CAPITOLO 7

5 2 0
                                    

Mi svegliai di botto aprendo gli occhi e rivelando la mia stanza al buio. Guardai di traverso la finestra e una striscia di luce stava comparendo. Assonnata mi girai dall'altra parte e continuai a dormire.

***
Aprì di scatto gli occhi. La stanza era illuminata dalla luce del sole sta volta. Guardai il telefono e mancavano dieci minuti per la sveglia.
Mi alzai controvoglia, tanto sapevo che non riuscivo ad addormentarmi, non perché non avevo sonno, anzi se chiudevo gli occhi sprofondavo dal sonno, ma non volevo dormire ancora. Questa notte l'avevo passata abbastanza male, e sentivo dentro  me che oggi non sarebbe stata una grande giornata.
Mi sistemai e andai a fare colazione con pane e nutella. So che la nutella fa molto bene la mattina e che migliora la giornata. Vedremo!
Vidi mia madre spuntare con una sformia in viso e accarezzando la pancia.
"Ancora hai le contrazioni?"
"Si, ma sono poche per andare all'ospedale. Credo proprio che sarà domani o dopo domani il grande giorno quindi preparati!" Disse rubando il vaso di nutella.
"A cosa?" Risi.
"A essere una sorella maggiore!"
Ha ragione. Ancora non riuscivo a rendermene conto che presto sarei diventata la maggiore. Spero proprio di essere un buon esempio.
Completai il panino con la nutella nel frattempo guardavo mia madre pulire con la lingua il cucchiaino pieno di nutella. Era davvero molto bella, e vederla così mi inteneriva.
Dopo un po' posó il cucchiaino sul lavello e si avvicinò velocemente verso di me e cominciò a diventare rigida.
"Quello che sto per dirti non dovrà saperlo tuo padre. Devi sapere una cosa molto importante prima che si alza tuo padre..." mi alzai dalla sedia con le orecchie ben aperte da ascoltare. Mi stava incuriosendo e non potevo andarmene anche se ero in ritardo di due minuti.
"Sono perseguitata da qualcuno. Se mai dovesse succedermi qualcosa..."
"Cosa?" Non riuscivo ad interpretare ciò che mi stava dicendo.
"Aspetta fammi spiegare. Devi proteggere a qualsiasi costo tuo fratello. Hai capito?" Mi cinse le spalle scuotendomi.
Aveva lo sguardo distrutto. Mi sembrava di cadere nel vuoto senza fine, non riuscivo a crederci. Come può mia madre dirmi tutto ora. Dove sono stata quando la perseguitavano.
All'improvviso il senso di tristezza e nausea dalla scoperta scomparirono entrando a far parte una rabbia che non avevo mai sentito dentro di me.
"Chi è?"
Sbatte le palpebre di sicuro non si aspettava questa domanda.
"Non credo che tu lo voglia conoscere!"
"Lo sa la nonna?"
Rise, con una risata nervosa, "se lo sapeva faceva venire un esorcista!"
Nello stesso istante spuntó mio padre cercando di sistemarsi la cravatta.
Un nodo di rabbia si stava inpadronendo verso di lui. Come può  avere questo atteggiamento così tranquillo se mamma è perseguitata. Guardai mia mamma e subito uscì di casa non salutando mio padre.
Quella rabbia non svaniva. Strinsi i denti e serrai i pugni, se l'avrei avuto davanti questo uomo, ammesso che sia un uomo, gli avrei fatto del male. Anche se fosse più alto e più grande di me non mi avrebbe fatto paura, lo avrei sconfitto distruggendolo con la mia rabbia. Glie ne avrei date tante con i miei pugni, anche se non ho tutti questi muscoli ma credo che con la rabbia che sto provando adesso credo proprio che gli avrei fatto uscire un po' di sangue.
Poi magari picchiarlo con un palo di ferro fino a quando steso a terra non avrò visto nessun muscolo muovere, in tal caso avrei continuato finché non fosse morto.
Scossi la testa. Magari avrei fatto venire qualche amico.
Entrai in scuola più agitata che mai.
Non credo tu lo voglia conoscere!
Ecco appunto. Che non mi comparisse mai davanti l'avrei fatto fuori in un nano secondo.
Le lezioni cominciarono e facevo finta di niente con Mark. Anche se volevo confortarlo nei migliori dei modi non riuscivo a liberarmi di quella strana angoscia. Mi sentivo una bomba pronta a scoppiare nel momento più opportuno, semmai qualcuno mi avrebbe fatto arrabbiare me la sarei presa con chiunque.

***
La giornata era stata molto più stancante di come me lo ero immaginata. Non è che ho fatto chissà cosa, anzi sono stata seduta a scaldare la sedia pure nell'ora di ginnastica, ma ero stanca mentalmente.
Sono stata tutto il tempo a pensare a quello che mi aveva detto mamma sta mattina, a tal punto da stancarmi tanto per concentrarmi durante le lezioni.
Le ultime due ore mi ero arresa a concetrarmi così avevo poggiato la testa sul muro e guardavo fissa la professoressa che spiegava la nuova lezione di storia. Così sembrava che la stessi ascoltando ma anche un bambino di tre anni aveva capito che ero mentalmente distratta e forse pure la prof se ne era accorta. Chissà perché non mi aveva chiamato e chiedendomi qualche domanda per vedere se ero attenta.
La ringraziai mentalmente.
A metà strada per tornare a casa in giro non c'era nessuno così mi beai un po' di tranquillità.
All'improvviso vidi in lontananza qualcosa per terra vicino ad una panchina.
Non si muoveva, sembrava un uomo accasciato a terra inerme.
Corsi più velocemente possibile per aiutarlo. Il cuore mi batteva forte dall'agitazione.
Appena mi avvicinai spalancai gli occhi a quella vista raccapricciante.
Non riuscì a fare un urlo, le mie corde vocali si erano bloccate e la gola era completamente asciutta.
Misi una mano alla bocca spaventata e le lacrime cominciarono ad uscire.
Un cane.
Un cane sbranato da chissà cosa ed era ricoperto da tantissime mosche. Non si vedeva il corpo, ma soltanto le zampe ricoperte da alcuni brandelli di pelle e la testa non c'era neanche più, si vedevano delle strane orecchie ormai mangiate.
Feci un gemito di dolore e restai li a guardarlo piangendo per quel povero cane.
All'improvviso alcune mosche volarono via facendo vedere gran parte del corpo di quel cane. Pieno di sangue e con le budella fuori.
Un conato di vomito mi salì fin sopra la gola e non riuscì a non fermarlo.
Vomitai anche l'anima.
Mi appoggiai alla macchina accanto a me e ricominciai a piangere per quel cane.
Avrà sofferto molto.
Cominciai a correre più veloce che mai per allontanarmi da quella vista macabra.
Apri di scatto la porta di casa mia e vidi mio padre che stava per entrare in cucina. Si girò di scatto verso di me facendo un sospiro di sollievo ma appena vide che avevo pianto si avvicinò.
"Bambina mia che cosa è successo?"
Lo guardai, era preoccupato lo vedevo bene.
"Papà.." mi uscì un gemito così lo abbracciai forte.
"Tesoro che cosa succede?"
Arrivò mia madre sconvolta.
"Anna che è successo?" Ripeté.
"Sono sconvolta e amareggiata. Per strada ho visto un cane morto pieno di mosche che se lo stavano divorando".
Tutto e due si guardarono strani.
"Dai passerà" disse mia madre con la voce un po' stridula.
"Vieni a mangiare e subito vai a riposarti così non ci pensi più!"
A tavola mangiai con forza, i miei genitori mi guardavano con una leggera preoccupazione. Solo nonna  parlava e straparlava di continuo.
Appena finì mi alzai dalla tavola per andare dritta di corsa nella mia stanza.
"Vado a fare i compiti".
"Certo" sorrise mio padre.
Presi lo zaino e mi sedetti sulla sedia della mia scrivania. Cominciai a trascrivere gli esercizi di matematica. Dopo dovevo studiare storia, italiano e portarmi avanti con l'inglese.
Sola in questa stanza mi sentì abbastanza in soggezione, come se qualcuno mi fissava per tanto tempo da dietro le spalle. Mi toccai il collo come se un aria gelida mi aveva attraversato il corpo, come se qualcuno soffiava sopra.
Mi girai per vedere meglio dietro alle mie spalle e vidi il mio letto come l'avevo lasciato sta mattina. I pupazzi nella stessa posizione, non c'era nulla di diverso.
Magari mi faccio molti problemi e sono ancora sconvolta e amareggiata.
Dopo aver finito tutti gli esercizi di matematica cominciai con la storia.
Dovevo studiare ben trenta pagine sulla storia romana.

Il figlio di Belzebú (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora