I conti con i propri demoni

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Mamma, tu lo sai come sono fatto io. Lo sai che faccio le cose nel modo giusto, che sono ambizioso e voglio sempre raggiungere i miei obiettivi. Sono bravo a farlo, sono pieno di qualità. Sai anche che sono migliore degli altri, di tutti gli altri. Di tutti questi stupidi illusi convinti di poter diventare qualcuno di importante nella vita, qualcuno che conta. Ricoprire ruoli dignitosi, farsi portare rispetto, comandare altre persone, sono nato per queste cose, mi avete detto. Me lo avete insegnato tu e papà, da quando ne ho memoria. Sono certo che non posso deludervi, perché mi impegno giorno e notte per mantenere alto il valore indiscusso della nostra famiglia e continuare a dimostrare la nostra imminente superiorità nei confronti di questi sciocchi che mi girano intorno. Sono consapevole di tutto e lo sai che non mento mai quando si tratta di queste cose. Specialmente a te, mamma, io non mento mai, te lo giuro.

Ma allora, ti prego, dimmi perché mi succede questo, mamma. Dimmi perché a me, proprio a me, che sono così migliore rispetto agli altri, fa male la testa e il petto ogni volta che ci penso. Dimmi perché il cuore mi batte come un martello impazzito, perché tremo quando la sento arrivare, quando la guardo e la vedo guardarmi. La sua diabolica presenza mi perseguita dolcemente nei sogni che mi tormentano, e nei risvegli che seguono non riesco a lottare così duramente da scacciarla via per sempre. Non ne ho il potere, mamma, non sono in grado.

La sento camminare sulle vene dei miei polsi. La vedo ovunque, la respiro in ogni luogo. Nei suoi occhi c'è il veleno, verdi e belli come pezzi di diamante, ogni frammento di lei mi toglie il controllo, mi scatena i sensi. Brucia la persona che dovrei essere come se fossi un fiore effimero, e non sento di avere il coraggio di fare la stessa cosa con lei... non più come prima.

Non è colpa mia se ha preso posto nella mia testa e non se ne vuole andare. Non è colpa mia se tutte le volte che la vedo sorridere a lui invece che a me, il respiro mi si blocca e stringo forte i pugni, come un bambino indispettito a cui è stato sottratto il giocattolo. Non è colpa mia se me la immagino tra le mia braccia e non è colpa mia se non trovo niente di più bello con cui compararla. Non c'entro niente, mamma. Eppure è il mio chiodo fisso. Le ossa mi si sgretolano ogni volta che sento il suo nome.

Non è stata colpa mia neanche quando i due stramaledetti fidanzatini (sapessi quanto mi maledico per avergli dato importanza chiamandoli "stramaledetti") hanno festeggiato il mesiversario e lei ha abbracciato quel mazzo di fiori come fosse un parente del passato sopravvissuto a qualche catastrofe. Dio, quanto le piacevano quegli stramaledetti fiori. Non faceva altro che ringraziarlo, non smetteva più di baciarlo, per l'amor di Dio. Nemmeno immaginava che la vera catastrofe di quel giorno, per me, fu lei quando mi venne incontro dopo avermi visto con il broncio e afflosciato su quel muro, e quando la felicità l'aveva respirata così tanto, che le venne in mente di ballarmi davanti agli occhi e lasciarmi per gioco uno di quei fiori tra le braccia incrociate. Non ne aveva idea, Cristo Santo, e la catastrofe ancora più grande continua oggi e lo farà anche domani, mamma, me la sento crescere nel petto. Con una crudeltà e una tenerezza feroce, mi perseguita e non mi abbandona più questo sentimento che quel demonio ha deciso di regalarmi. Solo Dio sa quanto mi ha spaventato l'effetto che mi ha fatto la sua vicinanza quel giorno, e mi spaventa tutt'ora.

I mesi trascorrono rapidi e la gelosia si impadronisce a poco a poco del mio corpo, una sorta di serpente con cui non posso patteggiare. Mi sta distruggendo, quella ragazza. Mi demolisce ogni giorno con la sua voce, mi scotto guardando le sue mani bianche. Se solo tu potessi salvarmi, mamma, so che lo faresti con tutto il cuore, senza esitare. E probabilmente fingerò per l'ennesima volta di spedirti realmente questa lettera, e convincerò me stesso e i miei demoni che tu l'avrai letta e che il tuo aiuto arriverà a breve, infine. Che mi proteggerai dall'incantesimo che mi hanno fatto i suoi occhi intrisi di veleno.

Se solo tu potessi farla soffrire al posto mio, se potessi addormentare l'odio che proviamo nei confronti della sua famiglia... ma questo non potrà mai accadere, mamma. Sono luride persone senza onore e con l'anima sporca, ingannatori che bisogna estirpare dal mondo. E lo farò, te lo giuro, l'ho promesso a mio padre. L'ho promesso a me stesso.

Lo so che lei pensa di essere diventata la mia debolezza, ma non sa che sono già dalla parte vincente. Non immagina cosa diavolo l'attende, ma sarà messa davanti ad un bivio. Deve scegliere da che parte stare, che persona essere. Che persona abbandonare.

Sarà la mia coppa, il mio trofeo. Prenderà la decisione sbagliata e ogni giorno della sua vita sarà una nuova preghiera che supplica la morte, oppure prenderà l'altra strada del bivio e deciderà di essere mia finché lo vorrò io.

Questa è l'unica soluzione, deve prepararsi al male che si merita. Alla mia rabbia incontenibile, alle mie braccia o alla sua distruzione.

Dio, quanto vorrei che scegliesse me. Come vorrei che mi desiderasse quanto la sto desiderando io, che la sua anima non fosse contaminata dalla sua lurida famiglia. Ma lei è così bella, così buona, così tremendamente lontana dall'essere pura.

Ma non mi devo distrarre, devo restare concentrato. O me o una vita d'inferno. Ecco il suo bivio.

E nel frattempo che lei capirà di dover scegliere, io resterò dannato. In bilico tra ciò che è giusto e ciò che bramo.

Te lo giuro, mamma, se solo tu volessi rendermi felice, mi lasceresti entrare, almeno per una volta, con i miei occhi negli occhi di Lei. Mi concederesti di avere, anche solo per un istante, tra le mie mani il corpo di Raphina.

                                                                                                                       Draco Malfoy


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 07, 2017 ⏰

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