9.

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Mi ubriacai di nuovo quella sera, e poi salii sul tetto dell'appartamento e urlai in direzione della luna che era stata una codarda a non dirmelo prima che fosse troppo tardi.

E mi arrabbiai con me stessa per non riuscire a capire cosa non andasse in me.

E mi infuriai con il mondo intero per non averci dato la possibilità di scoprire come sarebbe andata tra di noi.

Quella notte mi arrivò una chiamata da un numero sconosciuto, salvo accorgermi che non era affatto un numero sconosciuto ma si trattava della madre di Lauren, Clara.

"Camila? Sono Clara, la madre di Lauren."

Rimasi in silenzio per qualche attimo, indecisa su cosa dire.

Non volevo che la mia voce suonasse ubriaca e non volevo nemmeno scoppiare a piangere all'improvviso, e in quel momento il nodo alla base del mio stomaco suggeriva entrambe le cose.

Non avevo mai sentito la voce di Clara al telefono e non riuscivo a distinguere se somigliasse o meno a quella della figlia.

"Buonasera Clara." ricambiai il saluto, da qualche parte dovevo pur cominciare.

Gettai un'occhiata all'orologio e mi accorsi che era piuttosto tardi, ma non mi domandai più di tanto il perché della telefonata.

"Perdonami per non averti degnata di un'accoglienza opportuna quando sei venuta a Miami, quei giorni sono stati... insomma, ci tenevo a scusarmi con te. Ho avuto il tuo numero da Normani."

Annuii anche se lei non poteva vedermi.

"Non si preoccupi, l'ora non è un problema e posso capire perfettamente, signora Jauregui, non deve giustificarsi."

Ci fu un sospiro dall'altro capo, poi la donna parlò di nuovo.

"Sono felice che tu sia venuta però, Camila... Lauren, oh lei ci parlava di te, quando ci chiamava a fine giornata lei ci parlava di te."

Non sapevo cosa rispondere a quelle parole, non sapevo nemmeno se era il caso di aggiungere qualcosa o se dovevo ringraziarla per avermelo detto.

Non dissi nulla e aspettai che Clara riempisse lo spesso strato di silenzio ancora una volta.

"Mike, io e i ragazzi verremo lì la prossima settimana per il memoriale, Normani e Alexa parleranno e mi chiedevo... beh mi chiedevo se ti andasse di dire qualche parola per lei."

Il respiro mi si mozzò in gola perché non ero assolutamente pronta ad una tale richiesta, ma non volevo nemmeno tirarmi indietro.

"Signora Jauregui io-"

"Clara, puoi chiamarmi Clara." m'interruppe lei. "Posso capire che tu non voglia, Camila, non sentirti obbligata, volevo solo che sapessi che sarebbe un piacere per noi sentirti parlare durante la commemorazione."

"Lo farò." affermai con quanta più sicurezza riuscii a racimolare dentro di me in quell'istante.

"Davvero? Ne sei-"

"Sono sicura. Davvero."

Per uno, due, tre secondi ci fu silenzio lungo la linea. Era strano pensare a quella donna lontana chilometri da me eppure nella mia stessa posizione.

Mi chiesi se avesse percepito la lieve nota d'insicurezza dietro il mio tono e se potesse sentire il tremore delle mie mani attraverso il telefono.

"D'accordo allora. Ti sono davvero grata, Camila."

"Buonanotte, Clara."

The opposite of death. [Camren]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora