CAPITOLO 3

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Le prime due ore di lezione erano passate abbastanza veloci anche a causa del mio amico Mark che mi aveva tartassato di domande. Si era seduto accanto a me di proposito per farmi innervosire.
"Allora? Me lo dici o no?" Chiese ancora spintonandomi il braccio.
"Te l'ho già detto ho dormito poco!" Quasi urlai mi stava portando all'esasperazione e non mi aiutava granché visto che la campanella era suonata e stavamo aspettando la prof di storia.
Non ero mai stata in ansia così tanto in vita mia.
Dopo pochi minuti la prof entrò, in viso portava un ghigno malefico, di sicuro non vedeva l'ora di mettere due sul registro e rovinare la media.
Si accomodò e prendendo i suoi registri con la penna senza dire nulla cominciò a selezionare i primi cinque interrogati.
Per fortuna nel primo gruppo non sono inclusa, così cerco di ascoltare bene la spiegazione dei miei compagni per capirci almeno qualcosa. Purtroppo non capivo quasi nulla, visto che i miei compagni parlano come dei robot.
Abbiamo sfortunatamente tre ore consecutive, quando spiega mi interessa la lezione, ma quando interroga il cuore comincia a battere veloce e sudando freddo finché le interrogazioni di storia non finiscono, come adesso.
Sorridi Anna. Sorridi, non c'è nulla da temere. Sei sempre stata costante, una volta impreparata non muore nessuno. Vero?
Finendo con il primo gruppo comincia a chiamare il secondo gruppo.
Per fortuna anche questa volta non sono stata chiamata.
All' improvviso senti un urlo. Mi girai verso la prof e vedendo le due sopracciglia aggrottate e una mano sulla cattedra capí che stava rimproverando un mio compagno di classe perché non aveva studiato.
"L'ho ripetuto tre o quattro volte che oggi interrogavo. Non sei per niente giustificato. Ti metto due" il mio compagno abbassò gli occhi umiliato e mortificato.
"Al posto tuo chiamo..." fece scivolare la penna troppo in alto... io no, io no, io no per favore, "Forest!"
La prof mi guarda dolcemente, sono sempre stata puntuale nelle interrogazioni, quindi in qualche modo sono la sua preferita. Ero!
Tutti i miei compagni mi fissano, "mi scusi prof non riesco proprio a venire oggi. Se lei ricorda ieri mattina sono stata tutto il giorno distratta e non avevo capito..."
Non mi lasciò parlare, "tranquilla Forest. Verrai il prossimo giovedì!" Mi sorrise e restai con la bocca aperta, mentre alcuni miei compagni erano esattamente proprio come me, sorpresi, altri mi lanciavano occhiatacce.
Abbassai lo sguardo un po' per vergogna. Rosy mi guardò con gli occhi dell'invidia solo perché aveva preso cinque, colpa sua se non studia bene.
Le ultime due ore nessuno della classe mi aveva parlato, tranne Mark che scherzava con me dopo essere stato interrogato anche lui.
Alla fine di tutte le lezioni vado diretta a casa con la stessa voglia che avevo sta mattina. Ho bisogno solo di stare sul divano a guardare la televisione.

***

"Anna oggi dobbiamo andare a fare un po' di sano shopping!"
Certo, proprio oggi.
"Come mai?" Dissi addentando la zucchina.
"Ho bisogno di spendere soldi, quindi tu e nonna mi farete compagnia!"
"Abbiamo bisogno di stare insieme noi tre donne da sole e fare shopping è la cosa più appropriata da fare" disse nonna annuendo.
Dopo un ora stavamo in macchina dirette verso la nostra meta, il centro commerciale.
E io che volevi restare a casa a mangiare patatine e guardare un buon film.
Abbiamo girato tutti i negozi, neanche uno saltavamo, e anche se mia mamma non comprava in tutti i negozi piaceva molto guardare.
Sta volta non mi è dispiaciuto affatto insieme a loro due, ci siamo davvero divertite ad entrare in ogni negozio che più ci attirava dalla vetrina, e sembrava che sapevamo dove mettere le mani. Tutte e tre abbiamo dei gusti diversi, ma simili tra di noi.
A metà pomeriggio facemmo un po' di pausa per mangiare del gelato, finito il break iniziammo a gironzolare nei reparti neonati. Mamma comprò le ultime cose che le servivano per il piccolo. Comprò altre tutine e un giocattolo strano che all'impatto mi sembrava un oggetto senza senso, quando lessi l'articolo nella busta mi diedi una manata mentale, stupida sono delle chiavi giocattolo.
"Mi sa che sta sera andrò a letto presto" ridacchia, nonna era già stanchissima e appena si sedette sul sedile posteriore sprofondò dalla stanchezza.
"Sai mamma oggi a scuola la prof ha detto davanti a tutti che sono la sua preferita" dissi ridacchiando.
"Davvero?" Mi guardò dallo specchietto retrovisore.
"Cioè si, non ha specificato ma ha fatto intendere proprio questo!"
"Allora mi sa che ti farai molti nemici".
Nemici? Non direi, però un po' di gelosia hanno i miei compagni con quelle occhiattaccie che mi hanno lanciato sta mattina.
A distrarmi dai miei pensieri fu il mio telefono che cominciò a squillare.
"Mark!"
"Stasera hai da fare?"
"Credo di no".
"Bene, ci vediamo in piazza sotto casa tua, ti devo presentare dei miei nuovi amici!"
E chiuse la chiamata senza aspettare che rispondessi.
"Sta sera sono con Mark!"
Prima di rispondere mamma, prese parola nonna, "chi è? Il tuo fidanzato?"
"No solo un amico!"
Si girò a guardarmi, "siamo sicuri?"
Alzai gli occhi, "nonna siamo amici dalle elementari!"
"Ma è bello?"
"Si carino" ma non è il mio genere. Ho sempre visto Mark come il mio migliore amico come se fossimo fratelli, mai ho pensato a lui in un altro modo.
"Hai una foto?"
"Si" presi la foto del profilo di Facebook e le passai il telefono.
Si accigliò, "è abbastanza carino sareste una coppia perfetta voi due!"
Alzai gli occhi e presi il telefono senza dire nulla tanto con lei era fiato sprecato. Appena arrivate a casa mamma chiamò papà e l'ha obbligato a vedere tutte le nostre compere che avevamo comprato, e lui un po' annoiato e con un sorriso stampato in faccia annuiva affascinato da ogni vestito.
Quando era arrivato il mio turno feci vedere il mio vestito rosso che mi arrivava sopra il ginocchio, non era scollato davanti ma avevo la schiena un po' scoperta con le maniche lunghe. Mi stava perfetto addosso e prima di ripensarci l'avevo preso immediatamente anche se forse passerà un po' di tempo per indossarlo.
Mi guardò alzando le sopracciglia, "adoro come ti sta il rosso, ti da luce e spiccano i tuoi capelli rossi, ma credo che sia un po' corto per te!"
Non mi aveva mai detto una cosa del genere, sentivo che mi brillavano gli occhi per la felicità ma appena disse che era troppo corto aveva rovinato il bel momento che mi ero creata.
Mamma mise le mani sul suo petto, "tesoro ormai nostra è figlia sta diventando una donna".
Mi guardò e tornò a guardare mamma, "dai su che tua figlia è molto bella da far svenire tutti i ragazzi!"
Strizzai gli occhi, perché nonna deve parlare troppo?
Papà si rabbuiò guardandomi come mi volesse mettere in gabbia e non liberarmi più. Mamma si girò verso di me e con lo sguardo mi indicò la porta. Riposai il vestito nella busta di carta e la lanciai sul divano.
"Io esco, a dopo!"
Sentì dirmi qualcosa da mio padre ma feci finta di non ascoltarlo e uscì fuori.
Nella piazzetta sopra la panchina stavano seduti due ragazzi, di fronte a loro Mark in piedi. L'avrei riconosciuto anche a distanza di chilometri, ormai conosco tutto di lui.
"Ehi" salutai Mark con un bacio sulla guancia lui mise una mano sul fianco.
"Anna ti presento due miei vecchi amici" li guardai tutte e due e non erano niente male. Portavano lo stesso taglio di capelli, ma di sicuro non erano fratelli.
Il primo a destra si alzò porgendomi la mano, "piacere Elias".
Il suo viso era molto delicato insieme al suo naso a patata pieno di lentiggini. Le sue labbra erano perfette, i suoi occhi a mandorla e azzurri. La sua stretta di mano era sicura e ferrea, e mi piacque molto.
"Anna" dissi stringendo la sua mano.
Mi sorrise e fece spazio all'altro.
Gli porsi la mia mano guardandolo attentamente. Prese la mia mano stringendola e ad un certo punto la girò facendola scontrare contro il suo palmo, girò i pollici fino a portare la mia mano sotto la sua. Prese il mio polso alzandolo verso il cielo e scontrando i pugni di lato.
Tutto così veloce che non mi ricordavo più nulla delle sue mosse.
"Io sono Raz".
Lo guardai sconvolta. Il suo sguardo era serio e i suoi lineamenti duri. I suoi occhi color nocciola e grandi, spiccavano molto nel suo viso delicato.
"Piacere" dissi con un filo di voce.
Mark dalla mia faccia sconvolta aveva l'aria divertita.
"Vi va di andare al cinema?"
Lui e le sue idee da cretino.
"Per me va bene" disse Elias sorridendo.
"Per te Raz?"
Guardò entrambi, "si ma il film lo decido io".
"Tranquillo" rispose Mark, "tu puoi?" Mi chiese.
"Fammi fare una telefonata!"
Chiamo immediatamente mia madre sperando che mi rispondesse subito.
"Anna" risponde.
"Mamma io vado al cinema con Mark...."
"Non voglio dirle che ci sono anche due ragazzi che non conosce.
"E come ci state andando?" Chiede sapendo di tenermi in pugno. Sa benissimo che Mark non ha la patente e il cinema è un po' lontano da noi.
"Ehm ci sta accompagnando un nostro amico!"
"E chi?"
"Non lo conosci... ha la macchina e ci da un passaggio!"
"Anna lo sai che quando non conosco i tuoi amici tu non vai da nessuna parte!"
Ma perché deve sempre rovinare ogni cosa. Mi ero allontanata un po' per non farmi sentire così mi girai verso di loro e Raz mi guardava mentre gli altri due parlottavano. Che aveva da guardare questo qui? Non c'è mica scritto "vendo dolci gratis" eh?
Mi giro dall'altra parte, "mamma ti prometto che ogni mezz'ora ti mando un messaggio in cui ti scrivo che sono viva!"
Sentí mamma sospirare, "d'accordo! Ma sta sera te la dovrai vedere con tuo padre, intesi?"
"Certo mamma" le risposi mordendomi le unghia già dall'ansia per sta sera.
Dovrò prepararmi mentalmente per affrontare mio padre.

Il figlio di Belzebú (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora