Duke era sveglio.
Non nel mondo normale: in un'altra maniera, in un'altra dimensione, era sveglio. Davanti a sé aveva una luce bianca ed enorme e una strada lungo la quale non riusciva a fermarsi.
Dove si va? Mi sembra di scorrere lungo un tapis roulant.
Le sue mani, le sue ferite, il suo corpo non avevano molta importanza. Quello che si avvicinava di fronte a lui sembrava il corrispettivo luminoso di un enorme buco nero.
Sto morendo?
Che strano!Il suo corpo non aveva più importanza. Duke lo sentiva intorno a sé e fuori da sé: probabilmente lo aveva ancora tutto intero.
Forse non sarebbe il caso di morire ora.
Magari Nathan è in pericolo.
Non dovrei voler morire ora.Ma non gli importava molto.
Morire poteva essere un'esperienza non del tutto negativa.Si rese conto che, in fondo, era la cosa che aspettava da tanto tempo.
Perché non ci ho pensato prima? Tutti quei soldi in droga e gas... Era questa la soluzione.
Il Buco Luminoso.Si sentiva felice. Assurdamente felice. Di una felicità infantile, e sentiva che tutto il dolore che lo aveva accompagnato ora era dietro le sue spalle.
Allora si voltò e lo guardò di nuovo dopo tanto tempo.
Non era mostruoso. Non era brutto.Ma certo: era semplicemente Màrja .
Avvolti da una coperta, entrambi in mutande, mangiavano i Biscotti della Fattoria Verde seduti in mezzo al letto, e parlavano di cose stupide e del più e del meno. Lei aveva i capelli sciolti che le carezzavano i fianchi e leggeva gli ingredienti, compresi gli aromi, con concentrazione assorta.
La luce bianca e la felicità erano alle spalle di Duke ma non avevano più nessuna importanza, perché in quel momento il dolore era la cosa più dolce e bella che lui potesse guardare.
Màrja aveva i capelli sciolti al vento che le frustavano le spalle, e il mare scorreva ai lati del traghetto.
–Guarda! –gridava, e Ralph le diceva di starsi ferma un attimo, almeno mentre scattava quella dannata foto. –Guarda un po' i delfini, Ralph! Riesci a fare una foto anche a loro?
Non lo so. Statti ferma un attimo, almeno la faccio a te.
Adesso Ralph era fermo. La luce alle sue spalle brillava ma lui... ma lui... ma lui non la guardava più. Guardava solo i suoi ricordi, di quando ancora era vivo e tutto non era ancora finito, e Màrja era ancora con lui.
Come può non esserci più? Come può... come può essere...
Forse poteva raggiungerla in quel modo. Se la luce era la Morte, lei poteva essere dietro quella luce. Poteva essere lì ad aspettarlo, gli avrebbe teso le sue belle e calde mani e lui finalmente le avrebbe toccate di nuovo.
Di nuovo!
Era successo tanto tempo fa. Ma era stata l'unica cosa. L'unica cosa per lui, l'unica della sua dannata e inutile vita di merda. Màrja lo aveva preso dal nulla e gli aveva fatto capire che anche lui, anche uno come lui poteva provare amore.
Una come lei! Una come lei mi ha amato!
–Ti amo anch'io – gli aveva detto, e poi aveva preso le mani di Ralph tra le sue e se le era poggiate al centro del torace. –Lo senti? Questo suono? Il mio cuore ora batte per te.
In quella dimensione nella quale stava per morire, Ralph si poggiò lentamente le mani sul petto e scoppiò a piangere.
Ora quel cuore non batte più. Quel suono è solo silenzio, e nemmeno io valgo più un cazzo.
Si voltò e camminò faticosamente verso la luce, poi si fermò di nuovo e continuò a piangere.
Lei non era lì. Non era in quella luce. Non era lì dietro.
Lei è sotto terra. Non è più niente. Tutte quelle carezze e quei baci, dolci come il miele, sepolti con lei e le sue calde mani.
–Rallenta!– strillava. –Ralph, finiscila di fare il gradasso e ferma questa cazzo di macchina!
Guidava lei, camminava veloce come una maratoneta, e tante altre cose che giorno dopo giorno lui dimenticava. Ralph sapeva solo di non aver mai provato un amore così puro, e che non lo avrebbe provato mai più. Dal momento in cui Màrja aveva smesso di respirare, fregata da quel cuore tanto forte ma irrimediabilmente andato, Ralph aveva sentito qualcosa dentro di sé accartocciarsi come una foglia e quando si era guardato allo specchio aveva visto solo una cosa che sembrava un androide fuori uso. Un tizio inutile, spento, uno che non valeva niente e non aveva niente e sarebbe dovuto spegnersi, finire in una bara al posto...
Perché era successo questo?
Perché aveva provato una cosa così bella e poi gli era stata strappata via?
Se fosse morto lui, Ralph, lei avrebbe trovato qualcun altro, avrebbe vissuto e sarebbe potuta essere felice in qualche modo, ma lui... lui aveva avuto solo Màrja. E non poteva sopportare di averla persa, di aver sentito quel cuore smettere di battere, e di respirare ogni respiro sapendo che invece i suoi polmoni erano morti e i suoi capelli stavano diventando cenere.I suoi capelli. Il suo bellissimo corpo. Non meritava una cosa simile.
Màrja era stata tutto. Era stata troppo. E Ralph non aveva potuto sopportare quelli che gli dicevano di andare avanti e di superarlo, aveva odiato quelli che gli avevano detto che lei ora doveva essere buttata dietro le spalle e magari rimpiazzata.
Non lei. Non la mia Màrja. Non farò mai una cosa del genere a lei.
Era stato bello.
Era stato meraviglioso.E nel momento in cui Ralph avrebbe ricominciato a camminare verso la luce, in cui l'avrebbe accolta e oltrepassata...
Ecco perché poi non mi sono ammazzato, dopo tutto.
Dopo tutto, Ralph sentì che non poteva morire, perché sarebbe stato come uccidere anche lei, come farla morire per la seconda volta.
Almeno il mio cuore
si premette le mani al petto
almeno questo batte ancora per lei.
STAI LEGGENDO
Love/Monster
Science FictionCacciatori di cacciatori di taglie: in un Universo troppo caotico e poco sicuro, anche questo mestiere serve a mantenere l'ordine... e a sbarcare il lunario. Ma un turno come un altro si trasforma in un incubo per i due Legionari Ralph e Nathan, q...