25. Lutto

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Warning: capitolo super triste! Consiglio qualche fazzoletto.

Ho aggiornato presto, non merito un cioccolatino? Yup!
A presto, Charly




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Louis non aveva mai capito il senso del lutto.

Non aveva mai provato la sensazione di perdita che la morte lascia in coloro che sopravvivono. Non aveva mai pianto per un'altra persona, non aveva mai provato quella sottile disperazione che s'insinua sotto pelle quando perdi qualcuno.

Louis conosceva Joe Dixon da poco più di un mese, ma quel ragazzo avrebbe saputo descriverlo molto meglio delle sue amiche, le stesse amiche con cui aveva passato una vita intera.

E vederlo morire... era stato più di quanto potesse sopportare.

Ora più che mai, ricordava il suo buffo modo di aggiustarsi gli occhiali sul naso, la tenerezza con cui spesso osservava Nadia quando lei gli dava le spalle, il suo sorriso mentre ballava sul pavimento della casa di legno, la gentilezza con chi lo aveva trattato fin dall'inizio.

L'immagine del suo volto sommerso dal fango andò a sostituire quei ricordi e Louis si ritrovò a singhiozzare sotto le coperte del suo letto. I tremori gli scuotevano l'intero corpo e lo rendevano debole e instabile.

Quando non poté più aspettare, si alzò sulle gambe malferme e si vestì. Non riuscì a mangiare nulla e se ne andò all'università trascinandosi sulle gambe come un automa.

All'università, le amiche gli corsero incontro.

«Non sai cos'è successo!» squittì Jennifer, con gli occhi che luccicavano.

Louis si accorse appena di lei.

«Joe Dixon è morto!» mormorò Katherine, rubando la scena a Jennifer.

Louis la guardò senza una parola.

«È morto nel sonno. Dicono che abbia semplicemente smesso di respirare...» commentò Martha, bisbigliando con aria complice.

Christine sbuffò. «Scommetto che è stato un'altra volta Harry. Ve l'avevo detto, io! Quello sfogato deve averlo fatto infuriare e l'autolesionista ha semplicemente deciso di...»

Un forte schiocco la fece zittire.

Louis sbatté le palpebre, rendendosi conto di aver appena schiaffeggiato Christine con forza, davanti a tutti. L'intera università li stava fissando.

La ragazza lo guardò con occhi spalancati, portandosi una mano alla guancia arrossata. «Ma cosa...»

«Chiudi quella dannata bocca.» mormorò Louis, con voce dura. Poi si girò lentamente verso l'entrata dell'università e se ne andò in classe.

Quella sera, sotto le coperte, Louis si riprovo a guardare il soffitto con sguardo vuoto.

La morte, pensò, è davvero strana.

Un minuto sei vivo, ridi e respiri, appartieni a questo mondo come chiunque altro. Il minuto dopo, semplicemente non esisti più. È come se si creasse una voragine, come se qualcosa mancasse all'improvviso, anche se il tuo corpo è ancora lì, carne, sangue e ossa. Eppure qualcosa se n'è andato, e l'idea che non torni più è semplicemente incomprensibile.

La morte, pensò Louis, non la capirò mai.

***

Non appena Louis si svegliò nell'Altra Metà, si accorse che Harry e Nadia erano già svegli e stavano raccogliendo in silenzio tutto ciò che sarebbe potuto servire per il viaggio: qualche legnetto, noci di cocco, coltelli, calendule, bacche e gli strani frutti gialli.

L'Altra Metà del Mondo / L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora