Dodici

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Dodici. Mi dispiace.

Frank P.O.V.

Essere morto non era nulla di nuovo. Vivo o morto, non avrei mai vissuto veramente appieno la mia vita. A nessuno importava di me in ogni caso. A Gerard non sembrava fregare niente di me. Voglio dire, chi avrebbe potuto volere qualcuno come me, considerando anche che non respiravo. Non sarebbe stato più semplice andarmene via per sempre, da qualche parte in cui sarei potuto essere felice invece di continuare in agonia questa tortura? Penso di sì. Penso che sarebbe stato meglio.

Emozioni e pensieri su pensieri apparivano e sparivano e riapparivano. Il viso e poi il corpo di Gerard si fecero visibili sul terreno del cimitero. Pensai fosse solo un'illusione, ma l'attimo dopo la sua voce echeggiò nell'aria fredda.

"Gerard?"

"Si Frankie?" Il mio nome, in maniera soffice e delicata, fuggì dalle sue sottili labbra rosa.

"A te importa di me?"

Non ci fu una risposta, tutto ciò che sentii fu una leggera risata. "Frankie, se non mi importasse di te, non sarei qui in questo momento, preoccupato, nella speranza che tu stia bene. Stai bene?"

"Beh sono morto, quindi non sento alcun dolore fisico."

Un'altra risata. "Non è ciò che intendevo."

Un improvviso sospiro lasciò la mia bocca, il che probabilmente lo fece preoccupare di più. "Pensavo che tu mi odiassi. Pensavo che volessi che io me ne andassi per sempre."

"Non potrebbe mai passarmi per la testa una cosa del genere. Ti prego, torna a casa con me. Possiamo parlare lì." Annuii e lasciai che lui mi guidasse per la strada, nonostante sapessi bene dove viveva. Forse c'era una possibilità. Quella doveva essere la mia possibilità.

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Gerard P.O.V

Restammo lì fermi, ad osservarci, ad esaminare ogni particolare dell'altro. Nemmeno una parola venne detta. Avremmo dovuto parlare, ma studiarsi in silenzio era molto meglio. Entrambi sapevamo che avevamo bisogno di abbracciarci anche solo per un secondo, ma ancora l'unica cosa che ci fermava era il fatto che per lui non fosse possibile avere del contatto fisico.

Qualcosa si fece largo nella mia mente. Qualcosa di estremamente doloroso. Un ricordo che mi stava uccidendo da anni. Io sapevo qualcosa che Frankie non sapeva e avevo paura di dirglielo, ma dovevo.

Non volevo rovinare quel prezioso momento, ma cominciai a parlare. "Frankie, devo dirti una cosa."

"Fallo." Il suo bellissimo, sottile sorriso apparve sul suo viso, rendendo solo più difficile per me dirlo. "Qualcosa non va?" Mi chiese.

"So-sono stato io a causare la tua morte. Mi dispiace."

"Cosa? Che vuoi dire?"

"Mi dispiace. Quella notte ero ubriaco e-"

"Gerard."

"Sono davvero dispiaciuto. Non avrei mai voluto che accadesse una cosa del genere. Dopo aver sentito che tu eri morto, caddi in una terribile depressione. Mi-mi dispiace Frankie. Mi dispiace." Le lacrime cominciarono a scappare dai miei occhi. Goccia dopo goccia fino a creare una cascata.

"Gerard. Va tutto bene." Lo guardai come se fosse pazzo. Uccidere qualcuno non andava bene. Non era qualcosa che doveva essere perdonato o un pensiero che poteva andare via. "Gerard guardami." Non potevo sostenere il suo sguardo. Ero io la causa per cui lui non era vivo in quel momento. "Ti prego, guardami." E così lo feci. "Va tutto bene. Voglio dire, tutto accade per una ragione. Cosa sarebbe successo se non fossi morto? Sarei qui adesso ? Con te? Ci saremmo-"

La sua frase venne interrotta dallo squillare del telefono. Dopo qualche squillo, risposi. "Pronto?"

"Parlo con Gerard Way?" Sentii la voce di quella che sembrava un'anziana signora.

"Si."

"Suo fratello, Mikey Way, è stato trovato a terra dopo una rissa. Potrebbe venire al Belleville Hospital?"

"Sto arrivando." Buttai il telefono sul letto, Frankie mi guardava preoccupato, la confusione nei suoi occhi.

"Cos'è successo?"

"Mio fratello è all'ospedale. Dobbiamo andare! Come ho fatto a dimenticarmi del fatto che lui non fosse tornato a casa? Cristo, sono un fottuto idiota!"

"Gerard, non è colpa tua."

"Invece si! Ho rovinato tutto! Le persone finiscono sempre in ospedale per colpa mia, me compreso." Non avrei mai perdonato me stesso per tutto ciò che avevo sbagliato.

Like Ghost In The Snow.// Frerard.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora