Non sapevo descrivere con certezza la sensazione che provavo. Eravamo in macchina diretti verso il cinema e stare nei sedili anteriori con Raz non era una bella passeggiata, mi fissava continuamente ogni tanto prendeva discussione con Elias e Mark, ma quando mi guardava con gli occhi fissi fino ad inquietarmi, mi faceva venire i brividi dalla paura. Cosa gli ho fatto mai?
Forse era meglio starmene a casa. Quando scendemmo dall'auto mi sentì sollevata a non stare vicino a Raz. Mark ogni tanto mi chiedeva se andava tutto bene o se me ne stavo pentendo, ma subito gli facevo cambiare idea. Era una serata fantastica tranne per quello, ma non glielo dissi. Nel momento per prendere i biglietti mi vergognai appena presi Mark e gli parlai da parte.
"Ehm lo so sono una stupida, ma non ho pensato ai soldi!"
Sorrise, "tranquilla te lo offro io il biglietto!"
"Mark?"
"Si?" Disse prima di andare verso gli altri.
"Sei il migliore amico che io abbia mai avuto!"
"Lo so Anna, lo so".
Ed era vero l'unico ragazzo di cui potevo fidarmi ciecamente.
La serata cominciò alla grande, e sottolineo nella mia mente alla grande quando Raz scelse un film. Lo dovevo sospettare che lui era uno che amava i film horror.
"Tranquilla non fa molta paura" cercò di rassicurarmi Mark mentre salivamo le scale del cinema e prendere posto.
Raz è un film horror.
Ho più paura di lui che del film che mi dovrò guardare.
La cosa più fastidiosa è che i posti di questa sala sono già tutti occupati e neanche è cominciato.
Mancavano solo i nostri posti, ci sedemmo e ovviamente appena ci accomoddammo si spensero le luci. Un ansia mi stava martellando il cuore e quando mi girai a sinistra mi trovai degli occhi fissarmi al buio.
"Oh perfetto ci mancava lui!" Dissi sussurrando. Accanto c'era Mark e poi Elias. Almeno avevo Mark che poteva aiutarmi ad andare avanti in queste due ore.
"Vedi che ti ho sentito!" Disse la voce a sinistra.
"Non me ne frega niente" dissi nel momento in cui stava per finire la pubblicità.
"Neanche me" rispose.
Non gli diedi corda e cercai di non concentrarmi sul film cosa alquanto difficile visto che il primo personaggio che comparve era un ragazzo super sexy. Al solito ogni film horror iniziano con quella musichetta sinistra che fa accapponare la pelle e l'aria cupa che già fa sospettare che qualcuno sta per morire.
I primi trenta minuti tutto calmo.
Già la storia stava prendendo forma. Questo ragazzo super sexy amava infiltrarsi nelle chiese sconsacrate e faceva sedute spiritiche di giorno tanto per fare qualcosa, mentre la notte iniziava le riprese con il suo team nei posti più lucubri e inquietanti di tutta l'America.
Appena iniziò a diventare più pauroso cominciai a coprirmi il viso con le mani e lasciarmi uno spiffero tra le dita per proseguire bene la storia.
"Paura fighetta?"
Saltai in aria dalla paura, non mi aspettavo che mi parlava.
Lo guardai in viso e con la luce del cinema vidi i suoi lineamenti meno duri più rilassati.
"Mi chiamo Anna, non fighetta. E si non sono proprio i miei generi gli horror!"
"Fighetta potevi dirmelo, prendevo un biglietto per Angry Birds".
"Non sarebbe male" risposi.
La fidanzata del protagonista restò sola nella stanza con una torcia e una telecamera. Cominciò a camminare ma appena sentì un rumore si fermò di colpo chiese se c'era qualcuno, solita frase idiota per morire.
La porta si chiuse all'improvviso facendomi saltare in aria, corse ad aprirla ma venne tirata dai capelli da qualcosa, venne sbattuta per terra, cominciò a gridare e a dimenarsi. Forse qualcosa la bloccava.
A me bloccava il respiro dalla paura, presi il braccio di Mark per farmi coraggio.
Qualcosa le scendeva i jeans e pure l'intimo. Oddio mio, povera ragazza. Stava per essere violentata da un fantasma maniaco.
Cominciò a piangere e a gridare, ma ovviamente tutti i suoi amici sicuramente si saranno messi i tappi per le orecchie.
Dopo che il fantasma fini il suo lavoro fece fluttuare la ragazza facendola volare via dalla finestra.
Tutto questo mentre stringevo forte il povero braccio di Mark.
Dopo quasi due ore finalmente usciamo dal cinema tremante e piena di ansia. Non riesco a capacitarmi perché esistono i film horror.
"Tutto bene?" Chiese Mark.
"Alla grande" risposi con una smorfia.
"Che c'è fighetta ti devi cambiare il pannolino?"
"E tu devi cambiare il modo in cui mi fissi".
Sorrise.
Senza dirmi niente superò gli altri mettendosi davanti mentre ero l'ultima tra loro. Camminavo cercando di capire qualcosa su di lui, ma ad un certo punto capì che non ne valeva la pena spremere il cervello per un coglione del genere.
"Ehi tu ragazzina!" Disse qualcuno che non riuscivo a distinguere la voce.
Mi guardai attorno per vedere se qualcuno mi chiamava, a destra due ragazzacci di cui sicuramente non mi dovrei fidare mi fissavano, e certamente non stavano venendo verso di me per dirmi se avevo delle caramelle in tasca.
Guardai i miei amici camminare più avanti senza accorgersi di nulla, così li seguí facendo finta di niente.
"Dai non andare. Devo dirti una cosa importante!"
Aumentai il passo ma sembrava che i miei amici avessero i pattini talmente camminavano veloci.
"Mark" gridai, ma non si girò.
La confusione era fitta.
"Porca" riuscì a dire mentre uno dei due ragazzacci mi prese dal braccio.
"Ehi non volevamo farti spaventare" parlò il più alto. Portava un cappello da baseball e non riuscivo a distinguere bene il taglio dei suoi occhi.
"Invece l'avete fatto. Devo andare che i miei amici mi aspettano!"
"Non vogliamo spaventarti, scusaci di nuovo..."
"Scuse rifiutate! Ora" tolsi il mio braccio dalla sua mano "devo andare".
"Sei un insolente" parlò il secondo. Inquietava molto, aveva un piccolo taglio sul labbro inferiore, i suoi capelli biondi erano di lato rasati e sopra scompigliati come se si fosse appena alzato da un sonnellino.
"Stai attento a come parli. Primo non è il posto adatto per insultare le ragazze, secondo devo andare via".
"Scusami ma il mio amico certe volte è un po' stronzo!"
La confusione si stava facendo più fitta. Ma la gente viene sempre al cinema? Alcune persone mi spingevano, altre mi avanzavano, mi sfioravano, ma tracce dei miei amici neanche l'ombra.
"Si certo, ciao!" E mi girai per andarmene cominciando a spingere le persone.
Nello stesso momento mi squillò il telefono ed era Mark che mi chiamava. "Oh grazie al cielo"
Lo portai all'orecchio, "Mark..." ma qualcuno dietro di me mi strappò il cellulare dalle mani. Era il rasato con il taglio alle labbra, "bel telefono" disse guardando il mio cellulare dietro e avanti lasciando Mark alla chiamata.
"Dammelo!"
"Dai lo sto guardando!"
"Si ma dammelo".
"Si a patto che mi dai un bacino!"
"Neanche morta, dammelo"
"Allora non te lo torno!"
"Si invece" cercai di toglierglielo dalle mani ma fu più veloce.
Invece di metterlo in tasca mise il telefono nel posto più schifoso e dove non passa luce.
"Ora prendilo" scoppiò a ridere seguito dal suo amico.
"Sei un maniaco bastardo". Cercai di spingerlo dal petto ma non riuscì a spostarlo di un millimetro.
Cominciarono a venirmi le lacrime agli occhi. Ma come cavolo mi sono cacciata in questo guaio?
Tirai uno schiaffo al ragazzo rasato, "sei un deficiente" urlai.
Il ragazzo tornò serio e cupo, ma una leggero divertimento nei suoi occhi ancora la notavo.
"Ti sei premessa e non dovrai permetterti più" alzò la mano per darmi uno schiaffo e istintivamente mi compri con le mie braccia, ma la sua mano ricade sul mio fondo schiena.
"Brutto porco" strattonai il suo braccio.
"È meglio che la lasci stare bastardo" urlò Mark correndo verso di noi afferando il ragazzo dalla maglietta.
"Si ho paura di te pischello!" Cominciò a ridere. Raz ed Elias mi si affiancarono.
Mark lo prese dalla maglietta, "che cazzo hai fatto alla mia amica?"
Il ragazzo non smise di sghignazzare.
"Che cosa è successo?" Mi chiese Raz.
"Hanno cercato di intrattenermi, solo che quando Mark mi ha chiamata il rasato mi ha preso il telefono dalle mani e l'ha nascosto in un posto brutto" mi vennero i brividi al solo pensiero.
Il mio migliore amico sentendo la mia parte si scagliò di nuovo a quel ragazzo, "ridalle di nuovo il cellulare".
"Lo dovrà prendere lei!"
"Un corno!" Gridò facendo girare delle persone.
"C'è qualche problema?" Chiese un uomo sulla quarantina, pelato con gli occhiali, un padre di famiglia visto che sua moglie e le sue due bambine restarono dietro di lui a guardare la scena.
"Non c'è nessun problema" disse il ragazzo accanto.
Non voglio che nessuno si faccia male tanto meno Mark furioso, non smette di guardare male il ragazzo che mi ha rubato il cellulare.
L'uomo pelato guardò noi insospettito.
"Invece si" feci un passo avanti dove il ragazzo col cappello mi guardò male. Non posso ritornare a casa senza cellulare anche se ormai preferisco che se lo tenga lui, "questo ragazzo mi ha rubato il telefono e non vuole ridarmelo!"
L'uomo fissò prima me e dopo il biondino rasato.
"Perché glie l'hai preso?" Chiese il pelato.
"Perché è uno stronzo" parló il mio migliore amico.
"Attento come parli" disse il rasato.
"Ti strappo i genitali e te li faccio mangiare se non mi dai subito il mio cellulare!"
Oddio mio che casino!
Rise, "è impazzita. Riprenditelo" avanzò di un passo muovendo i fianchi in modo da far vedere pure la forma del telefono dentro i suoi jeans.
"Io ti ammazzo" urlò Mark dandogli un pugno in pieno viso.
Cadde per terra tramortito, spalancai gli occhi non avevo mai visto Mark reagire in quel modo.
Una ragazza gridò vedendo il ragazzo steso a terra con il naso sanguinante.
Dal nulla spuntarono due guardie, che senza chiedere spiegazioni presero Mark dal braccio insieme al ragazzo sanguinante e li portarono lontano da gente curiosa. Li seguí ma subito dopo vidi che entrarono tutti e quattro nell'auto.
Dove stanno portando Mark? Cominciai a sentirmi spaesata. Guardai Elias e Raz per avere un po' di conforto. Raz era intento a parlare con l'uomo che voleva aiutarci mentre Elias mi mise una mano sulla spalla dandomi conforto. "Andrà tutto bene!"
Tutta colpa mia.
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Il figlio di Belzebú (SOSPESA)
TerrorUn bambino metà demone nascerà portando molte maledizioni nella vita terrena. Ignaro di questo suo problema verrà aiutato dalla sorella maggiore. Lei cercherà di salvarlo, ma Belzebú compirà la sua volontà.