CAPITOLO 11

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L'unica cosa che penso è perché a me? Perché è capitato proprio a noi? Ancora non me ne rendo conto che mia madre non ci sia più.
Se quella mattina non fossi andata a fare colazione con Raz, a quest'ora sarei rimasta con lei. Non avrei sprecato nessun minuto lontano da lei. Ogni volta che mi fermo, ogni volta che vado la sera a letto, ogni volta che la mattina mi sveglio le mie lacrime scorrono da sole. I miei occhi non c'è la fanno più a piangere sempre, ma è più forte di me.
Dentro non sento più niente, non mi scorre nessun emozione, nessuna sensazione.
Come riesco a vivere senza mia madre? L'unica donna della mia vita, l'unica amica, l'unica cosa bella della mia vita. Non la rivedrò mai più, non vedrò mai più come si metteva il rossetto, lo faceva con estrema cautela perché aveva paura di sbavare. Non sentirò mai più il suo odore della sua pelle. Non sentirò mai più le sue carezze. Non sentirò mai più i suoi rimproveri o i suoi abbracci. Non troverò mai più i suoi capelli sparsi nel lavandino e nella spazzola. Non verrà mai più nella mia stanza a svegliarmi come una pazza.
Cosa farò senza di lei?
Già mi manca, penso a lei ed è come se mi mancasse l'ossigeno.
Odio questa vita, odio ciò che hanno fatto a mia madre.
Il giorno dopo che mia madre morí, papa chiamò subito i carabinieri. Denunciò il dottore e l'ospedale. Tutti quanti sono rimasti impassibili appena il dottore raccontava di nuovo la tragedia che era avvenuta in quella sala parto.
Il terzo giorno, furono obbligati a fare l'autopsia. Non capivano perché durante il cesareo, lei era sveglia e non aveva detto nulla, tutto di colpo la ferita si allargava da sola. Dopo tutto ciò nei risultati c'era scritto che nessun colpo, ne nessuna violenza aveva avuto il corpo, inspiegabilmente in quel preciso istante aveva avuto un emorragia esterna ed interna.
Il quarto giorno l'avevano portata al obitorio, ci avevano detto anche che la veglia di 24 ore non ce ne era bisogno e nessuno aveva insistito. D'altronde se tutti vedevamo il corpo di mia madre pietrificato e freddo il dolore ci attanagliava di più.
Abbiamo preferito, anzi mio padre ha preferito subito di fare il funerale al quinto giorno.
Quel giorno al funerale c'erano così tante persone che alcune non le conoscevo. Altre mi chiamavano per nome ma non le riconoscevo. La mia mente, il cuore e il mio cervello erano spenti. Restavo viva solo perché mia nonna mi obbligava a mangiare.
Tutto questo Mark mi restava vicino,anche se non parlavo, mentalmente lo ringraziavo. Però neanche lui mi dava la spinta per continuare a vivere.
Dopo una settimana ancora stavo a letto sotto le coperte con gli occhi rossi e i fazzolettini a portata di mano.
Mio padre dopo il funerale decise di andare subito al lavoro. Non voleva distruggersi dal dolore, così faceva anche il doppio turno, non si fermava mai. E quando la notte andava a letto, sentivo i suoi singhiozzi.
La mattina si svegliava, passava nella mia stanza mi sorrideva e mi dava un bacio in fronte, poi passava da mia nonna e dava un bacio a tutti e due.
Sembra fatto di pietra come riesce ad alzarsi la mattina e sorridere. Vorrei essere come lui, vorrei alzarmi dal letto e andare avanti ma non ci riesco.
Nonna, forse va avanti perché sta con Michael.
È stata costretta a chiamare una ragazza che poteva dare il latte materno, e poi dava l'aggiunta con il biberon se non gli bastava.
Quella piccola creatura non riuscivo a guardarla, non la odiavo però mi faceva ricordare troppo lei. Era più forte di me, non so neanche come sia fatto bene in viso.
Nonna ha provato ad avvicinarsi con il piccolo, ma non le davo segni di vita. E se ne andava sconfitta più di prima.
Scusa nonna, ma non ci riesco.
Sono passati altri quattro giorni e ancora non riuscivo a sopportare l'idea di alzarmi e di non ritrovarla più.
Mi alzavo solo per mangiare.
Vedevo la cucina e immaginavo lei che cucinava, subito dopo scendevano le lacrime e la fame mi passava.
Andavo in bagno per lavarmi, e immaginavo lei che si metteva il rossetto o che si pettinava i capelli.
Non ce la facevo a continuare così. Ogni cosa che facevo tutto mi ricordava di lei. Pure la porta della mia stanza mi ricordava lei, immaginavo che entrava come una furia e mi rimbroverava di alzarmi.
La stessa notte per la prima volta dopo la sua morte sognai lei.
Si aprì la porta della mia stanza e comparve con tutto il suo splendore.
Mi alzai dal letto, e non sentivo nessun dolore. Stavo bene con me stessa, non avevo gli occhi gonfi e sembrava che non fosse successo niente.
"Anna" mi beai nel sentire il suono della sua voce.
"Mamma" sorrisi.
"Tranquilla ti aiuto io a pulire le ferite!"
Mi prese in braccio e mi fece sedere sul letto prendendomi le gambe. Le ginocchia erano piene di sangue e le gambe portavano dei grandi graffi, appena mia madre disinfettò le ferite cominciarono a bruciare tantissimo. Strinsi i denti e mi uscirono delle lacrime dal dolore.
"Ecco, ora sei apposto!"
Guardai le mie gambe ed erano perfette, non portavano nessun graffio.
Guardai mia madre, mi sorrise e accarezzò le mia gambe.
"Non ti preoccupare se ti farai male di nuovo, ci sarò io a prendermi cura di te, per sempre!"
Mi abbracciò e mi diede un bacio nella fronte.
"Tranquilla mamma cercherò di stare più attenta e di non cadere più".
Mi sorrise di nuovo, "brava la mia bambina".
Scesi dal letto, "ora andiamo a giocare e poi quando viene papà gli facciamo una bella sorpresa!"
"Certo tesoro, ma prima devo andare da un nostro amico!"
Annuì, "poi torni?"
"Certo Anna, tornerò sempre da te, e se non mi vedrai sarò sempre nel tuo cuore!"
Mi diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò forte. Uscì dalla mia stanza e non so perché ma cominciai a mettermi a piangere chiamando mamma. Ma non mi sentiva.
"Emma tranquilla è stato un sogno!"
Mi abbracció forte mio padre.
Smisi di piangere, aprì gli occhi e guardai mio padre con gli occhi gonfi e rossi. Cominciai di nuovo a piangere.
"Perché a noi papà? Perché ci hanno portato via lei?"
Mi strinse più forte e si sistemò accanto a me nel letto.
"Ci sarò sempre io accanto a te!"
E con quella frase mi addormentai di nuovo nelle braccia di mio padre.

Il figlio di Belzebú (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora