Posso avere questo ballo? (Pt.2)

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(POV'S RAPHINA)
Fred gridò forte il nome di suo fratello, abbandonò la mia mano e corse come un pazzo verso di lui.
Io lo seguii a ruota, soffermandomi di più sull'espressione stranamente troppo poco preoccupata di Ginny.
-Che ti è successo? Hai bevuto troppo alcool?
-Se si fosse ubriacato non gli starei dando dell'acqua, gli avrei portato del cibo. No?- rispose la rossa con un tono pacato.
Fred rimase zitto qualche secondo per riflettere, poi si voltò di nuovo verso il gemello:
-E allora che hai fatto?
George tirò su il busto e la testa, affondò le mani nei capelli lunghi e portò alla luce un'espressione logorata dal dispiacere.
-Ti sei sentito male prima?- gli domandai sempre più stranita.
All'improvviso, però, Fred sembrò capire la situazione. Così guardò in basso, esitò qualche secondo e infine tornò a guardare il fratello.
-...Dov'è Angelina, George?
Lui mantenne le mani nei capelli e strinse forte le dita, accennando lentamente un no con la testa.
-Oh... Mi dispiace tanto, Georgie.
Ero quasi sbalordita. George Weasley che stava male per una ragazza? Mi sentii insensibile a pensarlo, ma... chi l'avrebbe mai detto?
Mentre lavoravo su questi pensieri, Fred si voltò di scatto e sussurrò qualcosa alla sorella:
-Posso sapere cosa diamine c'entra l'acqua allora?!
-Sembrava sconvolto, volevo rendermi utile. Pensa a consolarlo invece che fare domande idiote!
Lui aggrottò le sopracciglia e si rivolse al fratello tornando serio.
-Se ti va di parlarne... sono qui Georgie. Lo sai che puoi dirmi tutto. Appena te la senti, chiaro...
Il gemello tolse le mani dal capo e decise di parlare. Di certo non piangeva, ma aveva gli occhi lucidi e la voce rotta di chi è sul punto di una crisi isterica.
-Non mi va di parlarne.
-Okay, traquillo Georgie. Se non vuoi, non sei obbligato a raccontarcelo.
-Praticamente stavamo ballando...
-Sapevo che me lo avrebbe detto- mi sussurrò Fred in un orecchio -Continua...- disse poi al fratello, che nel frattempo si guardava le mani con uno sguardo che non vedeva speranza di rimedio.
-...E ad un certo punto lei era stanca, così ci siamo fermati e... e io le ho detto che sarei andato a prenderle da bere...
Fece una pausa carica di silenzio angoscioso. Poi riprese, più faticosamente:
-In realtà sono andato a prenderle la borsa, quella con i vestiti da Quiddich dentro. Ricordi?
-Certo. Sarebbe venuta a letto con te, dopo quella sorpresa.
Diedi una lieve gomitata al ragazzo dal tatto straordinario che aveva appena parlato. Fred non se ne curò molto, continuò a guardare George in attesa di una risposta, la quale arrivò tagliente dopo qualche secondo:
-Però è andata a letto con Lee...
Il rosso riportò le mani ai capelli e chinò la testa verso il basso. Non avrebbe mai pianto, mai... ma in quel momento giurai di averlo visto nascondere le lacrime. E lo giurò anche Fred.
-Oh... wow...
Sbarrò leggermente gli occhi per lo stupore, e smise di fissare il fratello. Incrociò le mani e esattamente in quell'istante capì la sua tremenda ansia di non sapere cosa dire a George per riuscire a consolarlo. Non era mai stato in una situazione del genere, supposi. Era normale che non sapesse come agire. Così decisi di dargli una mano e intromettermi nel dialogo, facendo attenzione a non sembrare troppo intrusiva.
-È... è terribile.
-Che schifo- si aggiunse Ginny, esibendo una smorfia d'indignazione.
-Come li hai scoperti?- domandai aggrottando la fronte.
Lui prese un respiro e ricominciò a parlare, mentre Fred fissava mezzo paralizzato il pavimento.
-Quando sono tornato a cercarla non c'era più, allora pensavo fosse andata direttamente in camera... e in effetti era già in camera, ma non era la sola ad essere lì dentro...
-Quindi li hai proprio visti... appena sei entrato...
-Non ce n'è stato bisogno. Mi è bastato avvicinare l'orecchio alla maniglia per capire chi c'era e cosa facevano...
Fred, nel frattempo, continuava a guardare in basso con lo sguardo scioccato, descrivendo un 'no' impassibile con il capo senza motivo.
Ginny prese parte alla conversazione esattamente in quel momento: - Dio... è uno scempio. Ci credo che ci stai male. Come puoi non farlo?
All'improvviso Fred sembrò risvegliarsi dal trance e si voltò lentamente verso il fratello:
-Non è vero, George. Non devi stare male per lei.
-Cosa?!- sussurò forte la sorella già irrequieta.
-Se ci stai male... gliela dai vinta- lo disse piano, con calma. Accennò un sorriso per evidenziare ciò che aveva appena confermato, poi ascoltò ciò che il fratello aveva da dirgli a riguardo.
-Lo so, Fred. Ma è impossibile non farlo. A me piaceva, capisci? Stavo bene con lei...
-E' molto semplice... non si merita il tuo dolore, George. E' una persona ripugnante, quasi quanto Lee, e nessuno dei due merita la tua sofferenza, devi credermi- si allontanò di qualche centimetro per guardarlo meglio negli occhi, poi riprese a spiegare. Dal suo sguardo speranzoso e determinato si poteva capire la voglia immensa di riuscire a far sorridere di nuovo il suo gemello, e non avrebbe mai mollato facilmente quell'impresa. Giurava a se stesso che ce l'avrebbe fatta ad ogni costo.
-Senti, io capisco tutto, George. Capisco la tua delusione e capisco la sensazione di vomito che ti ha sicuramente afferrato lo stomaco quando hai sentito il rumore dei loro respiri e dei loro gemiti che si mescolavano nella nostra stanza, ma il punto è... che io spero veramente che tu capisca che lei... non è niente. Ecco la verità. Adesso sembra il centro di ogni cosa, ma non lo è, credimi. Non so spiegarti il perché, è talmente ovvio, è...- prese un respiro e si morse frettolosamente un labbro, poi riprese a parlare -Un giorno troverai una persona per cui varrà la pena soffrire. E la riconoscerai, perché se è quella persona, intendo, QUELLA persona, allora non soffrirai solo tu. Soffrirà anche lei, a prescindere da di chi sia la colpa. Che sia tua o sua, soffrirete entrambi. Ci metterei la mano sul fuoco, George. Sarà proprio così. Non soffrire per Angelina. Non sprecare i tuoi sentimenti per lei, non ti azzardare, Georgie.
Mentre George lo ascoltava in modo, come dire, normale, io e la rossa stavamo sclerando mentalmente come due cretine, rivolgendoci continui sguardi sconvolti e fin troppo stupiti. Tutto avrei detto di Fred Weasley, tranne che potesse riuscire a rimanere serio per più di un minuto e mezzo. Invece ce l'aveva fatta, aveva appena rivelato un suo lato sensibile e comprensivo che mai avrei detto potesse avere. Mi aveva sorpresa.
George si asciugò il naso con la manica del vestito elegante, così Ginny fece un verso di stizza e si voltò dall'altra parte per non vederlo.
-E di Lee che ne facciamo?
-Scusa, brutta copia, ma da come l'hai detto sembrava che dovessimo preoccuparci di dove occultarne il cadavere...
-Dai, hai capito- rispose George, accompagnando il fratello nella sua risata.
-Non lo so. Vedremo.
Calò il silenzio per qualche istante, dopodiché il rosso che mi stava accanto mostrò un sorriso da bambino a George, si mosse lentamente in avanti e disse così:
-Ti avrà anche portato via la ragazza, ma di sicuro non può portarti via il tuo magnifico fratello che renderà ugualmente magnifica la tua serata di merda, ah!- scattò in piedi con una balzo, trascinando con sé anche George che lo seguì e lo abbracciò una volta in piedi davanti a lui.
-Grazie, brutta copia.
-Figurati. Adesso però, ho una richiesta...
Fred si allontanò, sorrise di più nel vedere le labbra del fratello piegarsi in un sorriso simile al suo, e iniziò a parlare con un tono elegante.
-Posso avere questo ballo?
-Te ne concedo solo uno. Scusa, ma non sei il mio tipo.
-Ma sta zitto.
Gli cinse una mano in vita e cominciarono a ballare come due cavallette spastiche, cosa che fecero per quasi dieci minuti, dopodiché ci fecero abbandonare le scale e cominciarono a danzare anche con me e Ginny. Vedere Fred e George così uniti, così felici nel trovare la consolazione l'uno nell'altro, mi rallegrava talmente tanto che quando Fred mi chiese se fossi gelosa mentre si strusciava addosso a George, scoppiai a ridere per un lasso di tempo indeterminato.
La serata procedeva così, serenamente e totalmente in allegria, fino a quando non sentimmo un grido straziante provenire dai confini della foresta e un silenzio angosciante seguito dal suono di un oggetto di vetro che si infrangeva in mille pezzi.

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