Due. Vita.
Gerard P.O.V.
Era metà Dicembre, il pomeriggio era tranquillo, il cielo si stava scurendo, era il momento perfetto per stare al cimitero. Le cose non stavano andando molto bene per me. Vita, trasloco, scuola, insegnanti, studenti. Tutti mi guardavano con odio o mi ignoravano come se non fossi mai nato. Le uniche due persona che mi avrebbero sempre capito erano mio fratello minore Mikey e la mia ormai defunta nonna Helena. Esatto, defunta. Lei morì non appena ci trasferimmo qui a Belleville, fu la cosa peggiore della mia vita. La morte l'aveva presa troppo presto, e senza lei qui con me sembrava tutto più vuoto. Ciò che più mi spaventava ora era perdere Mikey. Lui era l'unica persona rimasta che non avrebbe mai smesso di volermi bene.
Avevo fatto tanti errori in passato e di molti mi ero pentito. Il suicidio non era qualcosa di cui pentirsi, per me. Ci avevo già provato all'incirca cinque volte, ma non ci ero riuscito perché puntualmente qualcuno mi trovava mentre ero sull'orlo della morte. In qualche modo finivo sempre in ospedale. Qual è il senso di vivere se poi c'è sempre qualcuno a farti del male e non sarai mai amato da nessuno? Il più grande errore della mia vita l'avevo fatto ormai due anni prima. Promisi a me stesso che lo avrei dimenticato. Da allora caddi in depressione più di quanto non lo fossi già. Era la sensazione più brutta al mondo.
Vita. Essa non era una scelta per me. Non potevo mai finirla, e non sarebbe servito a nulla provarci ancora se tanto poi qualcuno mi avrebbe trovato pensando di salvarmi. Noi tutti siamo nati in un mondo di odio e guerra. Non c'è amore o pace in nessun angolo. Essere giudicati da tutti è ciò che probabilmente può far più male. Le parole sono forti. Esse possono sia farti star bene che distruggerti completamente. E' un'abitudine umana che tutti noi abbiamo, ma è possibile controllare cosa dire. Le persone scelgono di dire le parole sbagliate al posto di quelle giuste ferendo gli altri e facendoli sentire senza valore. Ecco, questo era uno dei problemi che dovevo affrontare nella mia vita. Il fatto che qualcuno sia diverso, non lo deve rendere una persona da distruggere. Io ero stato maltrattato verbalmente e fisicamente da un sacco di persone, certe volte anche dalla mia stessa famiglia. La mia vita era orribile, non c'era rimedio e probabilmente mai ci sarebbe stato.
I cancelli del cimitero erano chiusi dato che ormai era buio. L'unico modo per entrare era scavalcarli, il che era ormai una cosa normale da fare per me. Il mausoleo era il posto perfetto in cui stare nei momenti peggiori. Mi aiutava a pensare, mi aiutava a calmarmi, era come una casa per me.
La neve cominciò a cadere dal cielo grigio, e mi accorsi di non avere una giacca. Tirai fuori il mio quaderno e cominciai a disegnare l'albero ricoperto di neve proprio di fronte a me. Mi ci volle un po' di tempo per finirlo, ma era finalmente completo. Non era fra i miei disegni migliori, ma era accettabile. Dopodiché andai a visitare la tomba di mia nonna. La sua lapide era probabilmente la più bella lì. Una singola rosa giaceva su di essa, per metà coperta dalla neve. Era bellissima. Mi inginocchiai, tracciando con le dita il suo nome 'Helena'.
"Mi manchi nonna. Mi manchi così tanto. Eri la persona che più mi capiva in questo mondo." Una lacrima improvvisa iniziò a scorrere sulla mia guancia, seguita da altre. Non avevo mai smesso di piangere dopo la sua morte. Non credevo che mi sarebbe mancata così tanto.
"Stai bene?"
"Hmm si, sto bene." Mi girai per vedere un ragazzo che sembrava avere la mia stessa età.
"Vuoi che me ne vada? Sembri seccato."
"Per favore."
"Okay beh, ci si vede." Detto questo se ne andò via, scomparendo.
STAI LEGGENDO
Like Ghost In The Snow.// Frerard.
Fanfiction"Essere morto può essere molto meglio che continuare a respirare, ma non ho deciso io di morire." //Tutti i crediti vanno @deandrethenewgirl. La ringrazio per avermi permesso di tradurre la sua bellissima storia.//