12 GENNAIO 2017, ore 17:12

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12 GENNAIO 2017, ore 17:12

Silenzio.

Silenzio (respiro con l'addome).

Silenzio.

Calibro Lisa, sforzandomi alquanto nel tentativo di reprimere raschiamenti con la gola e pruriti. Sono un vulcano pronto ad esplodere ma nessun segnale di stress dovrà trasparire. Detesto essere preso in giro. E detesto non essermene accorto in tempo. Guardo il suo volto alla ricerca di micro espressioni facciali. Mentre lei mi fissa, dopo aver spento la sigaretta (eppure, nessun odore di fumo, solo aroma di vaniglia), in attesa di un mio cenno. Io ripasso mentalmente e velocemente il suo tono di voce per ricordare se ci sono state variazioni significative. Niente. Di solito, memorizzo quello che dice il cliente, annotando le parole più significative che ha pronunciato e le espressioni o i movimenti del corpo che ha fatto quando le ha dette. Vuoto completo: nessuna sbavatura nella comunicazione della signora fuori di testa. O è completamente pazza, oppure io ho perso la mia capacità di decodificare il comportamento umano.

Escludo a priori la seconda.

Ciò detto, e per puro sfizio, a questo punto decido di saperne di più. Dopo tutto, potrebbe essere un buon allenamento. Come dico spesso in aula ai miei alunni, più il cliente è strano e più l'addestramento è efficace. Partiamo.

"Va bene, Lisa, ricominciamo daccapo, così che io capisca esattamente di che si tratta. Va bene per lei?"
"Va bene".

"Allora, lei mi ha chiamato qui per offrirmi un lavoro".

"Sì".

"MI ha offerto centotrentamila sterline per aiutarla a prendere una decisione importante".

"Sì".

"E la decisione riguarda la possibile estinzione della razza umana".

"Sì".

Bene, le ho fatto dire tre volte "sì", il che mi garantisce che il suo cervello sia più incline ad assecondarmi da questo momento in poi. Quando un cliente risponde o pensa per tre volte consecutive "sì", il suo cervello inconscio è propenso a rispondere "sì" a tutto quel che viene chiesto dopo. Ipnosi conversazionale, baby. Mi ci pago il mutuo, con queste cose. Inoltre, l'ho ricalibrata come si deve su tre affermazioni certe. Ora calerò il mio asso, e nulla dovrà sfuggirmi.

"Mi ha appena detto di essere Dio".

"Sì".

Niente. Come se fosse vero.

"D'accordo, Lisa. Lei mi sta dicendo che una signora di... mezza età, diciamo, seduta in un ufficio a Camden Town, che fuma sigarette... è Dio".

"Che problemi ha con l'inglese, Leonard? Gliel'ho appena ripetuto. Cos'è che non le torna? Il fatto che io sia donna, immagino".

Bastarda. Mi vuole costringere in posizione di difensiva, mettendola sul piano del politicamente corretto, come se a me fregasse qualcosa del politicamente corretto. Io sono la nemesi del politicamente corretto!

"Il fatto che lei sia donna è ininfluente, Lisa. Francamente, non è un mio problema. Come le ho detto, non credo in Dio e di certo non credo che il libro che ispira così tante persone sia anche solo minimamente vicino a dire le cose come stanno. Lei per me è una potenziale cliente e io sono un professionista serio: voglio sapere di che cosa stiamo parlando, altrimenti me ne vado e la saluto. Tutto qui".

Lei strizza gli occhi. Mi scruta.

"Ha ragione, Leonard. Forse sono stata prematura. In effetti, posso capire che la cosa possa essere complicata da comprendere. Perciò le chiedo: immaginiamo che io non le abbia detto di essere Dio. Sono solo una signora molto ricca che vuole lavorare con un coach. Ho un problema, che potrebbe essere immaginario ma che per me è importante e per risolvere il quale sono disposta a pagarla moltissimi soldi. Lei deve solo stare al gioco e aiutarmi con il mio problema, anche se per lei non è così importante. Si ricordi di quel che dice in aula, Leonard: i problemi sono tali non perché esistono davvero, ma perché qualcuno li chiama in quel modo. Perciò, anche ipotizzando che il mio sia un problema immaginario, per me è assolutamente reale. E voglio che lei mi aiuti a sbrogliare la matassa. Che ne dice, ora?"

Quindi potrebbe essere stata in aula con me. Quella frase non l'ho scritta... o forse sì, su Facebook, chi lo sa. In ogni caso, le rende onore. Ha argomentato molto bene. Dunque, ricapitolando: è ricca, molto. Mi pagherà una spudorata somma di denaro, come direbbe il buon vecchio Richard Gere a caccia di battone. E mentalmente potrebbe essere la sfida più interessante per un tizio che si annoia alla velocità della luce e che da un pezzo non incontra un cliente in grado di metterlo in difficoltà.

La sfida mentale mi attizza più dei soldi. Perché il peggior nemico, per me, non è la povertà. A quella so rimediare. Il peggior nemico è la noia.

"Pagamento anticipato, entro domani".

Lei apre leggermente gli occhi. Sorride e prende un'altra sigaretta. Fuma come un diavolo, la signora. Se fosse Dio, la amerei alla follia, per questo.

"Domani mattina troverà i soldi sul suo conto corrente, Leonard. E noi ci vediamo alle nove, qui. Facciamo colazione insieme. Lasci alla mia segretaria le coordinate bancarie e si goda la serata. Ha appena guadagnato una montagna di soldi".

IL COACH DI DIO [storia completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora