto eh? Lo so, lo so, sono bellissima... ma inafferrabile."
"Astra"
"Si?"
"Guarda che sei veramente bella. Oltra a dirlo ci devi anche credere."
Astra non rispose e si limitò ad arrossire una seconda volta quella sera.

Eragon - La Seconda ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora