❀ XXIII ❀

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Luke

«Sei sicuro che non ci sia nessuno qui?», chiesi dubbioso ad Ashton, guardandolo inserire il codice di sicurezza per aprire il cancello.

Ashton mi sorrise malizioso mentre il cancello si apriva subito, garantendoci l'accesso alla villa degli zii di Ashton, a detta sua via per il weekend. «Sicurissimo. Dai, vieni con me», rispose, afferrandomi la mano e conducendomi all'interno del grande giardino. Decisi di fidarmi di lui, per quanto l'ansia dell'essere scoperti a sgattaiolare in una villa mastodontica restasse. Credevo fosse normale avere un po' d'ansia, insomma, sarebbe potuto andare tutto male e chissà come quel giorno le cose andavano per il verso giusto...

Camminammo di fretta in tutto quel verde fin troppo brillante fino ad arrivare ad una piccola dependance – beh, piccola per non dire che era praticamente tre quarti di casa mia. Dopo essere entrati Ashton mi spinse contro la porta di ingresso, intrappolandomi tra essa e il suo corpo mentre le sue labbra attaccavano fameliche le mie, divorandole. Mi aggrappai disperato al suo corpo, stringendomi contro di lui mentre indietreggiavamo finendo sul divano. Ashton mi aiutò a sistemarmi sulle sue cosce, sfilandomi la maglietta prima che le sue labbra fossero di nuovo sulle mie. Io sorrisi nel bacio, staccandomi per alzarmi. Mi posizionai davanti ad Ashton mentre mi abbassavo i jeans, restando nelle mutandine celesti e rosa che ormai erano strettissime e davvero scomode; cercai di non pensarci mentre giravo su me stesso, dando modo ad Ashton di guardarmi da ogni angolatura.

«Dio angelo, sei meraviglioso», commentò Ashton, mordicchiandosi il labbro inferiore, «Vieni qui».

Sorrisi malizioso, avvicinandomi ad Ashton fino a sedermi di nuovo sulle sue cosce. Mi morsi il labbro inferiore mentre avvertivo l'erezione di Ashton premere evidente contro di me; mi ci strusciai sopra ed il riccio gemette, afferrandomi per i fianchi e giocherellando con l'orlo delle mie mutandine mentre accelerava i movimenti del mio corpo sul suo, dettando i movimenti di esso come aveva sempre fatto. E Dio, il fatto che prendesse sempre controllo della situazione e del mio corpo riusciva sempre ad eccitarmi da morire, al punto da portarmi senza fiato.

«Sorreggiti alle ginocchia e ai palmi delle mani», mi ordinò, staccandosi da me; io ubbidii, aspettando che Ashton si alzasse dal divano per girarmi e mettermi a quattro zampe.

Sentii il respiro pesante di Ashton dietro il mio orecchio e rabbrividii. «Okay, ho paura di ciò che vuoi fare», borbottai, facendo ridere Ashton.

Il riccio mi accarezzò la schiena, fermando la sua mano al mio fondoschiena. Le sue dita scivolarono attentamente sulla mia pelle aumentando i brividi su di essa. Avevo la pelle d'oca, ormai. «Tranquillo angelo, niente che possa farti male – a meno che non ti piaccia, in tal caso...».

«Uhm, non lo so. Però ti prego, non frustarmi o altro. Credo che quello non mi piacerebbe», implorai, voltandomi verso Ashton che scoppiò a ridere.

«Perché dovrei?», mi chiese, prendendomi in giro prima di baciarmi e sparire dalla mia visuale; sentii un peso schiacciare sul divano e realizzai che si fosse posizionato dietro di me; la cosa non fece altro che aumentare la mia ansia. Non riuscivo a capire perché fossi così ansioso ed inquieto, forse perché non riuscivo a capire quale sarebbe stata la prossima mossa di Ashton senza guardarlo negli occhi. Eppure, qualcosa dentro di me trovava tutto questo eccitante. Non sapere cosa Ashton mi avrebbe fatto era spaventoso, certo, ma l'imprevedibilità della cosa rendeva quel senso di paura eccitazione.

Le grandi mani di Ashton che mi accarezzavano il sedere ancora coperto dalla misera stoffa azzurra mi riportarono alla realtà. le sue dita sembravano toccare i miei nervi scoperti, facendomi respirare in modo sempre più affannoso fino a farmi gemere quando una delle sue mani si alzò, colpendomi una natica in pieno, in modo delicato ma fermo e deciso. Strinsi i denti quando quel gesto si ripeté, sentendo la mia pelle bruciare.

«Ho sempre voluto farlo», commentò Ashton, accarezzandomi il punto che aveva colpito, «Non ti sto facendo male, vero?».

«N-no», mentii per non metterlo in ansia, voltandomi verso di lui per quanto potessi. Ashton mi fissava come se sapesse che mentivo, e in effetti forse lo sapeva sul serio, quindi mi costrinsi a dire la verità. «Insomma, un po' fa male, ma non è niente di così grave».

«Sei sicuro? Perché se ti fa male posso-».

«Ashton, smettila di farti paranoie», borbottai, interrompendolo, «Se mi fa troppo male te lo dico, lo giuro».

Ashton sospirò poco convinto; pensavo avrebbe continuato lo stesso ed invece si limitò a sfilarmi le mutandine, liberandomi dalla stretta fastidiosa che ormai esercitavano su di me. «Non mi convinci, quindi non lo farò più finché non sarò sicuro che non ti faccia troppo male sul serio. Però devo ammettere che l'impronta della mia mano sul tuo culo sta davvero bene», commentò, accarezzandomi il sedere.

Rabbrividii, poggiando la testa sul bracciolo del divano mentre aspettavo la prossima mossa di Ashton, ritrovandomi a gemere quando la sua lingua si posò delicata sulla mia pelle, lasciando la sua scia su di me. Strinsi gli occhi, sentendo le forze mancarmi quando le dita di Ashton si insinuarono con lentezza nel mio corpo, stimolandomi mentre la sua lingua continuava a scorrere su di me, con sempre più foga, tanta da farmi star male. Quando cominciai a sentirmi al culmine Ashton sostituì le sue dita con il suo pene, facendomi praticamente strillare a causa dell'improvvisa intrusione. Ashton si fermò per un secondo, ma prima che potesse accertarsi del fatto che stessi bene o meno spinsi i miei fianchi verso di lui, facendogli segno di continuare. Il riccio non se lo fece ripetere due volte, afferrandomi per i fianchi mentre il suo corpo spingeva con sempre più forza nel mio, facendomi vedere letteralmente le stelle. La sua mano schiaffeggiò di sfuggita la mia natica destra un paio di volte, aumentando soltanto il piacere che stavo provando e che dopo qualche minuto mi travolse completamente, rilassando i miei muscoli tesi mentre il mio orgasmo si consumava inesorabilmente lasciandomi senza forze. Mi appoggiai pigramente al divano, gustandomi i gemiti di Ashton che si fecero sempre più acuti fino al momento in cui si riversò, finalmente, nel mio corpo, liberandosi con un gemito. Ashton si accasciò esausto su di me, ridacchiando prima di baciarmi il collo. Mi voltai nella sua stretta, sorridendo prima di baciarlo.

«Ho macchiato il divano dei tuoi zii», borbottai, scoppiando a ridere quando Ashton arrossì.

«Tanto tra qualche giorno lo cambieranno lo stesso. Non vengono mai in questa dependance», spiegò, baciandomi, «Ti va di macchiare qualche altro mobile?», mi chiese poi, scendendo a baciarmi il collo.

Ansimai, sorridendo malizioso mentre guardavo il soffitto. «Dammi il tempo di riprendermi, poi sarò tutto tuo».

Ashton alzò la testa verso di me, guardandomi con gli occhi che luccicavano. «Mi piace sentirtelo dire, lo sai?», mi chiese, sorridendomi dolcemente prima di baciarmi.

Sospirai sulle sue labbra. «A me piace un sacco dirtelo, lo sai?», dissi di rimando, facendo ridacchiare Ashton.

«Sono così fortunato ad averti».

***

[A/N] Buon pomeriggio!  ♥♥ Questo capitolo è puro nonsense, me ne rendo conto, ma volevo scrivere un po' di smut ahaha

Sono di fretta bc devo studiare, so, ci vediamo domenica prossima! ♥♥

PS: molto probabilmente mancano due capitoli e l'epilogo alla fine di questa storia, mi dispiace dirvelo ora but purtroppo tutto ha una fine. Mi mancherà Angel :(

Angel || LashtonWhere stories live. Discover now