Era un pomeriggio cupo e grandi nuvoloni grigi coprivano il cielo plumbeo, stranamente non nevicava più da un paio di giorni, anzi, pensandoci bene, non cadevano quei minuscoli cristalli di ghiaccio dall'ultima volta che l'avevo vista.
Che fosse un segno? Sapevo solo però che dopo quella sera il mio modo di vedere le cose stava gradualmente cambiando.Passeggiavo lungo una via poco praticata, si vedeva ogni tanto qualche giovane concentrato a leggere seduto su una panchina, o qualche vecchia signora intenta a portare le buste della spesa nella propria casa.
Ammiravo attentamente le grandi nuvole color fumo che si innalzavano nel cielo.
Da piccolo ricordavo di essere sempre stato affascinato da quegli immensi batuffoli di cotone, immaginavo che fossero le case degli Angeli e che da lassù ci guardassero con i loro lunghi binocoli d'oro.
La fantasia era sempre stata una delle mie migliori amiche, con il tempo però abbandonai la fantascienza e quegli strani mondi incantati per dedicarmi alla realtà che con i suoi occhi malvagi mi osservava avidamente come un leone osserva la sua succulenta gazzella.Allontanavo ogni tanto con i piedi qualche sassolino abbandonato sul ciglio della strada e ripensavo a quello che era successo durante la giornata.
Ero andato a trovare mia sorella Amanda in quella casa per pazzi, mi mancava vederla in giro per la mia stanza pronta a rubarmi come al solito quella felpa grigia che tanto le piaceva, mi mancava sentire la sua risata allegra ogni volta che guardavamo insieme qualche stupido reality alla televisione e mi mancava ammirare la luce che i suoi occhi verdi sprigionavano, mio padre aveva preso la sua decisione.
《Ha bisogno di essere curata, Ric.》
Mi aveva detto una sera d'ottobre ed io, codardo come al solito, avevo accettato, avevo rinchiuso un usignolo bisognoso di volare in una gabbia per matti.La mia attenzione venne attirata dalla sua lunga e riccia chioma corvina, Margherita seduta su una panchina era concentrata a leggere un libro adagiato ordinatamente sulle sue formose gambe.
Un tuffo al cuore fu tutto quello che provai in quel momento, ricordo come quella poca luce che veniva filtrata dalle nuvole le arrivasse in pieno viso, facendola sembrare ai miei occhi una creatura angelica come Beatrice lo era per Dante.Stranamente non ci pensai per molto tempo e senza nemmeno accorgermene ero già davanti a quella panchina fatta in legno e consumata dal tempo.
Alzò il viso e mi guardò prima di sorridere spontaneamente, i suoi sorrisi erano aria fresca per i miei polmoni e sarebbero per sempre rimasti nei ricordi del cuore.
《Posso sedermi?》Le chiesi indicandole la panchina mezza vuota.
Lei annuì e chiuse il libro con un colpo secco, mi accomodai e presi quel piccolo mattone ingiallito tra le mani.Le pagine leggermente giallastre avevano un profumo vissuto, una fragranza raffinata e antica.
《 "Il trionfo della morte" di Gabriele D'Annunzio》
Lessi il titolo alzando un sopracciglio per la sorpresa.
《Un libro molto allegro.》
Dissi in modo ironico guardando la sua espressione divertita.《Mi piacciono i finali tristi.》
Sorrise alzando le spalle come se volesse giustificare i suoi gusti letterari.
《Più che tristi direi, Giorgio e Ippolita muoiono entrambi.》
Parlai restituendole il libro che si trovava ancora nelle mie mani.
《Lo so purtroppo, ma a tutti piacciono quei finali un po' drammatici. Le migliori opere a volte nascono da un dolore provato.》
Disse guardando proprio difronte a sé.Il suo profilo delicato mi catturò portandomi in un altro mondo, il viso pallido, gli occhi azzurri puntati nel vuoto e le labbra rosse la rendevano una creatura molto affascinante.
《La tua casa è sulle nuvole?》
Le chiesi pentendomene subito dopo.
Rise reclinando leggermente la testa e la sua risata vellutata colorò le mie guance di rosa.《Beh sarebbe sicuramente fantastico vivere sulle nuvole, ma no. La mia casa è a più o meno 500 metri di distanza da questa panchina.》
Mi guardò per qualche istante prima di continuare a parlare.《Perché ti interessa comunque?》
Mi chiese mostrando una certa curiosità.《Perché da piccolo credevo che gli angeli vivessero sulle nuvole.》
Le dissi puntando le sue iridi chiare.《Mi consideri un angelo?》
Sussurò mentre le sue guance si tingevano di un rosso delicato.
Annuii semplicemente.Riportò lo sguardo nel vuoto prima di appoggiare la testa sulla mia spalla.
Sospirò leggermente e chiuse gli occhi.Guardai il cielo per dei secondi interminabili e proprio in quell'istante piccoli fiocchi di neve iniziarono a cadere sui nostri volti.
Margherita era tornata e aveva riportato con sé la neve.
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I RICORDI DEL CUORE {Completa}
Short StoryNascondevo i suoi occhi in un piccolo vortice di pensieri che albergava nella mia mente. Intrecciavo, senza incertezze alcune, le immagini delle sue labbra rosse alla mia sembianza di uomo troppo superficiale ed apatico, lei sgretolava le mie mura c...