CAPITOLO 13

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Sono passate due settimane e mezzo a meraviglia. Siamo all'inizio di novembre e sembra andare tutto alla perfezione.
Penso che quel lontano ricordo sia successo solo ieri, invece no sono passati quasi due mesi dal quel 25 settembre, eppure mi manca troppo. Michael da quando mangia il latte di asina ha un bellissimo colorito, le sue guance sono pienotte, le sue gambe e braccia sembrano dei disoccupati.
Mi occupo di lui ormai 24h su 24.  Ormai nonna mi aiuta nelle situazioni più irrisolvibili e dannatamente difficili. Papà adesso è più sereno, ma non parla quasi mai di mamma però ha già fatto un passo grande, la notte non lo sento quasi mai piangere.
Un bel pomeriggio venne Mark a farci visita, e ormai aveva già scontato tutta la sua punizione. "Avete risolto in famiglia?"
Strinse le labbra, "purtroppo no, però sono felice così!"
Aggrottai le sopracciglia non capendo il senso di quella frase, ma lasciai perdere.
"Mark..."
"Mh-mh..." rispose sorridendo a Michael che giocava con le api.
"Hai più sentito Raz?" Deglutí al suo sguardo che divenne duro. L'ultima volta non è finita molto bene...
Tossí prima di parlare, "l'ho sentito poco in questi giorni" rispose senza guardarmi.
"Credi che mi voglia ancora?" Sta volta mi fissó con uno sguardo che mi fece tanta paura "Anna lui... non ti ha mai voluto!"
Trattenni il respiro e cercai di non piangere, avevo già dato con le lacrime.
"Come fai a dirlo?" Ripensai alla sua dichiarazione d'amore davanti alla mia porta.
"Lo conosco, e so per certo che voleva e lo vuole ancora entrare nelle tue mutande!"
Mi arrabbiai ancora una volta per quelle parole così dure e senza significato.
"Non è vero..."
Mark sospiró e si alzò dal divano, "Anna come fai ad essere così cieca?" Si portò indietro i capelli frustrato.
Sbuffó,"come fai a non capire?" Mi chiese più dolcemente.
Mi alzai dal divano e lo fissato ferita dal suo comportamento "perché non mi capisci? Perché voi tutti non riuscire a capirmi?" Cominciai a gridare, diedi un occhiata a Michael r mi fissava.
Il mio migliore amico si girò dandomi le spalle.
"Me ne vado ci veniamo domani!"
Non disse più nulla e neanche si girò a guardarmi o fare qualsiasi cosa, dannazione.
Come sempre cercai di non pensare alla nostra discussione e mi occupai del mio fratellino.
Dopo cena, misi il pigiamino a Michael per portarlo nella mia stanza a dormire, già era crollato dal sonno, così misi anche io il pigiama.
"Anna tutto okay?" Chiese mia nonna sbucando dalla porta.
"Si certo..."
"Vuoi che mi porto Michael per sta notte così riposi un po'?"
"No nonna tranquilla, se ho bisogno ti chiamo subito!"
Annuì e se ne andò. In realtà non riesco più ad allontanarmi da lui, ho paura di non ritrovarlo.
È l'unico che mi tiene in vita e che mi fa andare avanti.
Avvicinai il baby culla a letto e mi misi sotto le coperte.

***

Cercai di aprire gli occhi, ma dalla stanchezza non ci riuscivo sembrava le palpebre fossero incollate. Sentivo un rumore strano, qualcosa di fastidioso che non si fermava. Aprì gli occhi contro voglia, diedi un occhiata a mio fratello che dormiva beato.
Guardai l'orologio, fra due si  sveglierà per mangiare. Ancora sentivo quel fragore fastidioso e non capivo da dove proveniva.
Mi alzai sbuffando e andai verso la porta per capire se era fuori dalla mia stanza ed invece no, più mi allontanavo dal mio letto più diminuiva quel rumore fastidioso.
Mi sedetti sul letto, quel pandemonio era più forte così cercai di concentrarmi meglio.
Mi alzai di nuovo dal letto e andai verso la finestra ancora lo sentivo, ma non capivo dov'era. "Porca puttana" sussurrai in preda ai nervi.  Mi avvicinai al piccolo che dormiva beato e mi abbassai per dargli un bacino in fronte, quando mi accordi che quel frastuono proveniva dal mio letto. Girai dall'altra parte e mi misi giù in ginocchio, alzai la coperta e quello che vidi era un orrore, raccapricciante e disgustoso. Un tappeto pienissimo di mosche ricopriva il pavimento del mio letto. Alcune mosche stavano ferme sul pavimento, altre camminavano, altre ancora volavano verso il materasso pieni di buchi.
Disgustoso!
Sussultai, "non è possibile".
In mente mi percorsero tutti gli avvenimenti che mi erano accaduti nei mesi scorsi. Sconvolta e amareggiata uscì dalla camera e andai a chiamare papà.
Quando aprì la porta della camera da letto ancora sentivo l'odore famigliare di mia madre.
Mi avvicinai a mio padre che dormiva profondamente con la bocca socchiusa e lo scrollai leggermente dalla spalla. "Papà.." ko chiamai.
Aprì gli occhi piano piano, "che c'è Anna?" Rispose sbuffando.
"Ci sono tantissime mosche sotto al mio letto, hanno bucato pure il materasso!"
"Merda, dannazione" imprecó, "porta qui Michael e domani c'è ne occuperemo".
Ritornai nella mia stanza per prendere Michael facendo attenzione a non svegliarlo e chiusi la porta.
Come cavolo ci erano andate a finire le mosche sotto il letto? E perché solo nella mia stanza?
Misi il baby culla accanto al letto e mi acoccolai di più a mio padre  che mi cinse un fianco. "Cosa dovremmo fare domani?"
"Disinfestare la casa".
La mattina seguente alle otto mentre davo il latte al piccolo sentì mio padre parlare al telefono. Nello stesso istante entrò nonna con ancora il pigiama, prese una busta di latte e lo riscaldó in una piccola pentolina: colazione per tutte e due come ogni mattina.
Dopo entrò mio padre in cucina posando il telefono in tasca.
"Che cosa è successo?" Chiesi.
"Ho preso dei giorni liberi. Quei giorni che mi toccavano per la morte di mamma, così sistemiamo una volta per tutte la casa".
"Perché ci sono state anche altre volte?"Chiesi posando il biberon sopra il tavolo, papà strinse le labbra " si, ma non abbiamo mai preso in considerazione di disinfestare la casa" disse e andò via.
Verso mezzogiorno Michael comincia a piangere durante il sonno, lo presi in braccio e lo cullai finché non si addormentó definitivamente. Spero non abbia niente, non ho quel tipo sesto senso da mamma. Forse lo capirebbe nonna...
Dopo pranzo papà cominciò a fare parecchie telefonate e non capivo con chi stesse parlando. Verso le sedici del pomeriggio venne Mark a farci visita di nuovo, non sembrava più seccato con me e se lo fosse lo nascondeva bene.
"Allora come sta andando a scuola?"
"Una noia senza di te" si leccó le labbra "pensa che la prof di storia e quello di matematica mi chiedono sempre di te e quando tornerai... Approposito quando ti farai viva a scuola?" Chiese facendo facce buffe al mio fratellino.
"Sinceramente non ho pensato alla scuola almeno per quest'anno" non ci avevo più pensato più di ritornare a studiare, ormai la mia vita è stare insieme a Michael, e poi quando crescerà farò dei corsi seriali.
"Devi continuare la scuola dell'obbligo sei minorenne" rispose Mark fissandomi.
"E Michael?"
"Tua nonna se ne occuperà, non puoi abbandonare la scuola!"
"Io non posso abbandonate Michael" sussurrai.
Strinse gli occhi a due fessure "Non lo stai abbandonando sul ciglio della strada. Lo lascerei per mezza giornata e poi il pomeriggio è tutto tuo..."
Sbuffai, "non mi va di venire adesso a scuola.."
Il mio migliore amico venne verso con uno sguardo così intenso da farmi intimorire, "se continui così non ti diplomerai più, lo sai vero? Appena crescerà tuo fratello tu cosa faresti?"
Mise una mano sopra la mia spalla, "ci hai pensato a questo?"
"No" sussurrai, ed era vero.
Quando sarà più grande quanto la nostra età, io cosa farò?
Cosa ne sarà del mio futuro?
Vorrei che mamma fosse qui...
"Anna ti voglio bene come una sorella e voglio sempre il meglio per te!"
Mi vennero le lacrime agli occhi, come ho potuto a non pensarci? Perché sono sempre così ingenua?
Dove andrò a lavorare senza un diploma? Non accettano neanche commesse ai supermercati senza diploma.
"Mark ha ragione" si avvicinò nonna con un sorriso sul volto, "devi ritornare a scuola" mi accarezzó la schiena.
"Sono venuto anche a dirti che ci sarà una gita a metà novembre di tre giorni a Milano..."
Spalancai gli occhi per la.sorpresa, era da tanto che aspettavo questa gita soprattutto a Milano la città che ho sempre sognato a visitare.
"Che fortuna che hai Mark..." dissi con una nota amara.
"Anche tu sei fortunata, ho parlato con i professori e il preside, hanno deciso che se riuscirai a riprendere tutte le materia portai venire" esclamò con un sorriso a trentadue denti.
Il mio sorriso svaní. Mi toccai le labbra distrutta moralmente, al pensiero di studiare ben otto materie.
"Quando tempo ho...?"
Pensó due minuti, "giorno 21, 22 e 23".
Non c'è la farò mai.
Mi sedetti sul divano ancora più distrutta. Non riuscirò mai a studiare otto materie in così poco tempo, ho perso tre mesi di lezione non potrò recuperare in... diedi un occhiata al calendario appeso al grido con una calamita malandata...
"Merda due settimane?" Esclamai gridando forte.
"Ti aiuterò io, ti darò i miei appunti, ti spiegherò tutto passo passo qualunque cosa non capirai".
"Sarà tempo perso" scuotendo la testa guardando a vuoto.
"Ti ricordi che hai una memoria ortografica. Ti sei dimenticata come avevi stracciato il prof di matematica con un esercizio di un ora l'hai svolto in venti minuti?"
Sorrisi pensando a quel giorno. Sembra passata un eternità, invece solo tre mesi.
Nello stesso istante papà entrò in cucina.
"Dobbiamo trasferirci all'hotel per qualche giorno. Fra tre ore arriveranno per disinfestare la casa. Preparatevi! Dobbiamo prendere ogni cosa in questa casa..."
Io e nonna ci guardammo per qualche minuto impallidendo.
Come potremmo fare in tre ore a portare tutte cose?
Tutte e tre ci rimboccamo le maniche, Mark ci salutò andando via "se un fifone amico" alzò gli occhi al cielo chiudendo il portone.

***

Un ora e mezza dopo ancora non eravamo neanche a metà strada. "Papà, ma dobbiamo.portate pure i mobili?"
No. No. No. No. No.
Ci pensò su mentre prendeva i vestiti di mamma. Non rispose subito, i suoi occhi divennero tristi e cupi.
Non piangere Anna, tu sei forte.
"Non credo. Magari li coprono loro con qualcosa di pesante" rispose dopo una sacco di tempo che per me sembrava infinito.
Annuì, sbuffai già stanca e si ci metteva pure Michael che piangeva quasi tutto il tempo.
Dopo qualche minuto sentì il suono del citofono "oh no" sussurrai in preda al panico, "sono molto in anticipo questi cretini" sbottai arrabbiata.
Aprì la porta a davanti a me vidi sei facce riconoscibili, Mark, Elias, Rosy, Stefania e Jessica.
"Sono arrivati i soccorsi" gridò Rosy.
"Ssssh" alzai le sopracciglia, "Michael ha pianto quasi tutto il tempo, non svegliatelo per favore!"
"Scusa" strinse i denti.
"Però sappi che ti aiuterò nelle cose leggeri..." esclamò Jessica.
Risi. Cominciai a dare ordini su quello che dovevano fare.
Mark aiuto mio padre a caricare tutte cose in macchina.
Gli passavo i sacchi a Mark e questo era il momento giusto per parlare.
"Dov'è Raz?" Chiesi senza giri di parole.
Non si fermò a passare i sacchi a mio padre, ma vidi in quel momento che il suo sguardo cambiò, non era una cosa positiva, ma avevo il diritto di saperlo.
"Non è voluto venire" disse velocemente.
Ero in vantaggio, per essere la sua migliore amica e compagna di banco capivo subito quando mentiva spudoratamente.
Parla velocemente senza interruzioni e arriccia il naso come un bulldog.
"O non l'hai chiamato tu?" Cercando di guardarlo in viso.
"Non l'ha chiamato Elias..."
"Perché glielo hai detto tu!" Continuai la frase per lui.
Sbuffó si stava arrabbiando.
"Cosa vedi in lui?"
Non mi aspettavo una domanda del genere e non sapevo come rispondergli.
"Si è dichiarato..."
Alzò le spalle guardandomi sorpreso, aprì la bocca per parlare ma non gli fu permesso perché arrivarono i disinfestatori.
Cinque persone uscirono dal furgone grigio e andarono da mio padre, cominciarono a parlare. Guardai Mark aspettando che parlasse, ma se la svignó a prendere le altre cose aiutato da Elias.
Forse posso chiedere qualcosa a lui.
"Bene ragazzi" disse papà interrompendo ciò a cui stavo pensando.
"La casa dovrà essere chiusa per cinque giorni soprattutto per il bambino, meglio allungare i giorni" parlò uno dei cinque.
Raccogliemmo le ultime cose.
Ringraziai i miei amici per il loro aiuto e andammo via.
Mi girai verso casa dentro la macchina piena a tappo di sacchi.
I miei amici andavano nella direzione opposta, mentre i disinfestatori cominciarono a vestirsi con una gita bianca e una maschera grande che coprivano tutto l'intero viso.
"Invece di andare all'hotel andiamo meglio a casa mia" disse nonna.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 16, 2018 ⏰

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