Episodio 8

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Dipendere da qualcun altro non era mai stato l'obiettivo di Margherita. Al contrario, era stato da sempre lo spauracchio che le avevano agitato davanti al naso, dicendole che era una vergogna da evitare.

Era una vergogna dipendere da qualcuno e non riuscire ad addormentarsi se quel qualcuno non era lì. Chiedersi cosa stesse facendo tutto il giorno e anche tutta la notte e poi sognare di poter stare accanto a lui. Era una vergogna pensare a quel qualcuno anche quando era con lei e finalmente arrivava anche la gioia. Era una vergogna amare sopra ogni cosa e oltre ogni cosa.

Era una vergogna per davvero.
A lei era capitata senza che avesse potuto evitarlo.

All'inizio era stata incerta. Per la verità, non è che all'inizio amasse Matt. Lo ammirava, e gli voleva bene. Poi, piano piano, era stata conquistata: dall'amore immenso che Matt le dimostrava ogni momento, dalle sue premure, dalla sua dolcezza, dalla propria immagine che brillava negli occhi di lui. Quando lei lo riamò, era troppo tardi per fermarsi.

Mag era sempre stata debole e, allo stesso modo in cui aveva ceduto a quell'amore, aveva ceduto anche alla paura altrui. Troppo giovani, troppo innamorati, troppo fortunati: in questa parte del Cosmo non può andare così bene a nessuno.
Se non altro, non era stupida, e si era resa conto di essere stata piegata dai pregiudizi degli altri quando aveva cominciato a far soffrire Matt, a farlo soffrire deliberatamente. E quando aveva visto che Matt la amava e la voleva ancora con tutto il suo cuore, aveva provato più paura: perché quella cosa capitava anche a lei, e mentre lo allontanava e lo torturava soffriva a sua volta terribilmente per la sua mancanza e poi si odiava.

Poi un giorno si era alzata dal letto ed era arrivata quell'altra cosa, quel mostro putrefatto, quella maledizione di un vuoto pesante che l'aveva circondata dicendole che niente aveva senso e niente valeva la pena.

Ed era stato come se avesse perso tutto: perché aveva perso se stessa.

Matt l'aveva cercata. Anche Mag lo aveva fatto: ci aveva provato, a cercarsi, mentre sprofondava. Quando Matt tornava a casa sempre più tardi, e si addormentava, Mag gli scivolava accanto e si sdraiava contro la sua schiena ascoltando il suo respiro stanco e regolare.

Starà bene? Si sarà stancato, oggi? Come sarà andato il lavoro?
Chissà quando si stancherà di me?

Le cose erano andate peggiorando per lei, e quindi anche per Matt, che ancora la amava. E Mag ancora si odiava. Si truccava gli occhi di nero e fumava una sigaretta dopo l'altra,  ed era tornata dietro il suo tavolino riparato a vendere gas e video IDOL e droghe varie, senza saperle manco usare come si deve.

Seduta sulla sponda del letto, dalla parte di Matt, Mag si trovò improvvisamente a ridere a buffi ricordi che credeva di aver dimenticato. Qualche strano verso di Matt che faceva il buffone, le sue caramelle rumorose, una vena del collo che si gonfiava quando cominciava a rimuginare su qualcosa, la sua faccia da liceale quando non portava il pizzo.

Sono io che l'ho convinto a tenerlo, se non sbaglio.
E lo tiene da quasi dieci anni.

Dallo specchio, il suo volto ovale ricambiava lo sguardo assorto e segnato: dal sonno, e insieme dalla fatica di addormentarsi.

Perché non lo ammetto? Perché non ammetto che ho bisogno di lui?
Tanta gente si ama.
Però non se ne vergogna.

Eppure le avevano detto troppe cose perché fingesse di non esserne ferita e spaventata. Forse davvero non aveva vissuto la sua giovinezza. Si era legata da sola le mani e tarpata le ali, e avrebbe potuto fare tanti bei lavori e tante esperienze pazze e divertenti se solo non si fosse messa con lui. Forse si era davvero fatta mettere sotto da uno come lui che zitto zitto le aveva fatto fare tutto quello che voleva e l'aveva menata per il naso tutto il tempo.

Quando non sono truccata sembro un'altra persona.

Scoppiò a ridere e poi corse ad accendersi una sigaretta. Di nuovo: tutto quello che voleva in quel momento era chiamarlo e sentire la sua voce e dirgli di venire subito.

Ma è al lavoro. Un lavoro importante.
Mi dirà di no.

Non riusciva a decidersi a fare la cosa più naturale, e a comporre finalmente il numero della Centrale di Centuria Bis.

Quasi strillò quando il telefono le squillò tra le mani.

Quasi strillò quando il telefono le squillò tra le mani

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