Ombre

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"Perfetto. È anche meglio di prima: forte e tagliente. Guardate, adesso il mio nuovo braccio è una spada." Agramon ammirò intensamente la sua nuova arma: aveva montato una spada larga e dai bordi frastagliati ma eleganti al posto del braccio tagliatogli da Eragon. Ai suoi piedi, giaceva il corpo del fabbro che aveva creato la lama. Aveva ancora gli occhi spalancati e il sangue colava fresco sotto i suoi stivali: Agramon gli aveva tagliato la gola per provare la sua nuova arma e per evitare che parlasse di quel lavoro a nessuno.
"Devi coprirlo però. Non passerai inosservato." Fece notare Karev.
"O magari lo metterò in mostra per tenere alla larga gli impiccioni."
"Fa come vuoi. Il braccio è il tuo."
"Il braccio ERA mio. FINCHÉ QUEL BASTARDO NON ME L'HA TAGLIATO." Era fuori di sé da quando era stato menomato: aveva passato quella settimana a cercare di mettergli una protesi, ma alla fine aveva optato per un'arma.
"E tu, signor bei-capelli, dovresti chiedere perdono in ginocchio per non aver difeso il tuo superiore."
"Se sei il mio superiore, perché non ti sei difeso da solo?" Fu un grave errore. Agramon gli tirò un sinistro dritto sul naso, facendogli colare il sangue sul mento.
"Fermi, non iniziate!" Disse Trevor, innalzando una barriera magica tra i due. Fortunatamente gli animi si calmarono subito.
"E ringrazia che non abbia usato la spada. Non è destinata a te, ma al collo del Cavaliere." E sputò per terra.
"Calmati." Disse Trevor.
"Non mi calmerò finché non avrò la sua testa." La rabbia e la sete di vendetta lo stavano divorando da tempo. Più andava avanti più diventava insopportabile.
"Come sta procedendo il nostro piano? Il giovane stregone si sta facendo notare per la città?"
"Da quanto ho saputo la regina ha già inviato il Cavaliere qui in città per rimediare ai suoi danni." Lo informò Trevor. Agramon alzò un sopracciglio.
"Il Cavaliere hai detto? Non i Cavalieri?"
"Solo il ragazzo."
"Perfetto é la mia occasione per trucidare il ragazzo e poter soggiogare Astra. Quando lei saprà che lui si trova in pericolo, accorrerà in tutta fretta qui, giusto in tempo per vederlo morire davanti ai suoi occhi." Agramon aveva gli occhi luccicanti dalla gioia: era la sua occasione per vendicarsi.
"Come hai deciso di uccidere il ragazzo?" Chiese Karev.
"Non sarà semplice, ma le farò credere di averlo ucciso lei stessa; vi assicuro che non falliremo stavolta." Giurò lo stregone.

Omar si aggirava per le tenebrose strade di Dras-leona con il cappuccio nero tirato sulla testa. Ne era convinto: stava facendo bene il suo lavoro, in fondo si trattava di terrorizzare le persone e a lui era sempre riuscito bene con la cicatrice che gli attraversava il cranio creando un solco tra i suoi capelli rosso fuoco, ma soprattutto facendo magie. Lo avevano sempre considerato pericoloso, anche quando voleva solo fare del bene. Almeno adesso avevano un motivo per temerlo e lui stesso ne aveva avuto conferma quando unendosi alla Setta Nera aveva ricevuto il marchio: i suoi poteri erano aumentati.
Sua madre sarebbe stata fiera di lui, se solo non fosse stata uccisa per essere "speciale", la sua povera madre, che gli aveva trasmesso i poteri alla nascita...
È il momento.
Si trovava nel bel mezzo di un flusso di persone che camminavano in strada: sapeva esattamente cosa fare per farsi notare.
"POPOLO DI DRAS-LEONA!" L'incantesimo fece arrivare la sua voce a tutti.
"Le vostre anime sono segnate dal peccato. Avete fatto guerre. Avete tradito i cari al vostro fianco. Avete rinnegato il potere della fede dell'Helgrind. Siete stati segnati dal peccato. Guardate sulla vostra nuca, se non mi credete."
Dapprima titubanti, ma poi curiosi, i presenti presero ad ispezionarsi l'un l'altro: alcuni erano marchiati dalla runa che aveva fatto comparire Omar, altri no. Come previsto, il panico dilagó immediatamente tra la folla: alcuni presero a correre lontano da coloro che ritenevano infetti, alcuni urlavano antiche preghiere, altri supplicarono il giovane di aiutarli.
"Si, io posso curarvi, ma il peccato non si cura se non donando agli dei la cosa che avete più cara, in segno della vostra devozione e del vostro pentimento." Dichiarò lui.
"Ecco, prendi il mio ciondolo! Lo dono agli dei, ma che mi salvino!"
Appena presa la collana, ad Omar bastò sfiorare il ragazzo che gliel'aveva data per cancellare la runa: una volta guarito il ragazzo, si formò una fila disordinata piena di persone che si spingevano e si disperavano. In un'ora la folla si estinse e lo stregone si andò a nascondere nel tempio di Dras-leona. Lí nascose il suo bottino e si crogiolò nell'autoammirazione, finche non sentì una voce alle sue spalle.
"La prima volta che sono venuto qui, sono stato aggredito da dei Razac, la seconda volta ero in guerra e per poco non sono stato ucciso da una stetta di fanatici religiosi. Non c'è due senza tre... quindi dovrei salvarmi anche stavolta, combattendo contro un maghetto truffatore. Correggimi se sbaglio." Eragon pensò che Astra sarebbe stata molto orgogliosa della sua entrata in scena: si era appoggiato alla colonna, intento a lucidare il coltello da caccia senza degnare di uno sguardo il criminale. Era armato di tutto punto, pronto ad ingaggiare uno scontro qualsiasi.
"Come hai osato chiamarmi?"
"Ah, soffri di crisi di inferiorità. È una fortuna che ci sia io qui e non la mia amica... ti avrebbe smontato in un minuto."
"Cosa pensi di fare qui?"
"Ti catturerò, poi ti porterò nelle celle del Palazzo Grande della città dove verrai condannato per le tue truffe."
"Ma guarda, un paladino della giustizia. Cosa ti fa pensare che non ti ucciderò, soldato?"
"Il fatto che stai sfidando il Cavaliere Eragon." Era la prima volta che si dava un tono, e dovette ammettere che il suo nome faceva un certo effetto. D'altra parte, il ragazzo sembrò gestire bene le sue emozioni poichè non sembrò impressionato, quando invece Eragon percepiva il contrario.
"Stai sbagliando Cavaliere dei Draghi. Non mi avrai mai. Piuttosto dovrai preoccuparti per te stesso: come vedi, io non sono solo."
Come ombre nascoste nell'oscurità, Trevor, Agramon e Karev fecero il loro ingresso in sala. Rimasero tutti in silenzio mentre i quattro accerchiavano Eragon e lo costringevano a ruotare su sé stesso per non dare le spalle a nessuno.
"Sei così ingenuo, Eragon. Sempre a scodinzolare dietro alla regina, sempre ad eseguire ogni suo ordine. Che razza di Cavaliere dei Draghi sei? Perché ti lasci incatenare così? Non capisci che in questo modo rendi schiavi tutti quelli dotati di magia come te?" Lo istigò Agramon.
"Io metto la mia spada al servizio dei bisognosi, degli amici e della giustizia. Io non sono schiavo, Agramon. Io sono libero di scegliere. Tu lo sei invece? Agisci veramente rispondendo solo a te stesso?" Rispose prontamente Eragon.
"Io agisco nell'interesse di salvare le persone come me."
"E sei sicuro che lo stai facendo correttamente?"
"Almeno io lo sto facendo, e anche Astra. Ma tu? No. Tu non meriti il nome di Salvatore di Alagaësia."
Rimase colpito da quelle parole perché in fondo sapeva essere vere: lui voleva soltanto occuparsi dei Cavalieri dei Draghi e vivere una vita tranquilla.
"Tu si invece?" Ribattè.
"Non io direttamente, no. A me piace agire nell'ombra."
"Chi stai servendo, stregone?"
"Oh, rimarresti molto sorpreso. Preferisco che tu rimanga nel dubbio." Detto questo, fece un cenno agli altri, che sfoderarono contemporaneamente le loro armi. Eragon sfoderò a sua volta Brisingr.
"Te la ricordi questa, vero Agramon? L'ultima volta non ti è andata molto bene. Non sfidarmi ancora."
"E perché no? Che cosa potresti farmi? Sei da solo, ricordi?"
Attaccarono insieme: Eragon si lanciò sotto le panche del tempio sentendole esplodere sotto la forza delle lame e rotolò il più lontano possibile per avere un maggior raggio d'azione. Parò un fendente di Omar e gli diede una gomitata sul naso, facendolo piegare in due; ne approfittò per dargli un calcio sullo stomaco e metterlo fuorigioco. Alla sua sinistra stava arrivando Karev con il suo spadone a due mani: arma potente ma lenta. Pensò. Astra avrebbe sfruttato la velocità delle sue spade corte, così lui prese il coltello da caccia che teneva al suo fianco e lo scagliò dritto nella sua spalla destra: l'urlo di dolore venne sovrastato solo dal fragoroso rimbombo della spada che cadeva a terra sul marmo, scalfendolo. Trevor e Agramon non furono così sciocchi: lo annientarono in due, corpo e mente. Non fu facile per Eragon distribuire le forze equamente, infatti, fece fatica sotto entrambi i punti di vista. Quando pensò di essere in una posizione di vantaggio, ecco che tornò in campo Omar, coperto di sangue, tremante, ma con lo sguardo carico di odio e determinazione ad ucciderlo.
"Morirai, bastardo!" Urlò il ragazzo.
Iniziarono a volare caoticamente oggetti in tutta la stanza, motivo per il quale Eragon si distrasse dallo scontro mentale: fu allora che la Setta Nera lo sopraffece. Eragon fu paralizzato con la mente e rimase schiacciato al muro disarmato ed impossibilitato a muoversi.
"Pensavi di potermi avere? Pensavi di poterci fermare? Tu non sei niente, niente in confronto a noi." Detto questo estrasse il coltello e lo appoggiò sulla gola di Eragon; stava per muovere il polso quando vide le mani di Agramon appoggiarsi sulle tempie di Omar e ruotare di scatto la testa del ragazzo. Con uno schiocco sonoro il collo si spezzò e lui cade a terra privo di vita. Eragon rimasto scioccato dalla scena e anche se non fosse stato tenuto in trappola da un incantesimo sarebbe rimasto pietrificato.
"Noi. Povero idiota, pensava di far parte di noi. Pensava di poter uccidere il Cavaliere senza il mio consenso. Idiota." Diede un calcio al corpo del giovane mago facendolo scivolare dalle scale, poi si voltò verso Eragon e lo guardò dritto negli occhi:
"Sei fortunato bastardo, non morirai oggi. Per quello aspetteremo che Astra venga in tuo soccorso. Oh si, eccome se verrà. E a quel punto non ci sarà più futuro né per te né per quelli che vogliono ostacolare la vera natura della magia. Astra in realtà lo sa, devo solo ricordarglielo: quel vecchio di Eldoar glielo ha fatto dimenticare." Lo stregone fece un cenno con la testa a Trevor che prese delle funi apparentemente dal nulla e legò Eragon.
"Buonanotte ragazzino, ci vediamo alla tua esecuzione." Detto questo gli diede un calcio in testa ed Eragon sprofondò nell'oscurità.

Eragon - La Seconda ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora