4. Trovare la forza di reagire

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Roma, cinque anni dopo.

Harry piangeva disperato, seduto per terra, in un angolo della sua camera da letto.

Da giorni, per l'esattezza da una settimana, non faceva che piangere e disperarsi.

Suo padre era morto improvvisamente e l'aveva lasciato completamente solo.

Pur essendo un ragazzo di ormai diciassette anni, dal carattere solare e allegro, Harry non era riuscito a farsi alcun amico a Roma.

L'imperatore aveva mantenuto la sua promessa e lui era entrato a far parte del famoso Paedagogium, ma il fatto che venisse dalla Bitinia l'aveva limitato tantissimo.

Tutti i ragazzi che frequentavano la scuola lo guardavano dall'alto in basso, per il suo strano accento e perché non era un nobile come loro.

L'avevano escluso fin da subito da ogni legame di amicizia e ogni lezione, per lui, era divenuta un dramma.

Alla fine, seppur a malincuore, aveva deciso di ritirarsi dalla scuola e le sue giornate trascorrevano sempre in compagnia di suo padre che, ormai, era divenuto tutto il suo mondo.

Harry, ora, invece, non sapeva cosa fare, non sapeva come gestire i servi e la casa e non sapeva nemmeno quali e quanti fossero i beni e gli averi di suo padre.

Non conosceva nessuno a cui chiedere aiuto, o meglio, conosceva una sola persona che, però, non aveva più visto da cinque anni.

Louis, infatti, l'imperatore, dopo averlo portato a Roma, non si era fatto più vedere e nè lui nè suo padre avevano osato cercarlo.

Harry era convinto che non si ricordasse neppure di lui e, seppur tentato, non aveva mai avuto il coraggio di andare a palazzo per cercarlo.

Si rannicchiò ancora di più nella posizione in cui si trovava e appoggiò la testa sulle ginocchia.

Poi, però, si alzò di colpo, indossò un mantello e si precipitò fuori casa, forte di una nuova determinazione.

Avrebbe provato ad entrare a palazzo, lo doveva fare, perché Louis era l'unica persona che aveva mostrato simpatia nei suoi confronti!

E lo doveva fare anche perché voleva dimostrare a suo padre di essere un ragazzo forte e coraggioso.

Se poi la sua iniziativa non avesse avuto successo, avrebbe preso il veleno che da giorni teneva in tasca e che l'avrebbe portato a raggiungere il suo amato padre.

Dopo un'ora si ritrovò seduto su una panchina, fuori dal palazzo imperiale, con il veleno in mano.

Le guardie non l'avevano neppure considerato ed era stato scacciato via come il peggiore dei criminali.

In nomine tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora