CAPITOLO 1

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Undici anni dopo

Sono stata sveglia tutta la notte la mia mente non era stata preparata ad una notizia del genere. Ho quindici anni e sono stata sempre figlia unica, non ho mai chiesto molto ai miei genitori, non sono mai stata prepotente e non ho mai preteso nulla da loro. Non ho mai dato nulla per scontato. Però mi piace essere figlia unica i miei genitori mi danno mille attenzioni al giorno e questo mi piace molto. Da qualche mese mia madre è stata molto occupata con la gravidanza. Se con il suo lavoro la vedevo ogni mattina prima della scuola e il pomeriggio per tre ore, ma a causa di queste visite non la vedo quasi mai. Mi dispiace molto, e sono delusa, sta dando molta attenzione a quel feto che ancora deve nascere che a me. Invece mio padre non mi ha deluso, però da quando ha saputo che mamma è incinta lo vedo con un altra luce diversa negli occhi. Chissà se aveva la stessa luce quando mamma aveva detto che era incinta di me.
Ora mamma è al settimo mese e manca poco al parto. Ha già sistemato pure una valigia grande per l'ospedale, neanche dovesse andare per una settimana all'estero.
Non mi dispiace avere un fratellino, però ho qualcosa dentro da non riuscire a capire se lo voglio veramente o no.
Ritornando a me, sono una ragazza abbastanza socievole, faccio facilmente amicizia e ho tanti amici a scuola ed esterni.
Ho una media abbastanza alta a scuola, la mia materia preferita è la storia e vado a scuola molto volentieri.
Percorrendo la strada verso casa mia intravidi da lontano la stessa macchina di mia madre. Cercai di correre più velocemente e alzando le braccia per farmi vedere dallo specchietto. Dopo una fatica enorme mamma frenó con la macchina e accostò vicino alla carreggiata.
"Finalmente mi hai vista" dissi col fiatone entrando in macchina.
Rise, "scusami ma non pensavo che quella pazza fosse mia figlia!"
Oddio, da lontano davvero sembravo una pazza? Mi coprì il viso dalla vergogna. E dietro c'erano anche delle persone che camminavano. Che brutta figura!
"Dove stai andando?"
La guardai, "parli seriamente? A casa ovvio!"
Fece una smorfia per scherzare, ovvio che non diceva sul serio ma talmente prende tutto sullo scherzo che certe volte è anche estenuante.
La guardai, portava in volto un sorriso. Era molto bella la mia mamma, e con la gravidanza lo era molto di più. Il suo pancione grande arriva fino al volante, le sue guance paffute insieme alle sue gambe e caviglie. Più la guardavo e più mi rendevo conto che è davvero molto solare, il viso arioso e la sua pelle luminosa.
"Invece tu dove stai andando?"
Sbuffò, "a prendere nonna. Vuole stare da noi già da ora..."
"Ma dove sta? E poi non stai partorendo adesso!"
Mi guardò storto, "lo vedo" girò il volante verso destra, "ma sai com'è fatta vuole essere la prima ad essere presente. E poi dopo la prima gravidanza potrei partorire anche prima!"
"Come biasimarla sei ancora sua figlia..."
"Cosa vuoi dire con ancora? Eh?"
Mi misi a ridere e la ignorai mentre sbuffava. Nello stesso istante non so perché ma ripensai quel giorno quando mi dissero mamma e papà che aspettavano un figlio. Si aspettavano? Come se lo aspettava pure papà nella sua pancia.

Rimasi impassibile alla loro notizia ne rabbia ne felicità. Non sapevo come interpretare una notizia di questo genere e quando mi videro in questo stato si guardarono preoccupati e mi fecero un sacco di domande tipo "sei arrabbiata" "sei agitata" "hai bisogno di qualcosa" "perché reagisci in questo modo" " sei felice", mi stavano torturando e non mi davano nemmeno un po' di spazio per riflettere e pensarci un po' su. Perché non è una notizia che si può digerire subito. Dopo molti pensieri e lavate di cervello da parte di mia nonna che cercava di convincermi che questo bambino era una gioia per tutti, alla fine accettai comunque anche perché avendo un Ciccio bello con cui giocare non era affatto male.
I miei genitori si tranquillizarono quando mi videro più serena e non con il broncio. Però comunque ci restavo sempre male ogni volta mi mettevano da parte.
I mesi passavano e vedevo mia madre mangiare come un vichingo e mio padre sacrificando le sue polpette al sugo per lei. Questi erano gli unici momenti dolci in cui mia mamma era strafelice, mentre il pomeriggio lo passava a rimproverare mio padre per motivi a me sconosciuti e vedevo lui sconfitto a lavare i piatti e la cucina mentre lei sul divano stiracchiando le gambe facendo zipping tra i canali e mangiando biscotti oreo.
A

h di lusso stava mia madre e ancora adesso.
Tra i miei pensieri non mi accorsi che eravamo arrivati a casa di nonna, e aspettava lì con due valigie grandi e due borse.
"Mamma ma non devi stare cinque anni a casa mia!"
Appena sistemò le valigie nel cofano e si sedette nei sedili dietro di noi rispose "no, ma mi sono portata tutto ciò che serve!"
"Mamma avevo detto che potevi stare almeno due settimane a casa mia per non alzarmi dopo il cesareo!"
"Lily lo so tranquilla, resterò il tempo necessario e appena ti riprenderai potrò andare!"
Non ascoltai più la loro conversazione tra l'ospedale e tutine per il pargoletto.
Io, invece, pensavo alla mia giornata di scuola. Oggi Mark finalmente dopo tre settimane mi aveva rivolto la parola. Era arrabbiato con me perché lui sosteneva che l'avevo tradito spifferando il suo segreto. Non l'avevo mai detto a nessuno, chissà se lui avrà parlato con qualcun altro di poco fidato. È un problema suo non mio. E oggi mi ha rivolto la parola perché aveva scoperto che non ero stata io, r la persona in questione non mi aveva neanche rivelato chi fosse stato.
In realtà neanche mi interessa ma gliene avrei dette tante per aver fatto litigare me e Mark.
Andiamo molto d'accordo noi due ma entrambi abbiamo un carattere forte. Tutti nella scuola dicevano all'inizio che faccevamo una bella coppia se noi fossimo fidanzati, ma siamo solo amici anzi migliori amici. Ci aiutiamo a vicenda, stiamo al banco insieme, ed è l'unico con cui riesco a divertirmi molto spesso e viceversa. Siamo una coppia perfetta di amici.
Arrivata a casa cominciai subito a fare i compiti aspettando mamma e nonna che cucinavano qualcosa per pranzo. Loro due vanno molto d'accordo sono molto in sintonia quando hanno qualcosa in comune da condividere ad esempio cucinare e fare shopping. Ma appena si parla di dottori succede un inferno. Nonna è molto contraria ai dottori, il motivo credo sia per suo marito è morto tra le mani dei dottori e lei questo non l'ha mai accettato, per questo ripudia loro e chi cerca di diventare un bravo dottore. Odia pure le medicine, qualunque medicina che hanno inventato gli esperti nel settore li ripudia.
Quando sta male, certe volte trattiene il dolore stando a letto sperando che un buon riposo passi tutto e prende in caso necessario le medicine naturali biologiche o tisane.
Quando sto male cerca in tutti i modi di farmi restare a letto a tutti i costi. Magari se è un raffreddore va anche bene un buon risposo e una tazza di tisana, ma se la cosa è un po' critica mia madre scatena l'inferno.
Come l'ultima volta, avevo più o meno sette anni. Mi ricordo qualcosa ma non ero abbastanza cosciente da ricordarmi ogni singolo attimo.
Quel pomeriggio ci aveva fatto visita proprio nonna quando all'improvviso ebbi un attacco doloroso al fianco destro. Nonna mi aveva fatto bere tre tazze di tisane senza farmi alcun effetto. Questo me lo ricordo bene anche perché non ne bevo più dall'ultima volta.
Mamma e papà vedevano che peggioravo e cominciavo a diventare sempre più pallida, avevano litigato con nonna per farmi portare all'ospedale. Dopo un sacco di tempo in braccio a papà tra litigi e urla, mi avevano portata all'ospedale.
Mi ricordo soltanto le urla di mia nonna dicendo "la ucciderete cosí" e non ricordo più niente. E sono ancora qua dopo un operazione.
Mia nonna quando mi aveva visto tornare dopo una settimana cominciò a dire "miracolo. Miracolo. Questo è un miracolo da parte di tuo nonno"
Non volevo dirle che erano stati bravi i dottori, ma ho lasciato perdere non per farla restare male ma solo perché avrei perso fiato.
Durante il pomeriggio uscì fuori insieme a Mark a prenderci del gelato. Con noi erano venute pure le nostre compagne di classe Stefania, Rosy e Jessica. Anche se preferivo stare sola con il mio migliore amico, non dico che se ne vadano però sono le tipe di ragazze che amano lo shopping quando hanno già tutto, truccarsi eccessivamente e venire a scuola con una gonna striminzita. Per me è molto sconvolgente anche perché se uscissi così con un top con l'ombelico di fiori e mini gonna mia madre mi avrebbe spedita dalle suore, mia nonna avrebbe chiamato un esorcista e mio padre mi avrebbe messo la camicia di forza.
Scossi la testa e cominciai a ridere per le buffonate che avevo pensato.
"Che c'è Anna? Stai ridendo per quello che ho detto?" Chiese Rosy.
La guardai cercando di capire cosa avesse detto pochi minuti fa.
"Ehm... veramente non ti stavo ascoltando!" Dissi un po' in colpa.
Tutte e tre mi guardarono con un sopracciglio alzato e Mark se la rideva.
"E cosa stavi facendo invece di ascoltarmi?"
"Stavo pensando... che se sarei uscita con il vostro look mia madre mi avrebbe portata dalle suore, mia nonna avrebbe chiamato un esorcista e mio padre..." non riuscì a finire la frase che Rosy cominciò a testicolare e a parlare a raffica.
"Emma stai dicendo sul serio?" Domandò Stefania guardandomi e alzando i suoi grandi occhiali rotondi.
"Ovvio che no!" Sorrisi cercando di sembrare convincente.
"Non sei normale!" Esclamò Jessica.
E ancora Rosy parlava e non si fermava più, le diedi una spinta sulla spalla per farla smettere "non fare la pazza!"
Cominciamo a ridere senza sosta. "Voi ragazze non siete normali".
"Stai zitto Mark senza palle" restò a fissarmi imbambolato.
Forse l'avevo ferito profondo del suo cuore.

Il figlio di Belzebú (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora