13 GENNAIO 2017, ore 09:14

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Non ha tutti i torti, la signora. Dopo un paio d'ore di telegiornale, credo che a qualsiasi divinità degna di questo nome verrebbe l'istinto di far piazza pulita. Non che la cosa poi abbia più di tanto senso, visto che la signora è probabilmente una miliardaria megalomane che ha perso qualche rotella lungo la strada. Il mio addestramento, comunque sia, si preannuncia davvero interessante. Sono curioso. E la curiosità per me è tutto.

"Quindi, Lisa, vuol sterminarli tutti. Le richiedo: proprio tutti?"

Vediamo se un po' di sane domande di qualità riescono a farmi scoprire qualche dettaglio.

"Sì. Nel caso dovessi decidere, allora la punizione sarebbe per tutti."

Il fatto che parli di punizione conferma le mie prime impressioni ricavate dal suo linguaggio. E il fatto che si sia leccata velocemente le labbra mentre diceva "punizione" non è un buon segno: potrebbe significare che l'idea le piace. Dico "potrebbe" perché un segno, in sé, vuol dire tutto e nulla e io, a differenza di alcuni maghi da palcoscenico da strapazzo, preferisco l'approccio analitico. Quindi, per esser sicuro, ripeto il concetto.

"Punizione, dunque. Si tratta di una punizione."

Lei si lecca ancora le labbra. È certo: vuol punirli tutti. Anzi, punirci, visto che pure io faccio parte del club. Decido di incalzarla.

"Punizione per che cosa, Lisa? Sia più specifica."

Lei beve un altro sorso di succo di mela. Accende una sigaretta. Aspira profondamente.

"La verità è che sono molto delusa. Ho fornito alla razza umana un luogo meraviglioso in cui vivere e un cervello straordinario per viverci al meglio. L'uso che vedo fare di questi due doni è assai sconfortante. Il vostro Pianeta è ridotto a uno schifo. Anzi, le dico che potrei stare a guardare senza far niente ed entro un secolo, stando così le cose, fareste comunque tutto da soli. Quanto credete di poter durare? Voi umani state dando il peggio di voi. Avete un potenziale immenso e vi perdete in giochi da bambini, dispetti e piagnistei. Tristissimo. Vi ho dato il libero arbitrio, cazzo, e lo usate per distruggervi gli uni con gli altri, annichilire il Pianeta e guardare programmi come il l'isola dei famosi."

L'isola dei famosi. Forse Lisa ha ragione. Forse meritiamo un'estinzione veloce e anticipata. Forse meritiamo di sprofondare nelle voragini dell'inferno.

"Vero, il mondo non sta andando un gran bene. È anche vero che ci sono moltissime cose per cui Dio dovrebbe esser fiero. C'è qualcosa che le piace, qualcosa di cui è contenta, Lisa?"

Parlo di Dio, sto al suo gioco. Vediamo se si sbottona.

"Oh, sì. Ci sono molte cose di cui esser contenti."

Bene, almeno su questo possiamo lavorare. Un controesempio, ovvero l'eccezione che conferma la regola, è sempre un eccellente punto dal quale partire quando si ragiona con persona dalla convinzioni ferree.

"Ma ora", mi dice lei, "torniamo in ufficio, devo vedere una persona. Mi segua."

Mentre camminiamo fra banchetti e bancarelle, penso a che tipo di strategia usare con Lisa: un future pacing? un'estrazione di valori? induzioni? smontaggio di convinzioni? analogie e metafore?

O forse potrei, semplicemente, esasperare a tal punto la sua convinzione, sfidandola a metterla in pratica, da costringerla a dichiarare la verità. Mentre ragiono su questi aspetti strategici, mi ritrovo nell'ufficio di Lisa, il luogo in cui tutta questa stramba storia è cominciata. Davanti alla sua scrivania, in piedi, c'è un uomo gigantesco, vestito in modo impeccabile: abito scuro, gilet, scarpe nere e lucide. Quando entriamo, si irrigidisce visibilmente: noto che alza leggermente la testa e tende le mascelle. Sta in piedi, con le mani dietro la schiena, come un soldato che aspetta ordini.

"Ciao, Uriel", lo saluta lei.

"Signora", risponde lui.

"Leonard, le presento Uriel. Uriel, ti presento Leonard", continua Lisa mentre ci avviciniamo: lei si siede velocemente al suo posto e io resto in piedi accanto al tizio, di un buon venti centimetri più alto di me (e io sono un metro e ottanta). Ha un'espressione tesa e seria, mi guarda come se fossi una caccola e non mi degna di una parola. Potrebbe essere anche lui un vichingo, ma ha i capelli neri e la barba ispida e scura. Un vichingo, comunque.

"Buongiorno", dico io, senza ottenere risposta.

"Si sieda, Leonard, e perdoni il nostro Uriel. È un bravo soldato, ma non ha un carattere fra i più solari, per così dire."

Io mi siedo, a questo punto ignorando lo scimmione (l'ho appena declassato da vichingo a primate: questa strategia, ridefinire mentalmente il modo in cui vedo il mondo, mi aiuta a gestire meglio le situazioni complesse) e concentrandomi su Lisa. Che, però, mi ignora, concentrandosi sull'australopiteco. Ottimo.

"Uriel", dice, "oggi è il giorno. Sai cosa devi fare."

"Signora...", tenta lui.

"Signora un cazzo!", sbotta lei facendomi sobbalzare. Come ha fatto a uscirle dal petto quella voce... cavernosa? Ho sentito un brivido lungo la schiena. Non so per quale motivo, ma ho paura. All'improvviso, non mi sento più così sicuro di me. In che razza di situazione mi sono cacciato? Lei, semplicemente, fiammeggia. Non saprei in che altro modo dirlo. Lei tuona e fiammeggia. La voce diventa sibilante. Uriel non batte ciglio ma avverto il suo nervosismo.
"Oggi è il giorno, quindi vai e fai quello che devi fare. Ho già avuto a che dire con Michael, su questo punto. Ho già detto a lui che tengo gran conto della vostra opinione finché è perfettamente in linea con la mia. Altrimenti, me ne sbatto altamente le palle di quello che voi credete giusto o sbagliato. Così ho deciso, così va fatto. Punto. E non voglio mai più tornare sull'argomento."

E, per Dio, mentre pronuncia l'ultima frase, la stanza diventa più buia e io sento odore di zolfo. Altro che vaniglia. Fottuto zolfo.

IL COACH DI DIO [storia completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora