22 GENNAIO, ore 08:59

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Non so davvero perché io sia qui, in questo momento. Il mio incarico è finito, ho incassato la mia cospicua parcella. Ho tempo libero da vendere perché ho disdetto tutti gli appuntamenti, per restare a disposizione di Lisa.

C'è di più: non credo a una parola di tutta questa storia per cui Lisa che sarebbe Dio, Evelin l'Angelo Sterminatore e per cui Lucifer che sarebbe... beh, se stesso.

Eppure, sono qui. Forse perché una parte di me si è affezionata a questi bizzarri personaggi, così fermi nelle loro convinzioni da riuscire a trascinarmi, forse perché sono curioso per natura e faccio davvero fatica a rinunciare al gran finale: per lasciare un libro a metà o piantare in asso un film, deve trattarsi proprio di cose offensive per la mia intelligenza. Oppure, ed è un'ipotesi, forse alla fine dietro la scorza che mi sono costruito, il ragazzino (come lo chiamerebbe Evelin) vuole credere alla magia della favola. E quindi credere che Lisa sia Dio, che Evelin potrebbe farci morire tutti di peste in un paio di giorni e che Lucifer sia il Signore del Male, anche se - finora - a me è parso solo un gran figo, che si veste da Dio (hihi) e che usa le parole in modo strepitoso.

Lucifer ha prenotato la sala riunione di un elegante hotel del centro, proprio vicino all'Hard Rock cafè: quando ci sono passato davanti a piedi, mi sono ricordato che è da parecchio che non ci passo, per un burger vegano o una maglietta. Quella dell'Hard Rock di Londra è un po' scolorita.

La sala è lussuosa e dotata di ogni comfort: il mio occhio clinico da formatore nota subito un proiettore di ultima generazione e casse audio di marca. Al centro del lungo tavolo rettangolare bottiglie di acqua naturale e frizzante, bicchieri di vetro, tazze di porcellana bianca, caraffa termica e una gran varietà di miscele di the a disposizione degli ospiti. Infine, carta e penna davanti a ogni seduta. La sala riunioni perfetta, a parte il fatto che mancano i miei anacardi. Ho dimenticato di metterli nello zaino, stamattina, e ora rimpiango la mia svista.

"Anacardi", dice Lucifer porgendomi un sacchetto di colore nero che riconosco al volo perché proviene dal mio locale preferito, "con sale dell'Himalaya, come gradisce lei, vero?"

Vero. Qui ci sarebbe da dire parecchio, su una trattativa che inizia con me che accetto un regalo. Violazione di tutte le principali regole: niente regali all'inizio! Niente senso di debito! Niente disparità psicologica! Ma sai che c'è? Me ne fotto: sono i miei anacardi preferiti di tutti i mondi. E sono talmente bravo che non sarà un sacchetto di noccioline a farmi perdere la mia capacità di portarmi tutti questi svitati a spasso, come il pifferaio magico. Lasciamo pure che il buon Lucifer, in un completo blu bello da mangiare, mi faccia il suo regalo. Prendo il sacchetto. Apro, annuso, estraggo il primo meraviglioso pezzo. E decido che il mondo deve andare avanti, cazzo. Voglio un mondo pieno di anacardi! Anacardi per tutti, fino al giorno del giudizio! Rido da solo e Lucifer pare esserne compiaciuto. Forse pensa che sia il suo regalo ad avermi messo di così buon umore. In realtà, il fatto è che amo prendermi in giro da solo, perché ho scoperto, dopo un'adolescenza tutt'altro che divertente, che di ogni cosa si può ridere. Di qualsiasi cosa. E ho scoperto che se riesci a ridere di qualsiasi cosa, allora hai il potere di decidere come stare, evitando che altri scelgano per te. L'ironia e l'autoironia, oltre a essere due fra i rimedi più potenti per qualsiasi tipo di paturnie mentali, sono sicuramente una delle chiavi di accesso alla libertà personale.

Nel frattempo, Evelin, seduta a capotavola, con le spalle alla porta, ci guarda. Aspetto da un secondo all'altro un suo motto di simpatia. Che arriva, puntuale come il mio Apple Watch.

"Voi due, avete finito con le vostre coccole da fidanzatini? Possiamo cominciare?"

Lucifer mi sorride, poi sorride a lei. Non perde mai l'aplomb, questo bizzarro figurino.

IL COACH DI DIO [storia completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora