Scheletri nell'armadio

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(POV'S FRED)
-Sicura che è tutto pronto?
-Ti dico di sì, Weasley, fidati di me per una volta!
-Io non mi fido di te, sei una perfida e meschina Serpeverde.
Raphina percepì la nota ironica che attraversava le mie parole e mi guardò con finta stizza.
-Ti adoro, serpentina.
-Schifoso Grifondoro. Non sapevano più che bestia usare per rappresentare quei ruffiani della vostra casa e hanno scelto un gattino col cervello di un pennuto.
-... Touché- dissi, tornando ad osservare la porta di George.
Quest'ultima, improvvisamente, si spalancò, scoprendo una giovane infermiera dall'aria seria e saccente, la quale sembrava non sospettare nulla.
Con un tempismo spaventosamente perfetto, quel mostro di mia sorella entrò in scena come un fulmine, investendola con la potenza di un centauro e la furia di uno tsunami.
-Non chiuda la porta! Mi faccia entrare immediatamente! Devo vederlo!
-Non si avvicini! Non mi hanno ancora dato il permesso di fargli ricevere visite. Fuori, ragazzina!
-Si tolga subito!
Ginny lottava come una pazza scatenata per trattenere la porta aperta. Non provai mai così tanta stima per lei come in quel momento.
-Sbam! Iterpretazione da Oscar- sussurrai con entusiasmo mentre la mia ragazza osservava la scena con attenzione:
-Ora tocca a Ron...
-Dai, fratellino, non deludermi come fai sempre da quando sei nato...- Raphina mi tirò una gomitata sul petto, senza distogliere lo sguardo per un secondo.
-Ginny! Vieni con me, ho trovato un modo per passare dalla finestra, forza!- finalmente Ron si decise ad intervenire, così Ginny lo seguì di corsa lungo il corridoio dopo essersi assicurata che entrambe le infermiere, la giovinetta e l'orchessa, dimenticassero socchiusa la porta della stanza di George.
-Così mi piaci, Ronnie- gridai mentre ci stavamo avviando.
Prima di entrare, Raphina si guardò intorno per essere sicura di non essere vista da Gazza o qualcun altro di autoritario.
-Visto, Serpentina? Weasley vince sempre.
-Il piano è mio. Taci e vieni dentro.
-Caspita, che cattiveria. Sua maestà ha la lingua un po' troppo lunga oggi.
Chiusi la porta alle mie spalle, mentre l'angoscia mi colse di sorpresa. Le diedi la mano e lei scelse di stringerla piano, per infondermi calore e coraggio.

Oltrepassato un piccolo corridoio, lo vidi. Pallido, steso sul letto, le braccia senza riflessi lungo i fianchi. Sembrava un cadavere, sentii il cuore perdere uno o due battiti.
-George...- la voce tentennò, mentre tutto il mio corpo tremava elettrizzato dal terrore.
Prima che potessi iniziare a piangere, una voce grave e saggia si fece spazio nel silenzio.
-Signor Weasley, Signorina Moore...
-Professor Silente, lei cosa ci fa qui?- domandò Raphina, senza lasciare la mia mano.
-Temo che questa domanda debba essere rivolta a voi, non a me.
Nemmeno lo stavo ascoltando. Non ero in grado di staccare gli occhi da mio fratello neanche per un secondo, figuriamoci se mi fosse venuto in mente di rispondergli.
-Ma credo che la risposta sia fin troppo evidente, quindi convengo che sia meglio dirvi immediatamente quello che penso.
Per un attimo la sua voce assunse una sostanza poco rassicurante e suonò come una minaccia. Ma non m'interessava affatto della ramanzina. Io ero con George. Contava lui in quel momento. Lui e nessun altro.
-Penso che non vi abbiano lasciato scelta, e che se sottraessi punti alle vostre case non sarei coerente con me stesso.
Mi voltai verso di lui e parlai senza scrupoli:
-Cosa sa su mio fratello? Per favore... io ho bisogno di saperlo.
Il preside sospirò, avvicinandosi piano a lui.
-Purtroppo, il giovane Weasley è stato vittima di un pericolosissimo incidente. La morte non sarebbe stata affatto sorprendente come conseguenza, persino per un mago adulto.
Sentii il cuore sussultare, così come la mano di Raphina.
Parlava di morte. Respiro assente, battito arrestato... io senza mio fratello. Non lo trovavo possibile. Non lo credevo reale. Faticavo a respirare.
-Tuttavia, tuo fratello è stato molto più forte del previsto. Come ho già detto, non tutti escono vivi da un colpo di schiantesimo così ravvicinato. Siamo molto stupiti di lui.
La mia preoccupazione si soffermò sull'uso del verbo al passato:
-...È "stato" ?
-E lo è tutt'ora. Lotta con molto coraggio, deve esserne fiero.
Sorrisi e cercai di trattenere le lacrime imminenti : -Dio, se lo sono!
-Per quale motivo non ci permettevano di fargli visita?- domandò la mia ragazza ancora insospettita.
-I genitori l'hanno deciso dopo essere stati avvertiti sull'accaduto. Non era per nulla certo che sopravvivesse ad un colpo del genere... d'altro canto, gli è stata puntata la bacchetta contro il petto. Si credeva non potesse passare molto tempo prima che il suo cuore cessasse, di conseguenza i vostri genitori non volevano che lei perdesse il senno prima di ricevere accertamenti. Ma proprio sta mattina, grazie ad alcuni ricercate pozioni, le noste infermiere hanno avuto la conferma del futuro risveglio del signor Weasley. L'avrei avvisata io stesso questa sera... ma mi avete preceduto...
Non esitai e gli posi la domanda che si aspettava:
-"Futuro risveglio"?
-Esatto.
-E quand'è che si sveglierà?
Sospirò di nuovo, preparandomi ad una nota non poco dolente:
-Ancora non sappiamo quando uscirà dal coma... sappiamo solo che lo farà, dovesse trattarsi di giorni o mesi. Non sappiamo nemmeno se il suo corpo funzionerà come prima, quando si sveglierà...
-Cosa vorrebbe dire?
-Voglio dire che qualcosa, funzioni motorie o memoria o... altri imput provenienti dal cervello, potrebbero essere stati danneggiati. Anche se tutti noi confidiamo fortemente nella resistenza di suo fratello. Deve avere fiducia.
Mi mancò il respiro ancora una volta. Silente si alzò dalla sedia da cui ci parlava e mi si avvicinò con fare ottimistico:
-Ci sono persone, al nostro fianco, pronte ad infonderci tutta la speranza di cui abbiamo bisogno, signor Weasley.
Disse così, e si dileguò chiudendo pacatamente la porta.
-Vuoi... vuoi rimanere solo con lui?
Feci cenno di no con la testa.
-Se resto ancora, resto finché non si sveglia.
Mi guardò comprensiva e mi sorrise. Appoggiando le sue gracili mani sulla mia spalla, mi ricordò un dettaglio importante del piano.
-Faccio questa cosa e poi andiamo.
Indossavo il maglione di George, quello uguale al mio ma con la sua iniziale. Non potei farne a meno: prima di dare il via alla "missione" pensai di portare con me il maglioncino con su scritta la F e di lasciarlo tra le sue mani addormentate. Quindi feci così, poi gli baciai la fronte, augurandagli tutto il bene che potevo immaginare.
-Quando ti sveglierai, berremo tante di quelle burrobirre che ci scorderemo di tutto questo.
-Come sei profondo.
-Scusami? Non ti ho chiesto di interrompermi, Moore. Sei pregata di rimanere ferma e in silenzio. Diglielo anche tu George.
Rise piano ed io l'accompagnai in quella risata.

Eravamo appena usciti dall'infermeria, quando incontrammo qualcuno a cui dovevamo ancora farla pagare.
-Ehi, verme! Senti un po', vieni qui se hai il coraggio!
-Se ho il coraggio? Arrivo subito, Weasley- Malfoy si voltò con uno sguardo più irato del solito e fece marcia indietro per raggiungerci.
Parlai tra i denti, mentre stringevo forte i pugni: -Ora gli faccio vedere io...
-Fred, non puoi aggredirlo, ha le stampelle!
-Posso sempre sputargli addosso e vedere come se la cava a schivare. Non gli reco danni in questo modo.
-Sei molto originale, ma cerca di stare calmo, ti prego.
-Non lo tocco, tranquilla. Chi toccherebbe mai un mostro così ripugnante?- le dissi, guardando Draco dritto negli occhi.
-Smettila di agitarti, Weasley. Questo atteggiamento non ti dona per niente, lo sai?
-Sta meglio a te, brutto schifoso?
-Fred...- Raphina mi riprese con un sussurro ed uno sguardo pieno di ramanzine.
-Che c'è? Non lo sto picchiando.
-E ci mancherebbe altro. Come sta la tua fotocopia, pagliaccio?- Malfoy mi si avvicinò fingendo interesse, mentre io tentavo con tutto me stesso di mantenere il sangue freddo e non fargliela pagare all'istante...
-Si riprenderà... ma è in coma per colpa tua.
-Non è stata colpa mia! E' stata Pancy. Lei e i suoi stupidi alcolici, quella psicopatica me li ha fatti bere spacciandoli per succo di zucca, ne avevano anche il sapore, a dirla tutta.
Non sembrava mentire, eppure non riuscivo a credergli. Non riuscivo a non dargli torto, volevo solo scaricargli la colpa di tutto ciò che era successo a George e odiarlo fino alla fine dei suoi giorni, qualunque scusa lui blaterasse o s'inventasse.
-Ah, ma piantala. Puoi giustificarti come ti pare, ma non mi venire a dire che non ti ha fatto piacere nuocere alla mia famiglia. Non ci hai mai sopportati.
-Oh mio dio, tu scherzi! Vero?- si portò la mano al petto e finse un espressione addolorata fin troppo teatrale per essere convincente -Mi sorprende che non ci arrivi. Credi davvero che avrei voluto colpire George tra voi due? Il gemello più insulso, inutile e gracilino? Non l'avrei mai fatto da sobrio. Sapevo che lui era il più debole e incline a morire dei due. Ci avrei rimesso io. Non credi?
Ad ogni parola che pronunciava, la rabbia ammontava senza controllo fino a risalire in superficie. Mi sentivo un vulcano in procinto di esplodere, come un cratere che traboccava di pensieri folli e istinti cattivi, stanchi di ribollire in silenzio. Avrei liberato tutto se non fosse stato per il gesto fulmineo della mia ragazza, la quale scattò in avanti come una furia e si gettò senza scrupoli contro quell'essere, facendolo finire a terra. Poi gli strinse forte la camicia, urlandogli sul viso senza trattenere più nulla.
-Tu prova solo a dire un'altra frase simile e ti spedisco dritto all'inferno.
-Dopo quello che hai appena fatto, tuo padre ne è molto vicino.
Draco ghignò soddisfatto, sussurrandole queste parole ad un soffio dal viso.
Avanzai verso di loro per capirci qualcosa di più, ma Raphina sembrò cambiare automaticamente personalità, diventò tutt'un altro mondo. Aggrottò le sopracciglia e si affrettò ad alzarsi:
-Dai, ti do una mano a tirarti su...
-No, ormai non serve più. Faccio da solo. E comunque... la cosa non finisce qui. E' vergognoso che due infermiere lascino il posto di lavoro per correre dietro a quei due menomati mentali dei tuoi fratelli. Mio padre lo verrà a sapere- disse così e si allontanò con stizza.
-Ma tuo padre lo sa che suo figlio è figlio di una grandissima sgualdrina?!
-Fred!
-Tu gli sei saltata addosso! Che scusa hai, eh?
Raphina sospirò amaramente, con una palese espressione angosciata stampata sul viso.
-Di cosa diavolo stava parlando quello schizzato? - le domandai con serietà, notando che il suo sguardo stava tornando alla vecchia abitudine di evitare accuratamente il mio.
-Io... non ne ho idea.
Mi fece scoppiare. Sentii i miei occhi inumidirsi di nuovo, quando la presi per le spalle e la feci voltare verso di me, obbligandola a guardarmi in faccia.
-Non devi mentirmi, Raphina! Dimmi cosa ti succede! Cosa c'entra tuo padre? Che gli ha fatto Malfoy, dimmelo! Non posso vederti ridotta così! Non ci riesco!
-E allora non farlo!- iniziò a piangere e si divincolò dalla mia presa. Piansi anch'io allora, ma decisi di non trattenerla ancora tra le mie mani. A cosa sarebbe servito? Non mi piaceva costringerla, non in un momento del genere. Ma il suo segreto era diventato troppo ingombrante per stare tra di noi, e i suoi scheletri nell'armadio cominciavano a fare rumore ogni volta che tentavano di chiudersi a chiave.

Quella notte, dormire è stato davvero un grosso problema. La presenza di Lee mi inorridiva, mentre l'assenza di George mi rendeva apatico. Solo a tarda notte riuscii a chiudere occhio, ma il risveglio della mattina seguente, non fu mai così spiacevole come quel giorno.
C'era un biglietto sul mio comodino. Strappato e accartocciato, con su scritto una calligrafia orribile, una penna frettolosa. Diceva: "Passo le vacanze di Natale con mio padre, non ho il coraggio di dirtelo di persona. Non potevo lasciarlo solo, proprio come tu non puoi lasciare solo George. Restagli accanto anche da parte mia, e prova a non farti domande su quello che sto facendo. Ti voglio bene, al di là della distanza e al di là dei segreti"

Angolo scrittrice
Strano che io ci metta quindici mesi e mezzo per aggiornare. Davvero insolito.
Perdonatemi☺💕

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