Sentivo un'aria fredda insinuarsi nella giacca non troppo pesante, arrivava alle ossa creando brividi sulla pelle.
Nonostante fosse da poco iniziato l'inverno le temperature erano davvero gelide.
Guardai per pochi secondi il palazzo color senape che avevo di fronte, lo conoscevo così bene da sapere a memoria tutte le stanze che c'erano al suo interno e oramai varcavo quel cancello nero da mesi.
Raggiunsi l'entrata e salutai le varie infermiere intente a spingere carrozzelle e ad accompagnare i pazienti nelle proprie stanze.
Camminai silenziosamente verso il corridoio bianco e immacolato, l'odore pungente di disinfettante mi inondò le narici, ormai ero abituato pure a quello.Mi fermai davanti alla stanza B6, allungai una mano appoggiandola sul ferro freddo della maniglia e prima ancora che potessi mettere un po' di forza in quel gesto, qualcuno mi fermò.
《Riccardo.》
Conoscevo perfettamente quella voce, sapevo di chi fosse.
Mi voltai e le sorrisi educatamente.《Ciao Rossana, come sta oggi?》
La signora Rossana era un'infermiera molto simpatica, sempre allegra e gentile.《Bene caro, tua sorella Amanda è uscita a prendere un po' d'aria, è in giardino, quello sul retro.》
Disse aggiustando le varie cartelle cliniche che aveva in mano.《Grazie, vado subito.》
La ringraziai con un cenno del volto prima di avvicinarmi all'uscita.Mi fermai qualche secondo sulla porta e la osservai attentamente da lontano.
I capelli castani un tempo lucenti ora erano spenti e raccolti in una coda bassa, le mani incrociate fra loro erano appoggiate sulle gambe e stringevano un libro, lo sguardo perso nel vuoto, era seduta su una sedia fatta in vimini posizionata vicino ad un tavolino basso, si trovava quasi al centro del prato, accanto all'albero di ciliegie che a lei piaceva tanto.
Sembrava così sola e indifesa.Lei era Amanda, la mia sorellina, avrei dovuto proteggerla, starle accanto.
Invece l'avevo rinchiusa in una gabbia. Dopo la morte di nostra madre non mangiava più, continuava a non parlare, una volta addirittura ricordo che si era chiusa in camera sua per quattro giorni di seguito, senza uscire da lì dentro nemmeno un secondo.
Era stata dura con lei, più la guardavo e più capivo che la stavo perdendo lentamente.
Combatteva tutti i giorni una vera e proprio guerra con sé stessa.
La depressione e l'apatia me la stavano portando via, aveva solo sedici anni quando tutto ciò ebbe inizio, io ero il suo fratellone, più grande di cinque anni, ma sapevo dentro di me che dovevo lasciarla andare, aveva bisogno di cure adeguate, nonostante tutto c'ero sempre per lei.
Andavo a trovarla ogni giorno.Mi avvicinai silenziosamente prima di accarezzarle i capelli raccolti.
Si spostò turbata alzando gli occhi cupi nella mia direzione.
《Ciao Amanda.》
Le dissi mentre mi sedevo accanto a lei.《Ciao Ric.》
Il suo sguardo spento puntato oltre la mia figura mi lacerò dentro.
《Come stai oggi?》
La solita domanda che le facevo era quella, speravo che un giorno potesse dirmi che stava bene, che si sentiva più serena.《Sto come ieri.》
I suoi occhi chiari e malinconici mi puntarono con forza.
Sospirai stanco e stremato.
《Tu come stai?》
Alzai la testa di scatto cercando di non pensare a nulla anche solo per un secondo.《Potrei stare meglio, ma è tutto a posto.》
Le sorrisi accarezzandole dolcemente una guancia, rimase immobile.
《Raccontami qualcosa Ric, qui è così difficile. Le giornate non passano mai. Mi manca la mamma e voglio tornare a casa.》
Sospirò mentre si asciugava una lacrima prima di continuare.《Parlami di quella ragazza dagli occhi azzurri, come sta?》
Sentii letteralmente il mio cuore fermarsi. Mi passai una mano sul viso cercando di mantenere la calma.
《Non la vedo da tanto tempo, da mesi.》
Le risposi cercando di nascondere il mio sconforto.
《Oh, mi dispiace.》
La sua voce bassa e lenta mi raggiunse quasi come un sussurro.《Dispiace anche me.》
Mi alzai avvicinandomi alla sua figura sempre più esile, le misi un braccio sulle spalle rimanendo dietro di lei.
《Ric?》
Disse appoggiando la sua mano fredda come il ghiaccio sulla mia.《Dimmi.》
Le risposi piano stringendole le dita magre.
《Voglio andare via da qui, portami a casa, ti prego.》
Le lacrime le bagnavano le guance pallide.
E io mi sentivo completamente impotente davanti a quella scena.《Ti porterò via da qui Amanda.》
Mi inginocchiai e le asciugai il viso scarno.
《Promettimelo.》
I suoi occhi lucidi mi pregavano, erano distrutti proprio come la mia anima.
《Te lo prometto.》
Le dissi baciandole la fronte gelida.Quante promesse avevo fatto.
Quante promesse che non avevo mai mantenuto.
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I RICORDI DEL CUORE {Completa}
Short StoryNascondevo i suoi occhi in un piccolo vortice di pensieri che albergava nella mia mente. Intrecciavo, senza incertezze alcune, le immagini delle sue labbra rosse alla mia sembianza di uomo troppo superficiale ed apatico, lei sgretolava le mie mura c...