21 GENNAIO, ore 09:00

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C'è un freddo più pungente del solito, stamattina. L'aria mi sferza il viso ma, almeno, mi tiene sveglio. Ho trascorso una notte piuttosto bizzarra, a metà fra incubi e deliri. Che, per carità, al delirio notturno sono abituato: mi capita spesso di restar sveglio a pensare a parole, frasi, schemi linguistici da usare in aula o da scrivere in un libro. Ci sono notti in cui proprio non riesco a dormire, è come se vedessi davanti a me le parole che si muovono e il mio cervello corre velocissimo per star dietro a tutta questa magia. Ma l'altra notte è stato diverso: c'erano Lucifer, c'era Lisa, c'erano gli angeli. E c'era Evelin, così affascinante e così pericolosa che qualsiasi cosa io facessi per distrarmi, il pensiero tornava a lei. Il che è strano, visto che di solito il pensiero va dove io gli dico di andare. Che io abbia trovato qualcuno che riesce ad essere più forte di me e dei miei pensieri?

Ormai non sento nessuno della combriccola da diversi giorni. Li ho mandati a quel paese, e un po' mi spiace. Come quando sai che cosa è giusto fare e, allo stesso tempo, quando lo fai poi un po' te ne penti, fra dispiacere e senso di colpa. Mi sono detto più volte che ho fatto bene, che in fin dei conti non sono nemmeno clienti, che l'unica persona cui devo rendere conto è Lisa, eppure non riesco a smettere di pensare che ci sia qualcosa di irrisolto, con il clan degli svitati. Mentre, seduto al "mio" tavolino di legno, sorseggio il mio succo di mela bollente e guardo distrattamente uomini e donne indaffarati a prepararsi per i turisti, mi rendo conto che il problema sta nel fatto che ho perso.

Non con Lisa, s'intende: Lisa mi ha assunto per aiutarla a prendere una scelta e alla fine la scelta l'ha presa. E, da un certo punto di vista, sono quasi contento di quel che ha deciso: primo, perché non credo che né lei né il suo angelo vendicatore distruggeranno il mondo. Poi, e soprattutto, perché mi stavo lasciando andare, stavo per diventare imparziale e le mie chiacchierate con Lisa stavano diventando a favore della salvezza degli uomini, quando avrei dovuto restare completamente oggettivo. Ho fatto voto, su questo: mai prendere parte, quando lavoro con un cliente. E ci riesco pure: io, il mio cervello razionale e logico, la mia freddezza. Con Lisa stavo perdendo colpi. Facevo, in cuor mio, il tifo affinché lei ci salvasse tutti. Quindi, bene così. Ho costruito tutto quello che ho sulla mia capacità di analizzare comportamenti e parole: stavo perdendo il passo, dietro la strana signora inglese intenzionata a disintegrare il pianeta.

Ho perso, invece, con il club dei miei deliranti amici, angeli, demoni e vendicatori. Ho perso perché ho permesso che mi facessero perdere le staffe. E la mia filosofia è che nessuno può farti arrabbiare, se tu non glielo permetti. Vero, ci sono volte in cui mi incazzo, ma quando succede è perché io scelgo che succeda. Sono ossessionato, da questo. Il controllo. L'idea che io possa far fare al mio cervello tutto quello che voglio. L'idea che sia io a decidere come stare, e quando. E invece ho perso le staffe. E la cosa mi dà fastidio, lo confesso. Bevo succo di mela, mi godo il freddo che sferza la faccia e una parte di me vorrebbe tornare in quella casa a parlare con tutti, a riprendere il controllo, a far vedere chi è che comanda. L'altra parte di me continua a dirmi di andare avanti, di godersi i giorni liberi e i soldi guadagnati tutto sommato con grande facilità. Mi sento un po' solo, stamattina. Penso che andrò a far spese. In questi momenti, entrare in una libreria di quattro pieni con lo zaino pieno di quaderni per gli appunti e due sacchetti di anacardi è la miglior terapia che io conosca. E, grazie al cielo, so anche perfettamente dove andare: davanti alla mia libreria preferita di Londra c'è questo coffe shop nel quale puoi acquistare un ottimo caffè e frutta secca di pregevole fattura. Insomma, la salvezza dalla malinconia a soli venti minuti di metro.

"Sapevo di trovarla qui, Leonard", dice la voce alle mie spalle.

L'idea della libreria evapora in un istante. Mi giro e so già che la mattinata prenderà una piega molto diversa da quella che avevo immaginato.

Lisa mi aggira e si siede proprio davanti a me. Mi poggia davanti un sacchetto di carta e me lo avvicina.

"La sua colazione, Leonard."

Io la guardo. Stamattina sembra tranquilla, meno incazzosa del solito. Forse il fatto di aver deciso di estinguere la razza umana l'ha finalmente placata.

"Buongiorno, Lisa. Che cosa posso fare per lei?"

"Oh, niente di che. Ho preso la mia decisione e quindi sono soddisfatta. Ha svolto il suo lavoro e ora ha un sacco di tempo libero. Sono qui solo per far due chiacchiere con lei, se per lei va bene."

Io la guardo senza dir nulla, aspetto che scopra le sue carte.

"Le preciso che ritengo il suo incarico portato a termine con successo. Questa non è dunque una visita professionale, solo personale. Può rifiutarsi di parlare con me, se crede."

Ci penso. Mi piace l'idea di esser libero. Tempo libero tutto per me. Libreria e anacardi e caffè bollente. Cos'altro potrei desiderare?

Eppure, questa vecchia signora mi ha mentalmente sfidato e, dal mio punto di vista, è scappata dalla rete che le avevo tessuto intorno. Ha preso una scelta diversa da quella che io volevo che prendesse. Ecco, l'ho detto: volevo che scegliesse in modo diverso e stavo facendo in modo che ciò accadesse. Quindi, sì: ho perso anche con Lisa. È sfuggita al controllo. D'improvviso, la malinconia lascia il posto al senso di sfida. Il cervello si anima. I neuroni cominciano a scoppiettare felici, pronti per una nuova avventura.

Non sto lavorando, ora. Il mio incarico è finito. Ora, è personale. Ora, è puro divertimento.

"Con piacere, Lisa. Sono contento di far due parole con lei. Sono curioso, mi dica: di che cosa vuol parlare?"

Lisa prende una sigaretta, l'ennesima. Il Dio più tabagista fra tutti gli Dei l'ho pescato io, per la miseria. La accende e mi respira fumo addosso. Fumo che sa di vaniglia, naturalmente.

"Voglio parlare con lei di Dio, Leonard. Del perché non crede in Dio e del perché era così determinato a farmi cambiare idea sull'estinzione della razza umana."

Sorseggio. La guardo. Respiro profondamente. Come se fossi felice.

"Va bene, Lisa. Parliamo."

IL COACH DI DIO [storia completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora