~Ascoltami~

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Ero seduto su quella panchina scomoda forse da due o tre ore, le avevo detto che l'avrei aspettata lì, senza muovermi di un centimetro, e così sarebbe stato.
Aspettavo il suo ritorno da sei mesi, i giorni, le settimane, senza di lei scorrevano lenti, stava diventando tutto monotono, me ne occorgevo ogni volta che passavo davanti a quel lampione dove ci eravamo visti e ammirati, per la prima volta, in una fredda notte di dicembre.

Il mio cuore in quel periodo era un organo anchilosato all'interno del mio petto, un soprammobile impolverato e abbandonato da tutti.
Ma poi era arrivata lei, quella parte pulsante che pensavo fosse morta, invece, si era risvegliata, e ogni volta che toccavo le sue labbra morbide con le mie, batteva così forte da farmi quasi male.

Sentivo il ticchettio di un orologio inesistente, scandiva i secondi, i minuti che mi avrebbero saperato ancora per poco dalla mia luce.
Rivederla era stato come sentire sulla pelle aria fresca in un giorno d'estate, avevo rilasciato il respiro che stavo trattenendo dentro di me da mesi.
Ora sapevo qual era la cosa giusta da fare.
L'avrei amata, semplicemente le sarei rimasto accanto per sempre.
Non c'era un'altra persona per me, ero sicuro che Margherita fosse tutto quello che aspettavo da tempo.

Ricordavo tristemente quando mi convincevo che nessuno doveva completare il mio essere, perché io ero già completo così, in solitudine con me stesso.

Dopo due lunghissimi anni avevo capito quanto bugiardo e ipocrita io fossi stato.
Si vive bene anche da soli, ma non si vive veramente.

Si vive veramente quando ascolti il cuore di un'altra persona battere all'unisono con il tuo.

Si vive veramente quando ti senti perso ma basta sentire una parola, quella parola che cercavi, e ti ritrovi dopo aver vagato nel buio.

Si vive veramente quando capisci che qualcuno riesce a renderti unico, più unico di quanto tu già sia.

Avevo capito che dovevo smettere di vivere, e dovevo iniziare a vivere veramente.

I miei occhi erano puntati su quel portone fatto in legno. Vedevo uscire ed entrare persone, a volte sorridevano, altre volte invece avevano un'espressione cupa, di chi non ha più la forza di andare avanti.
Capivo quanto in questo mondo in realtà non fossimo mai soli, quanto la vita sia un'ardua impresa da portare a termine nei migliori dei modi.

Le mie mani iniziarono a tramare non appena vidi la sua lunga chioma nera fluttuare nell'aria.
Era in compagnia di due ragazze, la salutarono calorosamente prima di voltarsi e recarsi nella direzione opposta alla sua.

Eravamo distanti più o meno trenta o quaranta metri, mi alzai velocemente dalla panchina e mi avvicinai cautamente a lei.
Sembrò quasi spaventarsi della mia presenza e iniziò a camminare più velocemente.
Ero convinto del fatto che mi avrebbe superato come se niente fosse e se ne sarebbe andata senza degnarmi di uno sguardo.
Invece mi raggiunse e si posizionò proprio difronte.

《Tu sei completamente folle, sei rimasto fuori quattro ore?》
La sua espressione preoccupata mi fece sorridere, era sempre stata così, premurosa ai limiti della sopportazione.

《Te l'avevo promesso mi pare, o no?》
La guardai cercando di catturare ogni suo minimo particolare, se non l'avessi più rivista, l'avrei comunque portata con me nei ricordi del cuore.

《Certo, mi hai sempre promesso così tante cose Riccardo.》
Marcò profondamente il mio nome, facendomi sentire in colpa, forse, per la milionesima volta in sei mesi.

《Devo parlarti Marghe, ti chiedo solo di ascoltarmi per qualche minuto.》
La supplicai con gli occhi cercando la parvenza di un sentimento nelle sue iridi azzurre.

《Cosa dovresti mai dirmi?
La stavo superando questa situazione, sai? Dopo cinque lunghissimi mesi potevo quasi dire di aver accettato il tuo rifiuto. Ma poi torni così dal nulla, ed io mi sento completamente impreparata.》
Si passò svogliatamente una mano tra i capelli e cercò di distogliere il suo sguardo di ghiaccio dal mio quasi angosciato.

《Io invece in questi mesi ho capito che non potrò mai superare tutto ciò, semplicemente non posso dimenticarti Margherita, sarebbe come disperdere nell'aria la cosa più preziosa che ho.》
Mi avvicinai ancora alla sua esile figura, il suo sguardo era puntato sull'asfalto, ma la sua mente probabilmente stava cercando di non pensare a nulla per un solo secondo.
Appoggiai entrambe le mani su quelle guance gelide e la costrinsi a guardarmi.
Chiuse gli occhi a quel contatto, quelle gemme turchesi poi, una volta aperte, nascondevano altre lacrime.

《Ascoltami, ti prego.》
La mia voce si spezzò clamorosamente.
Com'era possibile che dopo così tanti anni costruiti sull'apatia, ora mi trovassi in quelle condizioni?

《Va bene, ti ascolterò.》
Mi guardò accennando un piccolo sorriso e contemporaneamente cercò di divincolarsi dalla mia presa tenace.

《Ti va di fare due passi?》
Le chiesi mentre le porgevo la mia mano oramai ghiacciata.

《Dove mi porti?》
Alzò un sopracciglio sorpresa mentre toglieva le sue dita calde dalla tasca del parka verde.
Le intrecciò fra le mie, il mio cuore aumentò impercettibilmente il suo battito.

《Dove tutto è iniziato.》
Strinsi la sua mano forte, come se fosse la mia ancora, il mio unico appiglio in questo mare in tempesta chiamato semplicemente : Vita.

I RICORDI DEL CUORE {Completa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora