7- Letter to Amanda

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Venerdì sera. Anche oggi non ho nulla da fare. Solitamente esco con alcuni miei amici, ma oggi tutti hanno degli impegni, a parte me ovviamente.
Per questo motivo sto ascoltando musica da mezz' ora.

《Tesoro, cosa vuoi per cena?》chiede mia madre irrompendo in camera mia. 《Uhm, non lo so. Fammi pure quello che vuoi》rispondo fissando il soffitto.《D' accordo, allora ti preparerò degli spaghetti. A dopo》dice sorridendo per poi uscire chiudendo la porta.

Annoiata mi levo gli auricolari, ripenso a giovedì scorso, quando scrissi la lettera -che mai invierò- a Debbie. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la mia scrivania bianca e apro il suo secondo cassetto, dove ho messo la lettera.

Appena la trovo, la fisso per un pò, poi mi viene un' idea. Siccome non ho nulla da fare potrei scriverne un' altra, perchè no?

Penso al "fortunato destinatario" al quale potrei scriverla e mi viene subito in mente mia sorella maggiore, Amanda.
Così prendo carta e penna ed inizio a scrivere.

Cara Amanda,
"Non c'è nessun amico migliore di una sorella e non c'è nessuna sorella migliore di te."
Ricordi questa frase? La dicemmo per la prima volta insieme quando avevamo otto anni e, da allora, di cose ne sono cambiate. Ma andiamo con ordine.

Hai un anno in più di me, sei nata l' 8 agosto 1998 e abbiamo sempre avuto molto in comune, caratterialmente parlando, ma non fisicamente. Io ho i capelli neri e gli occhi grigi, ho le labbra carnose e il naso piccolino.
Tu hai i capelli biondi e gli occhi blu, le le labbra a cuore e un piccolo nasino a patata. Nessuno capisce al volo che noi siamo sorelle, ma è così.

Abbiamo condiviso tutti i momenti più importanti della nostra crescita e quello che ci ha divertito di più è stato quando, a undici anni, ti è venuto per la prima volta il ciclo ed io ero gelosa. Ti ricordi? Cercai su ogni singolo sito Internet e su qualsiasi rivista dei metodi per farlo venire anche a me , ma non accadde niente. Nemmeno al mio undicesimo compleanno.

Così finisi di averlo: presi un assorbente, della vernice rossa e del ketchup e lo colorai di rosso. Quando tu lo vedesti, scoppiasti a ridere e capisti subito che era finto. Quando mi venne qualche mese più tardi, facemmo una "festa privata" a cui partecipammo solo noi due. Rido ancora a crepapelle al solo pensiero di quel memorabile giorno.

Ci siamo sempre consolate a vicenda quando accadeva qualcosa che ci buttava giù di morale. Come, ad esempio, la morte di nonna Tina, quando io avevo tredici anni e tu quattordici.

Eravamo molto legate a lei e quando lo venimmo a sapere ci abbracciammo mentre piangevamo e non ci lasciammo più per un' ora di orologio.

Per non diventare più tristi di quello che già eravamo, uscimmo di nascosto di casa e andammo al supermercato a comprare un pacchetto di palloncini gialli, il colore preferito della nonna.

Poi le scrivemmo una lettera e la infilammo dentro il palloncino prima di gonfiarlo. Infine lo facemmo volare nel cielo, sperando che quel messaggio arrivasse in qualche modo alla nonna.

Dopo un pò tornammo a casa mano nella mano e decidemmo di scrivere le nostre sette promesse. Te le ricordi? Credo di no, meglio rinfrescarti un pò la memoria:

Promessa numero uno, la più importante e, contemporaneamente, la più ridicola: Ci vorremmo sempre bene.

Promessa numero due, la più stupida: Ci abbracceremo sempre entro gli ultimi dieci minuti della giornata.

Promessa numero tre, quella che definisco più utile: Ci consoleremo sempre a vicenda quando saremo tristi.

Promessa numero quattro, la meno strana: Ci diremo sempre quando qualcosa non va.

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