11.

415 36 0
                                    

"Mila vuoi muoverti? Farai tardi a lezione!" esclamò Dinah tirandomi via le coperte in un solo colpo.

Mormorai qualcosa d'incomprensibile ancora incastrata tra il sonno e la veglia e sollevai di malavoglia le palpebre.

"Lasciami stare."

"Come? Non ho sentito, hai forse detto lasciami stare?" replicò lei alzando anche le tapparelle.

La luce del sole inondò potentemente la stanza ferendomi gli occhi.

"Dinah smettila, non vado a lezione oggi." farfugliai tirandomi le coperte fin sopra la testa.

"Oh sì che ci vai."

"No, non ci vado, ho a malapena studiato durante il weekend e devo ancora scrivere il discorso per Lauren entro domani, i suoi genitori arriveranno questa sera."

"Beh saltare le lezioni non ti aiuterà."

"Chi ti dice che stare in mezzo a tutte quelle persone invece lo farà?" replicai aggressivamente gettando di lato le coperte in un solo colpo e mettendomi a sedere a bordo del letto.

Dinah sospirò, chiaramente colta alla sprovvista dalla mia domanda.

"Mila, ascolta... io non posso sapere cosa stai passando, e vorrei semplicemente dire che è perché non ho mai amato qualcuno che poi è morto fino ad ora, ma non si tratta solo di quello. Ti guardo, ti osservo, e continuo a pensare sempre di più che stai soltanto cercando un modo per tenerci tutti a distanza."

Deglutii con difficoltà il groppo che avevo in gola e aspettai di essere certa che i miei occhi non lacrimassero prima di rialzare lo sguardo in direzione della polinesiana.

Non sapevo cosa dire perché sentivo la gola completamente secca e la mente stanca di vertere in quelle condizioni.

"Non farlo... te lo chiedo per favore. Ally e io vogliamo soltanto aiutarti."

Sospirai e annuii debolmente con il capo.

"D'accordo," mormorai dopo qualche secondo di silenzio. "andrò a lezione."

Dinah fece un cenno affermativo e fece per uscire dalla mia camera.

"Dinah," la chiamai prima che potesse allontanarsi ulteriormente.

La polinesiana si voltò.

"Grazie per esserci per me... siete le persone migliori che potessi mai desiderare."

- - - - - - -

Per tutto il resto della mattinata non riuscii a fare a meno di allontanare il pensiero del diario di Lauren.

Ripercorsi con la mente quello che avevo letto la notte scorsa e mi chiesi se dovessi farne parola con qualcuno. Se dovessi farne parola con Lucy.

Per un momento, quella notte, l'avevo odiata profondamente, non a causa della loro storia, ma perché proprio lei aveva scelto me per recuperare quel diario, sapeva che lo avrei letto e probabilmente sapeva anche che Lauren aveva scritto di loro.

Pensai che avesse voluto farlo di proposito perché ne restassi ferita... ma poi mi si palesò di fronte agli occhi l'immagine di lei che scendeva le scale di casa Jauregui, il volto rosso e le guance segnate dalle lacrime, l'espressione sconvolta e le spalle basse.

Capii che non aveva affatto avuto a che fare con me tutta quella storia fin dal principio.

L'email che Lucy mi aveva mandato, il diario, la sua telefonata... tutto quanto; nulla di ciò aveva a che fare con me.

Lucy, come me, voleva soltanto smettere di sentirsi impotente di fronte a ciò che era successo a Lauren, voleva potersi liberare di ciò che ancora la faceva sentire ancorata a lei, ma avrebbe protetto ciò che sapeva essere prezioso per Lauren.


Non avrebbe letto quel diario, adesso lo sapevo, aveva chiesto a me di prenderlo in un atto di difesa personale: era spaventata da ciò che vi avrebbe potuto trovare, spaventata dal rifiuto che temeva fosse scritto tra quelle pagine. 

The opposite of death. [Camren]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora